INFORMAZIONIRegione Lombardia Pubblica Amministrazione Locale Ruolo: Direzione Generale Enti locali Montagna e Piccoli Comuni - P.O. Organizzazione, Gestione e Sviluppo Risorse Umane, Sicurezza e Servizi Area: Altro Giuseppe Andrea Ambrosini |
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(Adnkronos) - Gli Stati Uniti hanno riaperto l'ambasciata a Kiev, che avevano chiuso prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio scorso. E Mosca, che ha deciso di espellere 24 diplomatici italiani, ha ammesso di avere difficoltà nella guerra contro l'Ucraina. Riaperta ambasciata Usa a Kiev Gli Stati Uniti hanno riaperto l'ambasciata a Kiev, che avevano chiuso prima dell'invasione russa dell'Ucraina il 24 febbraio scorso. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato americano. "La bandiera stelle e strisce sventola di nuovo sull'ambasciata a Kiev. Posso annunciare che abbiamo ufficialmente ripreso le operazioni dell'ambasciata nella capitale ucraina. Siamo orgogliosi del governo e del popolo ucraino mentre difendono coraggiosamente il loro paese dalla brutale invasione di Putin. Gloria all'Ucraina". Così in un tweet il segretario di Stato americano Antony Blinken. Russia espelle 24 diplomatici italiani Dovranno lasciare la Russia "entro 8 giorni" i 24 diplomatici italiani espulsi oggi da Mosca come ritorsione per l'espulsione di 30 diplomatici russi dall'Italia. Lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo, precisando che il provvedimento è stato comunicato al nostro ambasciatore, Giorgio Starace. L'ambasciatore italiano a Mosca è stato infatti convocato in mattinata al ministero degli Esteri russo e al diplomatico sono state comunicate le misure adottate dalla Russia in risposta all'espulsione dei diplomatici russi dall'Italia. Lo scorso 6 aprile, l'Italia aveva annunciato la decisione di espellere 30 diplomatici russi. Una misura - aveva precisato allora la Farnesina - assunta in raccordo con altri partner europei e atlantici, adottata per ragioni legate alla sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa. Anche gli ambasciatori francese e spagnolo a Mosca sono stati convocati al ministero degli Esteri russo questa mattina, così come quello italiano. A Pierre Levy, secondo l'agenzia Tass, è stata comunicata l'espulsione dal Paese di 34 diplomatici francesi. Lo ha riferito il ministero degli Esteri di Mosca. I diplomatici francesi espulsi, si legge in una nota, dovranno lasciare il Paese "entro due settimane". Parigi ha "condannato con fermezza" la decisione del governo russo, riferisce il sito dell'emittente Bfmtv. "Questa decisione", che "non ha alcuna base legittima", è "presentata dalla parte russa come una risposta alle decisioni" prese dalla Francia lo scorso aprile, quando furono espulsi "diverse decine di agenti russi" sospettati di essere spie, ha indicato il Quai d'Orsay in una nota. "Il lavoro dei diplomatici e del personale della nostra ambasciata in Russia rientra pienamente nel quadro della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari", si aggiunge. La Russia ha espulso inoltre 27 diplomatici spagnoli come ritorsione per l'analogo provvedimento preso dal governo di Madrid nei confronti di diplomatici russi. Lo ha riferito il ministero degli Esteri di Mosca, che in una nota ha dichiarato 'personae non gratae' 27 dipendenti dell'ambasciata spagnola a Mosca e del consolato generale a San Pietroburgo. I diplomatici dovranno lasciare la Russia entro 7 giorni dalla data di consegna della nota all'ambasciatore, M. Gomez Martinez. Russia ammette difficoltà: "Ma andremo avanti" La Russia ammette "difficoltà" in Ucraina. La parola è entrata a tutti gli effetti nel discorso pubblico. "Malgrado le difficoltà, l'operazione militare speciale andrà avanti fino alla fine", ha dichiarato il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Rashid Nurgaliyev, ribadendo gli obiettivi prefissati da Mosca, la demilitarizzazione e denazificazione dell'Ucraina e la protezione delle due autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. "La situazione per noi peggiorerà", ha affermato, in un intervento nel talk show di Olga Skabeyeva del canale televisivo Rossiya 1, il commentatore specializzato in questioni di difesa, Mikhail Khodaryonok dopo aver riconosciuto che, "considerando le cose nel loro complesso, dobbiamo tenere conto, nei nostri calcoli strategici, che le forze armate ucraine possono armare un milione di persone, che, grazie agli aiuti europei, un milione di ucraini armati è una realtà del futuro molto prossimo".
(Adnkronos) - In Italia possiamo ormai parlare di un ‘paradosso giovani’ perché calano numericamente, ma non riescono a trovare lavoro: senza un dialogo strutturale fra scuola e imprese e nuove politiche di accompagnamento nelle fasi di transizione, non si riuscirà a garantire un’offerta di lavoro non precario alle nuove generazioni. E’ quanto emerso durante un dibattito sull’ultimo numero dell’Osservatorio Cida-Adapt dedicato al lavoro giovanile, fra Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e lo studente universitario Davide Ravaioli, follower del programma Aurora. “L’Osservatorio trimestrale sul mondo del lavoro - ha spiegato Mantovani - nasce dall’esigenza di una lettura non convenzionale dei dati statistici per avere una visione delle dinamiche occupazionali più aderente alla realtà e fornire ai manager uno strumento utile ai loro processi decisionali e organizzativi". "I dati - ha aggiunto - una volta ‘spacchettati’ e analizzati mostrano, ad esempio, la scarsa affidabilità delle ‘medie’ statistiche, poco adatte a leggere una realtà molto differenziata sul territorio. Nell’Osservatorio, altro esempio, ci si è concentrati sulla fascia d’età 25-34 anni, perché in quella precedente, 15-24 anni, l’incidenza di chi studia è troppo alta per poterne ricavare dati realistici su disoccupazione e precariato". “Ma - ha ribadito - il fattore che ha pesato di più per capacità di interpretare andamento e tendenze del mondo del lavoro è quello demografico. In 10 anni, dal 2010 al 2020, la coorte dei 25-34enni è diminuita di circa un milione di unità. Una tendenza che non sembra arrestarsi e che, comunque, può essere invertita solo in un lungo arco di tempo. Normalmente, meno giovani domandano lavoro, più dovrebbe essere facile trovarlo. E’ qui che troviamo il ‘paradosso’ del lavoro giovanile, visto che il nostro tasso di occupazione in quella fascia d’età è troppo basso nel confronto con i partner europei: insomma i giovani diminuiscono, ma l’attuale mercato del lavoro non riesce ad assorbirli. Lavoro giovanile scarso e anche caratterizzato da un’alta incidenza di contratti a termine che tende a renderlo sostanzialmente precario e poco pagato". “Come Cida - ha spiegato - esortiamo il decisore politico a intervenire su queste basi, su questi dati rappresentativi di una realtà che spesso sfugge ad un’analisi superficiale. I numeri indicano le strade da seguire: riallacciando il dialogo fra scuola e lavoro, gestendo le fasi di transizione, investendo sulla formazione continua che deve accompagnare tutto l’arco della vita lavorativa". "Come manager - ha chiarito - siamo consapevoli di quanto sia importante la qualità del lavoro che va perseguita investendo sulle risorse umane e che va adeguatamente retribuita. Anche quello delle retribuzioni, infatti, è un tema che va messo al centro di quel ‘patto sociale’ proposto dal Governo: l’Italia non può essere un Paese ‘low cost’ con lavoro poco qualificato, sostanzialmente privo di formazione, distante dal mondo dell’università e della ricerca e poco retribuito. Così ci avvitiamo verso il basso, perdendo potere d’acquisto e impoverendo il Paese".
(Adnkronos) - Per prima cosa ha creato il suo 'bambuseto' alle porte di Ferrara convinto delle grandi potenzialità della pianta: è l’alimento sano del futuro, è un'alternativa alla plastica e ci dà una mano con il clima. Dai primi tre ettari, è arrivato a quota sei sui 12 ettari totali dell'azienda, la Kida Organic Forest. Ora Paolo Bruschi, una carriera manageriale di tutto rispetto (è stato vice direttore generale di Poste Italiane e, prima ancora, alle relazioni esterne di Fininvest e Omnitel con la sua agenzia di comunicazione) riconvertita alla natura, fa un ulteriore passo avanti, nella direzione dell'ambiente, e all'interno del bambuseto ha seminato 6 ettari di trifoglio nano rendendo l’ambiente ideale per le api. Probabilmente, in Italia è la più grande coltivazione di trifoglio destinato agli impollinatori (che produrranno un miele davvero pregiato). "Non risolveremo i problemi del mondo, ma nella nostra filosofia aziendale l'impollinatore deve essere l'ape, non una roba meccanica. Quindi, abbiamo piantato questi sei ettari di trifoglio nano, principalmente per le api ma non solo, perché i benefici sono tanti. Abbiamo installato le prime 30 arnie che diventeranno 100 entro l'anno. E se possibile andremo anche oltre", racconta Paolo Bruschi all'AdnKronos. Su questi sei ettari, a primavera sbocciano tra 1 e 3 milioni di fiori bianchi, di cui le api sono ghiotte, che restano fino a dicembre. "Una pianta magica, il trifoglio - spiega Bruschi - tiene umido il terreno, consentendo di utilizzare tra il 30 e il 40% di acqua in meno; è un grande fissatore di azoto, fissa tra i 120 e i 280 kg di azoto l'anno per ettaro, ed è azoto naturale che ci consente di avere un terreno che non ha bisogno di altro perché 'auto fertilizzato'. E poi permette alle api di produrre un miele raro, pregiato, bianco, dalle qualità eccezionali". L'iniziativa nasce dall'accordo tra la sua Kida Organic Forest e il Gruppo Farmiele e rappresenta un ulteriore passo in avanti nel rafforziamo del progetto ecosostenibile di Bruschi che punta ad arrivare al 2025 ad oltre 180.000 piante adulte di bambù in un contesto raro di biodiversità. Kida Organic Forest è infatti un’azienda ecosostenibile che conta oggi 12 ettari di terreno in fase di conversione biologica ("Siamo associati con la Coldiretti perché abbiamo trovato, nella conversione biologica, un ottimo alleato e ci siamo trovati molto bene", dice Bruschi) di cui 6 ettari di bambuseto di diversa tipologia (tra cui il bambù rosso, giallo, nero e blu), uno spazio dedicato alla camomilla selvatica, un campo di asparagi, un orto dove si sta coltivando anche un fagiolo raro e un frutteto di oltre 1000 alberi di ciliegie, albicocche e pesche dove non vengono usati diserbanti e si segue la lotta integrata. "Questo non è un sogno: è un'iniziativa imprenditoriale che vuole diventare produttiva e magari replicabile", conclude Bruschi.