INFORMAZIONIUniversità degli Studi di Palermo Università Ruolo: Junior HR - Laurea Psicologia Sociale del Lavoro e delle Organizzazioni Area: Altro Pietro Greco |
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(Adnkronos) - Nove militari ucraini sarebbero usciti dall'acciaieria Azovstal di Mariupol sventolando la bandiera bianca della resa. Lo scrive l'agenzia di stampa russa Ria Novosti, citando il comandante Alexander Khodakovsky, della brigata Vostok della Repubblica popolare di Donetsk, parlando con l'emittente Rossiya 1. Nessuna conferma per il momento da parte ucraina. Nella notte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva fatto sapere che stavano proseguendo "negoziati molto complicati e delicati per salvare la nostra gente di Mariúpol, dall'acciaieria Azovstal". Le forze armate ucraine non si fermeranno fino a quando non avranno recuperato il Donbass e le truppe russe non avranno cessato la loro offensiva nel paese, ha dichiarato ancora Zelensky, per il quale "gli occupanti non vogliono ancora ammettere di essere in un vicolo cieco e di aver fallito la loro cosiddetta 'operazione speciale'. "Tutta questa brutalità degli occupanti, che l'Ucraina sta vivendo ogni giorno, porterà solo al fatto che i soldati russi sopravvissuti riporteranno il male in Russia, lo restituiranno perché si ritireranno", ha dichiarato ancora. Allo stesso modo, il presidente ha ribadito che sta lavorando affinché i Paesi rafforzino le sanzioni contro la Russia. "La priorità è l'embargo petrolifero", ha sottolineato.
(Adnkronos) - Centinaia di ragazzi provenienti da tutta Italia, otto tavoli tematici e un’indagine che ha coinvolto migliaia di studenti del nostro Paese. Questi i numeri della decima edizione di ProteoBrains, che si apre oggi con la presentazione, presso la sede della Link Campus University del 10° Rapporto di ricerca nazionale sui 16-19enni italiani. Un ‘selfie generazionale’ scattato attraverso le aspirazioni, le aspettative, le opinioni e le paure dei giovani italiani che stanno ultimando le scuole superiori. ProteoBrains è una due giorni organizzata da ‘Generazione Proteo’, l’Osservatorio permanente sui giovani di ateneo, che fa da apripista e da collettore per tornare ad aggregare ragazzi di ogni parte d’Italia dopo due anni di distanziamento forzato. "Il nostro ateneo - dichiara Carlo Alberto Giusti, rettore della Link Campus University - è particolarmente orgoglioso di ‘Generazione Proteo’, il suo Osservatorio permanente sui giovani che quest’anno raggiunge il simbolico traguardo dei suoi dieci anni di attività. Un traguardo che coincide con il ritorno in presenza di #ProteoBrains. In questi due giorni torniamo, infatti a intrecciare dal vivo quelle connessioni e relazioni che rappresentano il cuore pulsante del progetto di formazione, umana e professionale che, come Link Campus University, ci proponiamo di costruire, veicolare e rafforzare nel tempo”.
(Adnkronos) - di Stefania Marignetti Il biologico ucraino bloccato nei magazzini dove resta invenduto, le esportazioni ferme, un mercato che rischia di saltare completamente, con forti ripercussioni anche sull'Italia che negli anni ha sopperito a una produzione nazionale in costante calo, come quella del mais biologico, attraverso le importazioni, in particolare proprio dall'Ucraina. E' lo scenario che si è aperto con la guerra in corso, "una tempesta perfetta", come la definisce Aldo Cervi, coordinatore della sezione soci e servizi di FederBio. "La situazione che si sta verificando, ad esempio con il mais assolutamente carente in Italia e di cui abbiamo bisogno, viene da lontano. La crisi ucraina ha accentuato questa situazione - spiega Cervi all'AdnKronos - Quello che succede oggi è che abbiamo il mais ucraino bloccato in Ucraina, i contratti sono stati in parte cancellati appellandosi alla causa di forza maggiore perché i produttori ucraini non riescono a farlo uscire dal Paese, il mercato è completamente saltato a fronte di produzioni italiane che hanno vissuto negli anni un costante calo. Una tempesta perfetta che evidenzia criticità precedenti". La produzione biologica ucraina si concentra su seminativi, colture estensive in particolare di frumento, girasole, mais, soia, colza e pisello proteico, colture importanti per l'Italia (soprattutto per il settore dell'allevamento biologico) che importa in particolare mais, soia e girasole. Secondo i dati Sinab, nel 2019 l'Italia ha importato 4.200 tonnellate di mais biologico, di cui 3.000 di origine ucraina; 6mila tonnellate di soia di cui circa 3mila di provenienza ucraina, quindi la metà; 3500 tonnellate di semi di girasole biologici, di cui 2.200 ucraini. Numeri che da soli danno le dimensioni del problema con uno stop delle esportazioni ucraine. E importiamo anche dalla Russia quindi il rischio è quello di un doppio impatto", aggiunge Cervi. "La crisi che stiamo vedendo con le difficoltà di approvvigionamento - spiega Cervi - non è legata alla carenza di prodotto, anche perché in questo momento si sta vendendo il prodotto della campagna agraria dell'anno scorso e sulla base delle informazioni che ho raccolto una buona parte delle semine appena concluse in questi giorni sono state effettuate, pur con difficoltà (si stima che circa un 30% della superficie agricola utilizzata in biologico in Ucraina abbia una accessibilità limitata a causa del conflitto in corso). Il problema è principalmente logistico, legato all'esportazione del prodotto". I principali canali di esportazione prevedono infatti il passaggio e lo stoccaggio del prodotto nei porti e uno spostamento via nave, ma i porti ucraini sono oggi tutti pressoché bloccati. I camion "sono quasi introvabili e con prezzi più che raddoppiati rispetto a febbraio, comunque non adeguati al trasporto di grandi quantità, senza contare che prima di febbraio erano operative nel settore diverse società di trasporto russe e bielorusse - aggiunge l'esperto di FederBio - Si sta cercando di organizzare il trasporto via treno, ma qui si devono rimappare tutti i canali logistici". I produttori ucraini però non sembrano voler gettare la spugna. "Nessun produttore risulta essersi fermato o aver manifestato l'intenzione di uscire dal biologico anche se un 15% si è dichiarato in procinto di fermare l'attività per motivi legati a problematiche quali carenza di carburante o di accesso a risorse finanziarie, e un 32% ha dichiarato un'operatività ridotta rispetto alle normali attività". Di cosa hanno bisogno? "Il 70% ha manifestato la necessità di un sostegno finanziario, poi chiedono sostegno all'esportazione e per la promozione del mercato interno nazionale". Negli ultimi 5-6 anni il settore biologico ucraino si è confermato molto dinamico, vivace e in crescita. La superficie agricola biologica ucraina è passata dai circa 300mila ettari del 2018 ai 460mila nel 2022, un aumento in tre anni del 50%. Se l'Italia ha una superficie agricola nazionale utilizzata in biologico pari al 16% del totale, l'Ucraina viaggia attorno all'1% ma con questa crescita ha sicuramente delle grandissime potenzialità. Ad oggi sono circa 650 gli operatori certificati stimati (erano circa 500 nel 2018), di cui 400 aziende agricole e circa 200 tra trasformatori, esportatori e stoccatori di prodotto e per la restante parte piccole realtà, dagli apicoltori alla raccolta spontanea. "Seicentocinquanta può sembrare un numero ridotto rispetto agli 80mila italiani ma le aziende del biologico ucraino hanno una dimensione diversa dalle nostre: sono aziende di grandi e medie dimensioni, da diverse centinaia ad alcune migliaia di ettari di superficie agricola utilizzata, mentre in Italia la media delle aziende agricole biologiche è di 28 ettari", spiega Cervi. Un biologico, quello ucraino, soprattutto concentrato sull'esportazione. Nel 2020, l'export bio del Paese è stato calcolato in circa 300mila tonnellate, 200mila delle quali verso l'Europa.