INFORMAZIONISogei - Società Generale d'Informatica spa Informatica e Software Ruolo: Stagista (Laurea in Risorse Umane, Scienze del Lavoro ed Innovazione) Area: Altro Chiara Di Carlo |
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(Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - Manfredi Borsellino arriva in aula poco dopo le due del pomeriggio, accompagnato da un amico. Per la prima volta nella sua vita, il figlio del giudice Paolo Borsellino, partecipa al processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio che vede alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra. Manfredi Borsellino, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, entra nell'aula bunker e si siede accanto al cognato, l'avvocato Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino. Il legale è pronto per l'arringa per la parte civile nel processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio. Ma, alla fine, l'intervento dell'altro legale, l'avvocato Giuseppe Scozzola, che assiste uno degli innocenti condannati all'ergastolo, va per le lunghe, finisce poco dopo le 18, e l'intervento dell'avvocato di parte civile della famiglia Borsellino viene rinviato alla prossima udienza, venerdì 20 maggio. A pochi giorni dal trentesimo anniversario della strage di Capaci. Manfredi Borsellino chiacchiera con il cognato, con l'amico Umberto, che lo ha accompagnato da Palermo a Caltanissetta, e con alcuni cronisti, ma - come sempre - non rilascia dichiarazioni. Resta fino alla fine, e fa sapere che venerdì mattina ci sarà, di nuovo, per assistere all'intervento del cognato. Oggi, intanto, è stata la volta dell'avvocato Scozzola, che rappresenta Gaetano Scotto, condannato e "rimasto per sedici anni al 41 bis. ingiustamente", dice il legale. "Signori giudici, è arrivato il momento di dire pubblicamente quello che è accaduto nel 1992", esordisce in aula. Secondo l'accusa i tre imputati, tutti venuti in aula, avrebbero indottrinato il falso pentito Vincenzo Scarantino ad accusare falsamente degli innocenti. "Devo fare due importanti premesse - dice Scozzola - La prima cosa che mi sento in dovere di dire è quella di dovere ringraziare, apertamente, da un lato il tribunale, perché è riuscito a portare a termine, o comunque riuscirà a portare a termine, questo difficile processo, dall'altro, in modo particolare, la Procura di Caltanissetta. I magistrati hanno svolto il loro dovere, pur in presenza di sentenze passate in giudicato". "Vi devo ringraziare perché fin dall'inizio di questa vicenda processuale che non è di oggi, è del 2008, i pm non si sono fermati alle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia (Gaspare Spatuzza ndr) che scardinava in toto il costrutto accusatorio degli altri processi, ma con caparbietà sono dovuti andare alla ricerca di riscontri. In modo particolare, devo ringraziare il dottor Stefano Luciani per la sua requisitoria che è stata attenta, precisa, logica. Devo ringraziare perché, nonostante tutto, come abbiamo potuto notare, si è sacrificato sul presupposto che non si sono voluti fermare sulle dichiarazioni dello stesso. Cita passi degli altri procedimenti, sia di sentenza, sia di verbali di trascrizione delle varie udienze. La loro attività consentirà, mi auguro quantomeno, di scoprire non solo quanto è successo nei precedenti procedimenti ma di potere scoprire in maniera certa e inequivocabile, tutto quanto ad oggi la Procura non ha scoperto". L'avvocato Scozzola si dice poi convinto, che "il dossier 'Mafia e appalti' è la causa principale della strage di via D'Amelio, questo è un dato di fatto. Che viene fuori da una sentenza passata in giudicato. C'era una fibrillazione, dovuta al fatto che se Paolo Borsellino avesse portato avanti quella indagine, certamente il rapporto tra l'associazione e gli imprenditori del Nord sarebbero stati certamente scoperti". E su Scarantino dice: "Con l'aiuto dato a Vincenzo Scarantino gli imputati hanno favorito altri soggetti di Cosa nostra". "Perché, da questo momento in poi, sin dal 19 luglio 1992 iniziano le indagini nei confronti di ladri di gallina? - prosegue - Non dimentichiamoci che le indagini prendono immediatamente una certa direzione". E ancora: "Gli appunti contenuti nell'agenda rossa di Paolo Borsellino bruciavano, non si dovevano conoscere. Ecco perché l'agenda rossa è scomparsa dopo la strage di via D'Amelio". "La borsa del giudice Borsellino resta per mesi sul divano di Arnaldo La Barbera - dice - sappiamo quello che è successo nell'abitazione di Agnese Borsellino", a cui La Barbera portò la borsa, quando Lucia Borsellino si accorse che mancava l'agenda. "Sappiamo però un fatto, noi abbiamo un canale che ci dice che all'interno di quell'agenda c'erano degli appunti. Sconosciamo l'oggetto degli appunti, però", dice Scozzola. "E se andiamo a vedere che La Barbera, nel cui ufficio sul cui divano è stata quella borsa, forse faceva parte e aveva un ruolo nei servizi, allora dico, non siamo più in presenza di fatti aleatori, di discorsi di ragionamenti deduttivi, è un ragionamento logico". "Assistere a simili testimonianze, dei colleghi degli imputati, è una offesa non all'intelligenza, è una offesa che si continua a perpetrare nei confronti del giudice Paolo Borsellino. I poliziotti sono venuti qui tristemente a dire che un registratore si blocca e si sblocca con un colpo di penna", prosegue ancora l'arringa l'avvocato Scozzola. "La falsità delle loro dichiarazioni, è il suicidio degli imputati - dice - la falsità delle dichiarazioni di innumerevoli testi, la loro reticenza danno la dimostrazione che la finalità del depistaggio era solo ed esclusivamente una: di coprire interni ed esterni, non mi interessa, i veri esecutori della strage di via D'Amelio". Il processo è stato rinviato a dopodomani. Il primo a prendere la parola sarà l'avvocato Fabio Trizzino. Che rappresenta i familiari di Paolo Borsellino.
(Adnkronos) - In Italia possiamo ormai parlare di un ‘paradosso giovani’ perché calano numericamente, ma non riescono a trovare lavoro: senza un dialogo strutturale fra scuola e imprese e nuove politiche di accompagnamento nelle fasi di transizione, non si riuscirà a garantire un’offerta di lavoro non precario alle nuove generazioni. E’ quanto emerso durante un dibattito sull’ultimo numero dell’Osservatorio Cida-Adapt dedicato al lavoro giovanile, fra Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e lo studente universitario Davide Ravaioli, follower del programma Aurora. “L’Osservatorio trimestrale sul mondo del lavoro - ha spiegato Mantovani - nasce dall’esigenza di una lettura non convenzionale dei dati statistici per avere una visione delle dinamiche occupazionali più aderente alla realtà e fornire ai manager uno strumento utile ai loro processi decisionali e organizzativi". "I dati - ha aggiunto - una volta ‘spacchettati’ e analizzati mostrano, ad esempio, la scarsa affidabilità delle ‘medie’ statistiche, poco adatte a leggere una realtà molto differenziata sul territorio. Nell’Osservatorio, altro esempio, ci si è concentrati sulla fascia d’età 25-34 anni, perché in quella precedente, 15-24 anni, l’incidenza di chi studia è troppo alta per poterne ricavare dati realistici su disoccupazione e precariato". “Ma - ha ribadito - il fattore che ha pesato di più per capacità di interpretare andamento e tendenze del mondo del lavoro è quello demografico. In 10 anni, dal 2010 al 2020, la coorte dei 25-34enni è diminuita di circa un milione di unità. Una tendenza che non sembra arrestarsi e che, comunque, può essere invertita solo in un lungo arco di tempo. Normalmente, meno giovani domandano lavoro, più dovrebbe essere facile trovarlo. E’ qui che troviamo il ‘paradosso’ del lavoro giovanile, visto che il nostro tasso di occupazione in quella fascia d’età è troppo basso nel confronto con i partner europei: insomma i giovani diminuiscono, ma l’attuale mercato del lavoro non riesce ad assorbirli. Lavoro giovanile scarso e anche caratterizzato da un’alta incidenza di contratti a termine che tende a renderlo sostanzialmente precario e poco pagato". “Come Cida - ha spiegato - esortiamo il decisore politico a intervenire su queste basi, su questi dati rappresentativi di una realtà che spesso sfugge ad un’analisi superficiale. I numeri indicano le strade da seguire: riallacciando il dialogo fra scuola e lavoro, gestendo le fasi di transizione, investendo sulla formazione continua che deve accompagnare tutto l’arco della vita lavorativa". "Come manager - ha chiarito - siamo consapevoli di quanto sia importante la qualità del lavoro che va perseguita investendo sulle risorse umane e che va adeguatamente retribuita. Anche quello delle retribuzioni, infatti, è un tema che va messo al centro di quel ‘patto sociale’ proposto dal Governo: l’Italia non può essere un Paese ‘low cost’ con lavoro poco qualificato, sostanzialmente privo di formazione, distante dal mondo dell’università e della ricerca e poco retribuito. Così ci avvitiamo verso il basso, perdendo potere d’acquisto e impoverendo il Paese".
(Adnkronos) - “L’iniziativa in realtà si compone di due iniziative: la costituzione di un'associazione a cui possono partecipare tutti quanti i soggetti che sono interessati al cambio della tecnologia con cui vengono realizzate le reti di distribuzione nel mondo, quindi sono gli operatori del servizio di distribuzione, i fornitori di materiali, società di ingegneria ma anche le università e centri di ricerca. Tutti coloro che sono accomunati dall'obiettivo della Net Zero ambition nella realizzazione delle Infrastrutture elettriche. La seconda parte dell'iniziativa è la messa a disposizione di tutti in un ambiente Open di tutte le tecnologie che in 60 anni Enel ha lavorato per costruire: quindi in questa piattaforma si troveranno praticamente le istruzioni per costruire delle reti di distribuzione in maniera molto aperta e collaborativa. L’interesse chiaramente non è fare beneficenza ma è quello di stimolare proposte di miglioramento di quello che abbiamo realizzato finora in chiave di miglioramento della sicurezza e dell'affidabilità e della sostenibilità delle reti elettriche. La distribuzione, il vettore elettrico è il sistema più efficiente in assoluto per trasferire energia da un punto A a un punto B perché il rendimento delle reti di distribuzione è altissimo rispetto ad altre forme di trasporto. Quindi sicuramente ci sarà un’evoluzione: pensiamo agli usi domestici all'utilizzo delle cucine ad induzione, delle pompe di calore che in climi come il nostro sono particolarmente vantaggiose. Questa sarà sicuramente la via per rendere molto più verde l'utilizzo delle fonti rinnovabili. Noi ci stiamo attrezzando per questo: abbiamo una gamma di prodotti di soluzioni tecniche che permetteranno di affrontare la transizione energetica che comporterà investimenti molto importanti in termini di rifacimento di reti esistenti e dello sviluppo delle nuove reti in maniera sempre più sostenibile”.