INFORMAZIONIStefania Cappiello |
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(Adnkronos) - Si alza il livello di attenzione internazionale sul vaiolo delle scimmie dopo gli ultimi casi rilevati in diverse parti del mondo, anche in aree non endemiche per la malattia. E dopo il primo caso italiano, anche nel Paese si stanno intensificando le indagini. Adesso come ci si muove? "Bisognerà studiare la diffusione e la cosa più importante è la diagnosi: che non sfugga nessun caso, per capire se è un fenomeno che ha una diffusione ampia. Io presumo che non sia così". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "Il vaiolo delle scimmie - sottolinea - è stata una minaccia minima finora e quindi, se non ci sono cambiamenti di paradigma, tale rimarrà con casi sporadici in Paesi dove c'è una prevalenza di questi animali. Finora i casi sono stati pochissimi. Quello che ha sorpreso negli ultimi tempi è che si sono ammalate persone che non hanno fatto viaggi. Ma fare un'ipotesi su questo è difficile, finché non si hanno sufficienti informazioni su questi casi. Finora c'erano pazienti con anamnesi positiva" per viaggi in aree a rischio. "Questi non sono casi gravi come era il vaiolo prima della vaccinazione - tiene a puntualizzare Clementi - E la trasmissibilità non è elevata". Le autorità sanitarie si stanno focalizzando anche sul fatto che un cluster significativo è stato rilevato fra giovani uomini che fanno sesso con uomini (Msm). "Ma io non credo che c'entri tantissimo - ipotizza il virologo - Potrebbe anche essere una diffusione di altro tipo. Ribadisco però che in questo momento non abbiamo abbastanza informazioni, soprattutto su questi casi che non hanno un'anamnesi positiva per Paesi endemici. Bisognerà continuare ad approfondire".
(Adnkronos) - La questione della sicurezza e della sostenibilità alimentare è una delle sfide più urgenti di questo momento storico, resa ancora più acuta da contingenze drammatiche come la pandemia da Covid 19, la guerra in Ucraina e i cambiamenti climatici in atto. Con l’appuntamento di apertura di Codeway – Cooperation Development Expo, la manifestazione di Fiera Roma dedicata alla cooperazione internazionale, si è affrontato il tema con l’obiettivo di dargli un taglio propositivo e operativo, ponendo al centro possibili azioni concrete promosse dal sistema Italia e dagli operatori privati e guardando con attenzione il ruolo che le imprese italiane possono giocare nella strategia di proiezione internazionale dell’Italia sul tema della sicurezza e della sostenibilità alimentare, ponendosi al centro non solo del dibattito ma anche dell’azione che il nostro Paese svilupperà in questo settore centrale della nostra cooperazione internazionale. "L'Italia -ha commentato la vice ministra degli Esteri Marina Sereni, intervenendo in collegamento da Berlino a Codeway - guarda con grande preoccupazione alla situazione dei Paesi dell'area del Mediterraneo generata dalla guerra in Ucraina in termini di aumenti dei prezzi e di penuria dei beni di base e alle conseguenze geopolitiche, economiche e sociali di questa situazione". Per vincere la sfida della sicurezza alimentare e promuovere sistemi agroalimentari più sostenibili -secondo Sereni– è necessario favorire la cooperazione tra tutti gli attori, istituzionali e non, in una prospettiva multilaterale e multi-attoriale che investa nella ricerca di sinergie, alleanze e partenariati di lungo periodo”. La vice ministra ha quindi ribadito che “per vincere la sfida della sicurezza alimentare e promuovere sistemi agroalimentari più sostenibili, le imprese giocano un ruolo centrale", ha concluso Sereni. Ha posto l’attenzione sulla centralità del ruolo delle imprese anche Angelo Riccaboni, presidente fondazione Prima, Barcellona, e Santa Chiara Lab, UniSi, Co-Chair UN Sdsn Europe, Parigi. “In questo stesso periodo è maturata anche la consapevolezza che le imprese possono fornire un contributo positivo ad affrontare le questioni ambientali e sociali cui ci troviamo di fronte", ha illustrato. "Questo -ha continuato- può avvenire in due modi: inducendo le imprese a migliorare la quantità e la qualità, compresa la sostenibilità, delle proprie produzioni e sfruttando al massimo il loro potenziale di cooperazione in ragione della loro partecipazione alle filiere globali. In tale contesto, l’esperienza italiana appare particolarmente significativa. Interessanti potenzialità – ha sottolineato Riccaboni - sono espresse in particolare dal modello di filiera venutosi a creare in Italia e per le modalità con cui le imprese italiane partecipano alle filiere globali. Le filiere italiane sono costituite, tradizionalmente, da aziende molto attente ai territori, capaci di valorizzare, attraverso prodotti di qualità, l’elevato grado di biodiversità del nostro Paese, le differenti produzioni agroalimentari e le eterogenee culture locali del cibo”. Soluzioni preziose in termini di accesso al cibo, benessere delle persone e futuro del Pianeta possono derivare dalla diffusione di un modello, come quello agroalimentare italiano, basato sulla valorizzazione delle produzioni locali, intense connessioni con il territorio e le comunità, capacità di connettere filiere corte con quelle internazionali, attenzione all’impatto ambientale e alla freschezza dei prodotti, giusto equilibrio fra tradizione e innovazione. “È sbagliato e frutto di interessi di parte voler standardizzare il cibo -ha commentato Ivano Vacondio, presidente Federalimentare- e dobbiamo riconoscere che è stato fatto da tutto il nostro Paese un lavoro straordinario per diffondere la cultura e la conoscenza della dieta mediterranea”. Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati, ha sottolineato l’impegno della rete di imprese “nel promuovere lo sviluppo del settore agroalimentare a livello internazionale, in particolare in quei Paesi emergenti come la Tunisia e Kazakhstan. Per poter mettere a frutto l’impegno della Rete dei mercati – ha spiegato Pallottini -, abbiamo chiesto, suscitando una reazione positiva ed entusiasta, che i Rappresentanti istituzionali e, in primis il Maeci, ripongano una maggiore attenzione a queste realtà, accompagnandole nelle scelte strategiche, potenziando gli scambi commerciali e creando le giuste condizioni per valorizzare il know how italiano fatto di grandi professionalità e competenze. Solo attraverso una costante sinergia tra istituzioni e operatori, riusciremo a esportare il Made in Italy”. La rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel, Emanuela Del Re, ha sottolineato l'importanza di incrementare il coinvolgimento delle imprese che si occupano di conservazione e trasformazione degli alimenti per dare un contributo "utilissimo" alla causa dello sviluppo nella regione. “Il trasferimento delle competenze del settore privato tramite reti di conoscenze come le diaspore – ha dichiarato Del Re - è fondamentale per creare sistemi che possano risolvere problemi di crescita e sostenibilità nella regione del Sahel”. Il vice direttore generale aggiunto della Fao Maurizio Martina ha ricordato come la concomitanza di crisi drammatiche abbia reso ancora più grave l’emergenza alimentare, facendo registrare tra 2020 e 2021 193 milioni di persone nell’area della fame, 40 milioni di persone in più in un anno. “Nonostante la drammaticità della situazione -ha precisato Martina- non sono tra quelli che pensano che dobbiamo rinunciare ai temi della sostenibilità. Dobbiamo affrontare il nodo della sicurezza alimentare nella sua molteplicità di aspetti”. Rispetto al ruolo dell’Italia, Il vice direttore generale aggiunto della Fao ha sottolineato che bisogna “valorizzare di più e meglio le specificità che abbiamo. Bisogna fare sistema e costruire un’idea di collettivo attorno alle eccellenze”. Hanno ribadito l’obiettivo di fare di Codeway uno strumento di supporto alle imprese italiane interessate a incominciare o incrementare la propria presenza sui mercati internazionali e impiegare “creatività” e “innovazione” per una soluzione alle sfide dello Sviluppo Sostenibile, come auspicato dall’Agenda 2030, Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità, Roma Capitale, Paolo Orneli, assessore Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start – Up e Innovazione Regione Lazio e Fabio Casasoli, Amministratore unico di Fiera Roma. “Le ragioni che rendevano straordinaria l’idea alla base di Codeway -ha detto Orneli - prima della pandemia, oggi si sono rafforzate. Il Covid-19 ha messo fine a un modello di sviluppo sbagliato, le ragioni alla base della cooperazione allo sviluppo oggi sono tutte più forti”.
(Adnkronos) - Payback, la piattaforma di marketing multi partner e programma di bonus in Italia, rinnova il suo impegno per la salvaguardia dell’ambiente e in occasione della giornata mondiale delle Api (20 maggio), lancia la campagna 'Bee Payback, Bee Good', realizzata in collaborazione con il partner 3Bee. La campagna, attiva dal 1 al 31 maggio, consentirà ai clienti di supportare l'adozione di 3 milioni di api che popoleranno l'oasi PayBack con i punti promozionali che si accumuleranno con le loro spese presso i Partner partecipanti. I clienti possono partecipare all'iniziativa semplicemente attivando i coupon dei Partner partecipanti come Esso, Carrefour, Mondadori Store, GrandVision, American Express e Booking.com online o nell'App Payback. L'obiettivo comune è raggiungere la soglia di 30 milioni di punti per proteggere 3 milioni di api. Il progetto con 3Bee, afferma Luca Leoni, ceo Payback Italia, "rappresenta per noi un ulteriore passo in avanti. Dopo la campagna dello scorso anno che ci ha permesso di piantumare 6.000 alberi, il progetto Bee Payback, Bee Good rappresenta per noi un proseguimento del nostro impegno con il coinvolgimento diretto dei clienti, dei nostri Partner e dei nostri dipendenti per continuare a fare, insieme, la differenza, attraverso la promozione di iniziative di sostenibilità”. Grazie alla tecnologia 3Bee è possibile ridurre la mortalità delle colonie. La scelta di adottare un alveare 3Bee tech significa proteggere circa 300.000 api, che grazie all’attività di impollinazione, contribuiranno a salvaguardare l’equilibrio della biodiversità del territorio. Inoltre, durante il periodo della campagna sarà attivo il concorso 'Bee Lucky' per premiare i clienti virtuosi che attiveranno e utilizzeranno almeno 2 coupon di due Partner diversi contrassegnati dall’icona di un’ape e prenderanno così parte automaticamente al concorso che mette in palio 2.000.000 di punti con cui i vincitori potranno richiedere premi.