(Adnkronos) - A Piazza di Siena c'è un cavallo particolare che si farà ammirare da cittadini e turisti della Capitale anche dopo la fine del Concorso Internazionale, che si chiuderà domenica. Lo ha realizzato Andrea Gandini, artista romano di 25 anni, che da giorni è seduto a pochi passi dall'Ovale dove si esibiscono cavalieri e amazzoni e con scalpello e motosega cerca di dare una nuova veste alla base di un pino abbattuto dalle istituzioni cittadine perché pericolante. Fise e Sport e Salute, che organizzano l'89a edizione del concorso di Piazza di Siena, hanno però dato "mandato" ad Andrea di valorizzare quel tronco di albero tagliato per farne un'opera d'arte e nobilitare l'area, uno degli obiettivi primari della nuova "vision" della piazza. Andrea non è nuovo a questo tipo di lavori. "Ho iniziato da bambino nel garage di casa mia, poi ho finito il legno e ho iniziato a farle per strada - racconta ad agipronews - Mi piace attirare la curiosità dei passanti e, in questo caso, degli appassionati di cavalli. Oggi (venerdì, ndr) è il terzo giorno di lavoro: ho iniziato togliendo il legno in eccesso, passando poi alla lavorazione vera e propria. Per domenica credo che la testa di cavallo sarà completa. Paragono molto spesso queste sculture agli scavi archeologici: parto dall'esterno e poi rendo la parte interna un'opera d'arte". Andrea pubblica le sue opere su Instagram (gandini.andrea), dove ha oltre 16mila follower: ci sono sculture all'interno di abitazioni private e nei boschi, dove è più semplice trovare alberi. Tra qualche giorno, però, alla sua galleria si aggiungerà anche la testa di cavallo a due passi da Piazza di Siena.
(Adnkronos) - Uno sguardo verso il futuro del mercato del lavoro, ripartendo dalle indicazioni del Jobs Act. E' il messaggio che arriva dalla presentazione dell'ultimo libro, 'Jobs Act forever' (ed. Rubbettino), del giuslavorista e avvocato Francesco Rotondi, founder dello studio LabLaw, tenutasi ieri pomeriggio al Palazzo dell'Informazione Adnkronos a Roma. "Credo che conoscere il passato e confrontarsi -ha detto Rotondi- con esso sia necessario per costruire il futuro. L'idea di scrivere il libro mi è venuto mentre concludevo il precedente, con le interviste ai ministri del Lavoro degli ultimi 20 anni. E' in questo arco di tempo il Jobs act è l'unico tentativo di riforma dell'intero sistema e non solo del diritto del lavoro. E credo che è stata la più grande occasione di riforma degli ultimi 50 anni". "Dal confronto di oggi emerge una prospettiva, che va perseguita", ha sottolineato Rotondi che ha rimarcato come "dobbiamo guardare al complesso normativo senza immaginare rigidità. Nel Jobs act c'era già tutto, dobbiamo riprendere quella strada". Un concetto condiviso dalle imprese, con Massimo Marchetti, area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria che ha sottolineato come "il Jobs act" avesse "una visione del futuro del mondo del lavoro, oggi interventi ci sono interventi frammentati, con un livello tecnico molto basso. Nel Jobs act invece troviamo un livello tecnico molto elevato", ha aggiunto ancora. E Maurizio Del Conte, giuslavorista e tra i 'padri' del Jobs Act ha sottolineato che nel provvedimento "c'ho messo l'anima, c'era un'idea di lavoro, un'operazione di ricomposizione del quadro. E' stato un lavoro certosino quello che abbiamo fatto e se si parla di Jobs act oggi si parla della legge fondamentale del lavoro anche se alcune modifiche sono state fatte", ha sottolineato l'ex-presidente dell'Anpal. Per Del Conte se c'è una cosa che nel Jobs Act non ha funzionato "sono le politiche attive, non si possono riformare i servizi per l'impiego a invarianza di spesa". Per Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, sezione Lavoro "ci troviamo in un contesto sfidante, in cui, provocatoriamente, possiamo dire che il lavoro è tornato ad essere una merce, e in cui quindi è centrale la qualità del lavoro stessa", ha spiegato. Per De Marinis "la discussione sul lavoro agile è la discussione sul lavoro del futuro". E per De Marinis non ci si può fermare "a guardare al passato, anche sotto il punto di vista della normativa del lavoro. Dobbiamo traguardare il futuro, e nel Jobs Act c'era già tutto per farlo, come si legge anche nel libro". Secondo Nicola Marongiu, coordinatore area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil "il giudizio sul Job act della nostra organizzazione vedeva positivamente alcuni aspetti che si confermati tali e individuava delle criticità che anch'esse sono rimaste invariate, come ad esempio il finanziamento delle politiche attive. Per quanto riguarda l'articolo 18 noi non lo abbiamo mai considerato un 'totem' ma qualcosa di pratico", ha concluso.
(Adnkronos) - Il Cile potrebbe ospitare l'albero più antico al mondo. E’ quanto emerge da uno studio del Laboratorio di Scienze climatiche e ambientali di Parigi, secondo cui un antico albero di alerce – una varietà locale di larice - conosciuto come "grande nonno" potrebbe avere più di 5.000 anni. Jonathan Barichivich, lo scienziato che ha guidato lo studio, ha spiegato che il campione estratto e altri metodi di datazione suggeriscono che l'albero abbia 5.484 anni. L'età stimata batterebbe quindi di oltre mezzo millennio l'attuale detentore del record, un esemplare di pino bristlecone di 4.853 anni che si trova in California.