INFORMAZIONIU2COACH srl Consulenza, Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Coaching Area: Human Resource Management Vincenzo Amantonico |
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(Adnkronos) - Quando si parla delle concessioni balneari, ormai, si parla di uno scontro senza quartiere tra chi vorrebbe la concorrenza, che di fatto non esiste, e chi difende le imprese, spesso familiari, che gestiscono gli stabilimenti. Da una parte, chi ritiene assurdo che l’importo speso per la concessione annuale sia di poche migliaia di euro, ripagabile da una manciata di ombrelloni affittati con abbonamento stagionale. E che quindi spinge per una legislazione che accolga la direttiva europea, la famigerata Direttiva Bolkestein che risale al 2006. Dall’altra, chi ritiene che la priorità debba essere difendere gli interessi di chi oggi gestisce le attività e usufruisce delle concessioni a basso costo. Il compromesso, difficile, ha portato all’accordo raggiunto nella maggioranza per sbloccare l’articolo 2 del ddl concorrenza, all’esame del Senato. Ma quante sono le concessioni balneari e quanto costano ai gestori? A fare chiarezza, almeno sui numeri, è la fotografia scattata dalla Corte dei Conti in un’indagine di fine 2021. Ha preso in esame le informazioni relative alle concessioni dei beni demaniali marittimi ad uso turistico il cui numero, pari a 12.166 (dato SID – Sistema informativo del demanio marittimo, maggio 2021), risulta essere in aumento del 12,5% rispetto a quello rilevato nel corso del 2018 (10.812 concessioni censite). L’istruttoria ha constatato, poi, la necessità di una riforma del sistema delle concessioni demaniali a causa sia della ‘nuova’ recente procedura di infrazione comunitaria notificata all’Italia in data 3 dicembre 2020, per non corretto recepimento della Direttiva Servizi 2006/123/CE (Direttiva Bolkestein), sia della “scarsa redditività delle concessioni per l’Erario” segnalata dal legislatore, tra l’altro, nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza del 2018 (Nadef 2018). L’esigenza di valorizzare il sistema delle concessioni demaniali marittime, al fine di favorirne la redditività, rileva la magistratura contabile, non ha ancora raggiunto i risultati auspicati dal legislatore il quale, operando una prima riforma in tal senso, con Decreto Agosto del 2020 ha previsto la fissazione di un canone minimo pari ad euro 2.500 per concessione demaniale a decorrere dall’esercizio 2021 mentre, successivamente, ha disposto con Decreto Sostegni-bis che per talune categorie di soggetti (no profit), nel primo anno di riforma, ossia il 2021, causa emergenza Covid-19, sia previsto un canone minimo non inferiore ad euro 500. Dall’analisi condotta dalla Corte dei Conti “è emerso, in generale, un quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative caratterizzato dalla separazione tra la titolarità delle responsabilità nel rilascio delle concessioni (affidata agli enti territoriali) e la titolarità dei proventi pubblici che ne derivano (in capo allo Stato)”. L’istruttoria ha rilevato anche la presenza di un notevole contenzioso in materia dovuto allo stratificarsi di numerosi interventi normativi emanati a seguito della prima procedura di infrazione del 2008. Per quanto concerne il profilo contabile della presente indagine, si segnala che la serie temporale analizzata comprende le annualità 2016-2020. In detto periodo, la media dei versamenti totali rilevata, pari a 101,7 milioni di euro, risulta inferiore alla media delle previsioni definitive di competenza pari a 111 milioni di euro. La separazione tra le competenze degli enti locali nel rilascio delle concessioni e la diretta attribuzione delle risorse che ne derivano, riservata allo Stato, ha determinato una serie di criticità relative all’efficace gestione del demanio marittimo turistico ricreativo, incidendo negativamente sul livello delle entrate e sul loro controllo. Il “SID - Il Portale del mare” o anche, solo, “SID”, realizzato dall’allora MIT, ha dotato le Amministrazioni interessate di uno strumento di supporto alla gestione dei beni demaniali marittimi capace di identificare con maggiore certezza i beni e di rappresentarne le caratteristiche geometriche ed il reale stato d’uso. Tuttavia, sia dalle risposte fornite dalle Amministrazioni sia dal rapporto di monitoraggio fornito dalla Ragioneria Generale dello Stato, permangono diverse criticità. Più in particolare, relativamente al Sistema informativo del demanio marittimo si segnala che l’aggiornamento dello stesso è risultato carente nella parte relativa all’inserimento dei canoni di concessione dovuti ed incassati e che tale mancato aggiornamento non ha assicurato la coerenza dei dati inseriti con quanto presente agli atti delle Amministrazioni pubbliche coinvolte. Altro elemento di criticità riscontrato è l’incompleta soluzione dei perduranti disallineamenti tra catasto dei terreni e dei fabbricati, a livello informatizzato, nella relativa banca dati. L’auspicato potenziamento delle funzionalità del SID e l’inserimento di tutte le informazioni da parte degli enti gestori, secondo la Corte dei Conti, potrebbero consentire di avere un flusso di informazioni costante ed aggiornato al fine di rendere completamente automatico l’intero processo della riscossione. Si sottolinea, pertanto, che l’introduzione di più efficaci strumenti di riscossione/vigilanza non può prescindere dal completamento, da parte degli enti gestori, dell’inserimento dei dati nel Portale del mare.
(Adnkronos) - E' ora ufficiale: il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. "L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso - dichiara Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano - lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito 'un cambiamento culturale' nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo". "Quello dato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è un segnale importante per l’intero settore delle denominazioni del vino del nostro Paese - sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas - e giunge a conferma che il percorso intrapreso da Federdoc ha nello standard Equalitas un punto di riferimento di assoluto valore. Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali". La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio e al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo. In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il 'messaggio verde'. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici. Nei primi anni ’90 il Consorzio fu tra i primi in Italia ad indagare i terreni produttivi tramite un progetto di zonazione denominato 'Vino Nobile Di Montepulciano Zonazione e Valorizzazione Del territorio' che interessò i vigneti di produzione nel triennio 1992/1994. Fu condotto dal gruppo di ricerca in viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige con il fondamentale apporto dell’allora Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo di Firenze. La sezione clima fu trattata dall’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Arezzo. Il progetto ha prodotto una carta tematica per la gestione del territorio di produzione ancora oggi attuale e basilare per gli studi che si sono susseguiti. Intorno al 2006, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, è nato un progetto per lo smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione per il sostegno energetico a plessi scolastici e amministrativi. Nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto. L'idea di misurare la Carbon Footprint della Docg di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica. Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale grazie a una piattaforma di raccolta dati testata con l’Università Marconi di Roma. I produttori hanno all’epoca prontamente compreso la portata rivoluzionaria del progetto, esprimendo convincimento ed entusiasmo; stesso atteggiamento ha manifestato il Gambero Rosso, voce leader a livello internazionale nell’informazione eno-gastronomica, che ha ugualmente garantito il proprio appoggio per il “lancio” della notizia e per la relativa campagna. Questo progetto è stato premiato nel 2015 alla Smau di Milano come “Smart Communities”. La presenza in Montepulciano di una cantina che è diventata simbolo e modello di queste pratiche, Salcheto, e la vicepresidenza del marchio Equalitas, Michele Manelli, suo titolare, hanno dato un’ulteriore spinta alle attività che hanno oggi portato a questo riconoscimento. Lo standard Equalitas (www.equalitas.it), elaborato dall’omonima società italiana controllata da Federdoc, consente la certificazione di sostenibilità dell’Organizzazione, ovvero della singola impresa vitivinicola, dei prodotti vitivinicoli e delle Denominazioni di Origine. Lo standard è studiato espressamente per il settore vitivinicolo ed è certamente tra i più all’avanguardia a livello internazionale, l’unico a prevedere anche la certificazione delle denominazioni di origine. Equalitas è un protocollo molto impegnativo che implica il rispetto di un numero elevato di requisiti ambientali, come la misurazione dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica, e socio economici, come la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità. Inoltre, Equalitas prevede anche il raggiungimento di obiettivi progressivi e la stesura di un bilancio di sostenibilità nel quale presentare e comunicare i risultati ottenuti. Un miliardo di euro circa: è questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.210 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 305 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 75 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020).
(Adnkronos) - È stato presentato oggi il Bilancio di Sostenibilità 2021 di Snaitech nell’ambito della quarta edizione della Snaitech Sustainability Week, un’intera settimana – dal 23 al 27 maggio – dedicata alla comunicazione, informazione e confronto con tutti gli stakeholder dell’azienda rispetto ai valori, ai principi etici e al percorso di sostenibilità di Snaitech. Il titolo scelto per il Bilancio di Sostenibilità 2021 di quest’anno è “La nostra identità si fa in quattro”, obiettivo del documento è infatti approfondire i 4 pilastri dell’identità di Snaitech, che sono diventati anche punti cardine del piano di comunicazione dell’azienda: il mercato regolamentato, l’innovazione, la sostenibilità e le persone. (VIDEO) “Il 2021 è stato un anno importantissimo – spiega Fabio Schiavolin, Amministratore Delegato di Snaitech –. Nonostante la rete sia stata chiusa per tutto il primo semestre dell’anno, la straordinaria performance dell’online ha sostenuto i conti, permettendoci di conseguire i risultati migliori di sempre in termini di Utili ed Ebitda. Nel corso dell’anno abbiamo inoltre portato avanti il nostro impegno in CSR, moltiplicando gli sforzi per conseguire obiettivi sempre più ambiziosi. Abbiamo aderito ai dieci principi del UN Global Compact, affrontato per la prima volta il calcolo dello Scope 3 e inaugurato nuove partnership e iniziative benefiche. Perché la crescita, nel nostro modo di concepire l’impresa, deve essere sostenibile e condivisa”. Il primo dei quattro pilastri è il mercato regolamentato, che rappresenta una garanzia nei confronti dei consumatori, un argine all’illegalità e una risorsa per l’erario. Snaitech in qualità di concessionario svolge un ruolo fondamentale come presidio di legalità e garanzia per i consumatori. La società è attiva nel comparto betting retail, in quello degli apparecchi da intrattenimento e in quello dei giochi e delle scommesse on line con una rete di oltre 2.000 punti gioco scommesse, circa 38mila AWP e oltre 10mila VLT dislocate su tutto il territorio nazionale. Con riferimento alla totalità delle scommesse sportive, vendute sia sul canale fisico sia su quello digitale, Snaitech nel 2021 si conferma leader con una quota di mercato del 14,3%. Nel 2021 – per il settimo anno consecutivo – la società ha ottenuto la Certificazione internazionale G4 sul Gioco Online che valuta l’applicazione di strumenti legati al gioco responsabile. Il secondo dei quattro pilastri è l’innovazione, perché la leadership Snaitech si fonda proprio sulla capacità di innovare, anticipando o addirittura lanciando le nuove tendenze di un settore naturalmente vocato all’innovazione e ad altissimo contenuto tecnologico. Negli ultimi anni Snaitech ha potenziato la propria offerta online e si è impegnata per costruire un ponte tra gioco fisico e digitale, in ottica omnichannel experience. Grazie a questa strategia, nel 2021 il Gross Gaming Revenue del comparto online (ovvero raccolta al netto delle vincite) è cresciuto del 44,3% rispetto al 2020, passando da 266 a 384 milioni di euro. I conti gioco attivi nell’anno hanno per la prima volta superato quota 600.000, +14% sul 2020. La crescita dell’online ha sostenuto i conti: nonostante le agenzie siano state chiuse per tutto il primo semestre, nel 2021 Ebitda e Utile Netto si sono assestati su livelli record, rispettivamente a 182,8 milioni di € (+38,6% rispetto al 2020) e 102,1 mln di € (+113,2% sul 2020). Il terzo dei quattro pilastri dell’identità di Snaitech analizzati è la sostenibilità. Dal 2021 la società ha ufficializzato questo impegno aderendo formalmente ai dieci principi dello UN Global Compact – la più grande iniziativa a livello mondiale per la sostenibilità del business – e impegnandosi a dare il proprio contributo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nel 2021, inoltre, Snaitech ha affrontato per la prima volta il calcolo dello Scope 3, ovvero delle emissioni indirette presenti dentro la catena del valore dell’azienda (come, ad esempio, le emissioni relative alla mobilità dei dipendenti, alla catena di fornitura, ecc…) che possono essere ridotte da Snaitech tramite azioni dirette ed indirette. In questi anni Snaitech ha costantemente incrementato il proprio impegno nel sostenere iniziative benefiche attraverso iZilove Foundation, la fondazione del Gruppo dedicata alle good causes. La società non si limita ad erogare fondi, ma supporta a 360° le iniziative e i progetti delle onlus con cui collabora, mettendo a disposizione risorse interne e asset di proprietà. Si configura così un rapporto che va oltre il sostegno e diventa una vera e propria partnership. Nel corso del 2021, oltre a dar seguito alle collaborazioni con le onlus che sostiene da molti anni, Snaitech ha ospitato all’Ippodromo Snai San Siro di Milano il Music4Climate, concerto a zero emissioni per contrastare il cambiamento climatico, e lanciato Share 4 Good, innovativo progetto teso a coinvolgere e rendere protagonisti tutti i dipendenti del percorso di Corporate Social Responsibility aziendale. L’ultimo, ma più importante, pilastro dell’identità aziendale sono le persone. L’azienda ha assunto impegni concreti per garantire piena ed effettiva partecipazione femminile: il 48% dei dipendenti del gruppo sono donne, un bilanciamento che permette di creare un team di lavoro variegato e con grande potenziale. Nel 2021 sono state avviate partnership con Valore D e Parks ‐ Liberi e Uguali, associazioni impegnate promuovere all’interno delle aziende i valori dell’inclusione e del rispetto della persona e delle diversità tra persone, soprattutto in riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Nel 2021 Snaitech ha inoltre incrementato del 56% le ore dedicate alla formazione, attività fondamentale per la crescita e lo sviluppo del capitale umano delle persone del Gruppo.