(Adnkronos) - “A differenza di quanto afferma De Laurentiis, mi concentro sulle cose da fare per il bene del calcio italiano". Così il Presidente della Figc Gabriele Gravina, raggiunto telefonicamente a Tirana per sostenere la Roma impegnata nella finale di Conference League, commenta all'Adnkronos le dichiarazioni del Presidente del Napoli. "Da quando sono in Figc abbiamo raggiunto risultati importanti sia in campo che fuori. In qualità di presidente federale non posso accettare che si inveisca in maniera irrispettosa verso istituzioni quali Governo, Uefa e Figc. Lo invito a proporre qualcosa di serio e concreto per contribuire anche lui allo sviluppo del nostro mondo. Ma d’altronde, come diceva Totò ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera”. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, intervenuto al convegno organizzato per i 130 anni del quotidiano Il Mattino, ha detto che "Gravina in 3 anni e mezzo non ha fatto nulla, non possiamo aspettarci che faccia delle cose". Il numero uno dei partenopei ha poi aggiunto che "nei ruoli istituzionali calcistici ci sono persone che nella loro vita raramente hanno avuto a che vedere con il mondo del calcio. Gravina ha fatto una corsa dalla serie D alla serie B per poi ritornarsene in maniera fallimentare giù con il Castel di Sangro, ma in realtà questi signori non hanno mai frequentato una società di calcio contemporanea, quindi non ne conoscono i problemi, fanno finta di conoscerli ma in realtà non li possono nemmeno immaginare e capire".
(Adnkronos) - Con il progetto Prevenzione cardiovascolare l’Inps punta all’individuazione precoce di fattori di rischio nonché dell’assetto cardiovascolare dei dipendenti. Il progetto sarà così articolato: visita cardiologica con compilazione di una scheda per individuare le caratteristiche individuali e i principali fattori di rischio e rilevazione dei principali parametri (obiettività cardiovascolare, pressione arteriosa, saturazione di O2), effettuazione di analisi di base (identificazione di dismetabolismi), elettrocardiogramma a riposo a 12 derivazioni (valutare lo stato cardiocircolatorio) Il progetto si propone due principali obiettivi: la sensibilizzazione dei dipendenti nei confronti di uno stile di vita sano; l’identificazione dei fattori di rischio cardiovascolare e il loro trattamento, con riduzione della morbilità e mortalità per cardiovasculopatie. L’Inps ha istituito questo progetto perché la prevenzione rappresenta uno strumento concreto per ridurre il peso delle patologie cardiovascolari nel processo medico basato su interventi corroborati da evidenze scientifiche e non più soltanto da osservazioni di carattere epidemiologico. Essa è classicamente suddivisa in prevenzione primaria, quando l’intervento precede qualsiasi manifestazione clinica di una patologia sottostante, e in prevenzione secondaria, quando l’intervento avviene a seguito di un evento clinicamente manifesto. Le strategie di prevenzione delle malattie cardiovascolari (mcv) rivestono un ruolo fondamentale nel limitarne lo sviluppo nella popolazione, concorrendo a determinare una riduzione della mortalità associata a esse, delle morbilità, in particolare in termini di cronicità e ospedalizzazioni, a limitarne il carico socio-economico, garantendo nel contempo la liberazione di risorse economiche, tecnologiche e strutturali per altre necessità. A tale riguardo, sono stati proposti modelli che mostrano il ‘network’ completo delle istituzioni e figure professionali che possono interagire positivamente al fine di promuovere il bene salute e prevede interazioni a vari livelli (agenzie governative, organizzazioni professionali, ambiente di lavoro, Sistema sanitario nazionale, scuole, comunità, famiglia). I fattori di rischio cardiovascolare sono condizioni cliniche che determinano un’aumentata suscettibilità a sviluppare eventi cardiovascolari (infarto acuto del miocardio, cardiopatia ischemica, ictus cerebrale, scompenso cardiaco congestizio, insufficienza renale, morte per cause cardiovascolari). Il rischio è definito come la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare, in un periodo di tempo compreso tra 5-10 anni successivi rispetto ad un soggetto con le stesse caratteristiche, ma senza la presenza di fattori di rischio. I fattori di rischio cardiovascolare tradizionali sono l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, il diabete mellito, il fumo di sigaretta, la familiarità per malattie cardiovascolari, l’età avanzata (al di sopra di 65 anni) e il sesso maschile. La presenza di uno o più di questi fattori di rischio e in grado di predire oltre il 90% degli eventi cardiovascolari maggiori. Oltre a questi, sono riconosciuti altri fattori di rischio cosiddetti ‘non convenzionali’, tra cui l’obesità, la circonferenza addominale, la sedentarietà, lo stress emotivo e/o fisico, l’ipertrigliceridemia, i bassi valori di colesterolo Hdl, la sindrome metabolica, l’aumento dei valori di apolipoproteine, di acido urico, di proteina C-reattiva e di altri marcatori dell’infiammazione. La prevenzione cardiovascolare deve in primo luogo prevedere la diagnosi e il trattamento dei fattori di rischio, promuovendo un approccio basato sulla gestione integrata e multidisciplinare del rischio cardiovascolare totale. La strategia di popolazione prevede programmi di promozione della salute e, in particolare, di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute della popolazione, finalizzati a creare le condizioni per rendere facile l’adozione di comportamenti salutari. Dati alla mano, inoltre, le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo con una stima di circa 17 milioni di decessi/anno e le malattie cerebrovascolari sono responsabili di circa 230 decessi/anno. La mortalità per cause cardiovascolari rappresenta ancora oggi il principale determinante dell’aspettativa di vita nella popolazione generale, nonostante i progressi terapeutici abbiano consentito di registrate una significativa diminuzione della morbilità e mortalità per cause cardiovascolari1. A fronte di questa riduzione, il carico di malattia legato alle cardiopatie è ancora al primo posto, seguito dalle malattie neoplastiche Ne consegue che il peso delle mcv sui ricoveri ospedalieri è in costante e continuo aumento. I dati di dimissione indicano, infatti, che oltre la metà dei ricoveri per queste malattie sono dovuti ad evoluzione cronica e complicanze di eventi acuti oltre che a complicanze dell’ipertensione, dell’ipercolesterolemia, del diabete e dell’insufficienza renale cronica.
(Adnkronos) - Entro la fine di quest’anno vedrà la luce la nuova disciplina comunitaria in materia di batterie, la quale andrà a sostituire l’attuale direttiva in vigore sin dal 2006. La proposta di regolamento Ue, al momento ancora in fase di discussione tra Commissione, Parlamento e Consiglio, rappresenta il primo atto legislativo in attuazione del nuovo pacchetto economia circolare. In gioco ci sono elementi di novità che disciplineranno tutti gli aspetti del ciclo di vita delle batterie, compreso il delicato tema della commercializzazione delle batterie non ricaricabili. “Riguardo al cosiddetto phase out delle pile non ricaricabili è bene condividere con il pubblico alcune importanti precisazioni, necessarie a contrastare l’annoso e ormai consueto fenomeno delle fake news” precisa Stefano Setti, coordinatore del Gruppo Pile rappresentato all’interno dell’Associazione Anie Csi. “Va infatti ribadito con chiarezza che nessuna delle proposte presentate, e attualmente al vaglio delle istituzioni in sede di trilogo, prevede una immediata e imminente messa al bando di tutte le batterie non ricaricabili. Tale opzione regolamentare non risulta infatti prevista, anche nella peggiore delle eventualità, prima del 2027 o di 9 anni dall’entrata in vigore del provvedimento”. Decisamente premature, quindi, le numerose notizie reperibili in rete che paventano un divieto alla produzione e vendita delle pile non ricaricabili già dal 2024. “Va peraltro aggiunto che - prosegue Setti - qualsiasi decisione definitiva sulla messa al bando dovrà essere preceduta, in qualunque ipotesi, dalla conduzione di un adeguato studio e relativa valutazione di fattibilità da parte della Commissione europea”. Solamente sulla base dei risultati che emergeranno dalle analisi della Commissione verrà quindi, eventualmente, previsto formalmente la messa al bando delle batterie non ricaricabili; il tutto ovviamente con un propedeutico periodo transitorio, imprescindibile per adeguare il mercato, le apparecchiature e le abitudini dei consumatori al cambio di rotta.