Schillaci: "Medici gettonisti? Spesa può andare per nuove assunzioni nel Ssn"

(Dall'inviato Francesco Maggi) Dopo il 31 luglio "vogliamo continuare ad assicurare servizi importanti come il pronto soccorso, ma dobbiamo dare un messaggio chiaro che i 'gettonisti' non possono essere l'unica risposta che il Ssn dà soprattutto nei reparti d'emergenza. Noi vogliamo che i medici entrino dalla porta principale del Ssn, questo vuol dire fare un concorso ed essere assunti e lavorare a tempo pieno per la sanità pubblica. Ora, dobbiamo capire la situazione regione per regione e verificare quanti 'gettonisti' operano nei vari servizi. Dobbiamo dare il segnale che non è questo il modo per andare avanti. Assunzioni? Ciò che viene speso per i 'gettonisti' può essere usato per fare assunzioni. Le professionalità ci sono, se tanti giovani scelgono di fare i gettonisti sono convinto che rientrerebbero nel Ssn". Così' il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine della seconda giornata degli Stati generali della prevenzione che si chiudono oggi a Napoli, rispondendo alle domande dei giornalisti sui rischi legati alla scadenza dell'uso dei medici 'gettonisti' da parte di Asl e ospedali. Sul problema che quando firmano il contratto da 'gettonisti', i medici non possono per due anni rientrare nel Ssn, "andiamo a vedere questo contratto che mi incuriosisce...", ha chiosato il ministro. I cosidetti 'gettonisti' sono professionisti che lavorano fuori dall'organico ordinario, assunti tramite cooperative o in modalità libera professionale (partita Iva). Questi dottori vengono impiegati 'su chiamata' per coprire turni scoperti, specialmente nei reparti di emergenza-urgenza.  Secondo il sindacato Anaao-Assomed, la spesa per i 'gettonisti' ha sfiorato nel 2023 il miliardo di euro e nel 2024 dovrebbe essere molto vicina. Secondo il sindacato dei medici dirigenti del Ssn, "asl e ospedali senza gettonisti dovrebbero altrimenti issare bandiera bianca. Le strutture - denunciava in una nota l'Anaa-Assomed - sono costrette ad affidarsi a sanitari, che si sono licenziati da altri ospedali per darsi alla libera professione: guadagnano fino al 30% di più rispetto ai dipendenti del servizio sanitario nazionale e ottengono condizioni di vita e di lavoro migliori".