(Adnkronos) - "Ai giocatori ho fatto vedere un'intervista di Kobe Bryant, che diceva che sul 2-0 in una finale Nba il lavoro non era ancora finito. La realtà per noi è questa: abbiamo fatto tanto, non tutto". Il Milan è ad un passo dallo scudetto, ma Stefano Pioli tira il freno dopo la vittoria per 2-0 contro l'Atalanta. "Il lavoro non è ancora finito, abbiamo un'altra settimana davanti", dice senza considerare per scaramanzia l'ipotesi di conquistare il titolo con un turno d'anticipo. "Abbiamo giocato contro una grande squadra, abbiamo concesso poco e siamo stati bravi a trovare soluzioni. Possiamo vincere le partite difficili se siamo presenti con la testa, perché abbiamo giocatori di qualità per conquistare le vittorie. Abbiamo qualche difetto, come tutti, ma abbiamo tantissime qualità", aggiunge.
(Adnkronos) - “Dopo il Covid, che già ci ha messo in una situazione molto problematica, ci eravamo preparati alla ripartenza, seppure con tutti i controlli necessari, ma adesso c’è anche la guerra. E quasi quasi la consideriamo peggiore del Covid, perché ci ha fermato molto di più. Per non parlare del fatto che alcune destinazioni sono ancora oggi chiuse per i turisti, come il Giappone dove al momento serviamo solo un aeroporto. Per questo, con la pandemia prima e con la guerra adesso, abbiamo dovuto pensare a cosa fare. E questo ha fatto emergere uno dei valori per noi importanti che è quello dell’agilità: oggi siamo in grado di cambiare rapidamente la direzione della compagnia, una capacità di agire velocemente senza la quale non saremmo la Finnair che siamo oggi”. Così Javier Roig, General Manager South Europe di Finnair, parla con Adnkronos/Labitalia del nuovo corso della compagnia aerea di bandiera finlandese e di come ha reagito negli ultimi due durissimi anni. “Uno dei punti di forza della Finnair sono sempre stati i voli verso l’Oriente, il Giappone, la Cina, la Corea, destinazioni che con noi era possibile raggiungere dall’Europa lungo la tratta più corta possibile. Ma oggi, con il divieto di sorvolo sui cieli della Russia, con cui la Finlandia, ricordiamo, confina, non è più possibile. Così, in soli otto giorni abbiamo trovato una soluzione per tutti quei voli che prima impiegavano 9 ore e oggi 12-13. Abbiamo fatto un lavoro enorme per trovare i permessi per passare per rotte alternative e restare così la compagnia famosa per avvicinare l’Europa con l’Asia. Ma, certo, questo non è sostenibile alla lunga, perché per andare da Helsinki, dove si trova il nostro hub, all’Asia, il modo più rapido è di passare sopra alla Russia, quindi speriamo che questa guerra finisca presto”, avverte. “A dimostrare la nostra agilità in questa circostanza - sottolinea - anche il fatto che abbiamo avviato la creazione di un secondo hub, all’aeroporto di Stoccolma-Arlanda. Non potendo volare come prima verso l’Asia, abbiamo pensato di guardare agli Stati Uniti. Già da novembre, per il mercato svedese, abbiamo due destinazioni negli Usa, con voli diretti da Stoccolma a New York e in inverno anche Miami mentre in estate aggiungiamo Los Angeles. Sempre per il mercato svedese abbiamo offerto la Thailandia. Quindi, rotte nuove. In Asia certamente si continua a volare in Thailandia, Singapore, India, dove cominciamo anche una seconda destinazione con Mumbay”. “Poi abbiamo rafforzato le rotte in Europa. Con l’Italia abbiamo 6 città servite da questa estate: Milano, Roma, ma anche Napoli, Verona, Bologna e Venezia. Dobbiamo seguire la domanda, che è forte in Europa e infatti adesso con i voli europei siamo tornati quasi ai livelli del 2019. Ma naturalmente non è la stessa cosa, noi abbiamo lottato tanto per vendere al mercato una compagnia ‘via Helsinki’, soprattutto in direzione Nord e Asia, e oggi il messaggio viene cambiato moltissimo. La domanda in Europa ci aiuta sicuramente, ma non è lo stesso”, rimarca Roig. “La guerra crea una grande incertezza, molto più per noi - osserva - che per altre compagnie. Un volo che impiega 1-2 ore di più a noi cambia tantissimo. Prima in 24 ore potevamo fare andata e ritorno con lo stesso equipaggio e quindi era molto efficiente ed era quello che ci caratterizzava: con un aereo una destinazione andata e ritorno in un giorno, che non ha quasi nessuna altra compagnia in Europa verso l’Estremo Oriente. Quindi, ora è un po’ come essere un’altra compagnia, ma la voglia di essere la Finnair che era nel 2019 esiste e non vogliamo uscire da questa direzione. Però, nel frattempo, dobbiamo anche fare altre cose per sostenere questo periodo”. E proprio in un periodo tra i più difficili per il trasporto aereo Finnair ha puntato su un grosso investimento per rinnovare la flotta. “La Finnair ha investito 200 milioni di euro - racconta - non solo per la Business class ma anche per una nuova classe intermedia che è la nostra Premium Economy, nonché per il rinnovamento pure della Economy. Tutta la cabina dei nostri 19 aerei sarà nuova. Per la Business, in particolare, abbiamo una novità: siamo la prima compagnia aerea nel mondo a usare un prodotto che noi chiamiamo AirLounge, che è come un sofa di casa; non un sedile reclinabile ma una struttura fissa che diventa anche un letto, in grado di offrire un notevole comfort, più spazio e privacy. Tutti i passeggeri che scelgono Finnair per volare a Singapore, in Asia, a New York o Dallas, trovano già a disposizione gli aerei con queste cabine. Per ora sono tre gli aerei pronti, ma piano piano saranno montate in tutti i nostri aerei destinati al lungo raggio”. Un progetto realizzato interamente con aziende partner solo finlandesi. “Siamo al 100% finlandesi, e il nostro Dna - dice - ne rispecchia la funzionalità ma anche la sostenibilità, che ispirano tutto quello che facciamo. In occasione del rinnovamento delle cabine, abbiamo anche pensato a come cambiare il servizio a bordo. Abbiamo ridotto il peso del 20% e questo è molto importante perché più peso supporta l’aereo maggiore è il consumo di carburante e quindi l’emissione di CO2. I piattini in porcellana e i bicchieri di cristallo sono fabbricati dal marchio finlandese Iittala e ora saranno rinnovati: più leggeri e con un disegno diverso, in particolare i bicchieri che andranno a sostituire quelli storici che utilizziamo quasi sin dal primo volo a lungo raggio, sempre disegnati appositamente per noi. Anche per la tappezzeria e i rivestimenti usiamo e continueremo a usare un altro noto marchio finlandese, Marinekko, cambiando un po’ il design. Quindi, lavoriamo solo con aziende finlandesi e questo riflette il nostro Dna, il design nordico e soprattutto l'attenzione al peso e alla funzionalità”. Un concetto, quello della sostenibilità, in cui Finnair crede molto. “Per noi la sostenibilità è molto importante. E possiamo affermare che raggiungeremo l’obiettivo zero emissioni, indicato dalla Iata entro il 2050, ben cinque anni prima, proprio grazie a tutto quello che facciamo. Sul fronte del Saf-Sustainable aviation fuel, in particolare, lo acquistiamo insieme alle altre compagnie dell’alleanza Oneworld di cui siamo membri, ma anche da una società ancora una volta 100% finlandese, la Neste. E poi offriamo ai passeggeri la possibilità di aderire a progetti per la salvaguardia del pianeta. La sostenibilità riguarda anche tutta la parte del servizio catering, dove la cucina è interna, la Finnair Kitchen, e dove tutto è pensato in Finlandia, studiando appositamente i menù, i prodotti utilizzati, a seconda delle destinazioni e del target di passeggeri, e bilanciando tutto. Ancora, durante la pandemia, abbiamo deciso di eliminare uno dei nostri aeromobili ma ne abbiamo riutilizzato il 99% delle parti”, afferma. “Un altro aspetto della sostenibilità che implementiamo è quello sociale. Ad esempio, sempre durante la pandemia, all’inizio, quando tutto era fermo, abbiamo pensato di vendere i piatti che la Finnair kitchen faceva nei supermercati finlandesi e questo ci ha aiutato a conservare il lavoro delle persone. Nell’ultimo periodo, abbiamo aiutato le donne e i bambini dell’Ucraina con ponti aerei Finnair Plus, destinando in due mesi già 400mila euro, e poi uno sconto del 95% per tutti coloro che dovevano uscire dall’Ucraina potendo utilizzare voli della nostra compagnia nei paesi più vicini come Varsavia o Praga. Anche questo per noi vuol dire essere sostenibili, socialmente appunto", fa notare. “Sono tante cose, da tanto tempo non facciamo nulla che non abbia un risvolto sostenibile: tutti questi elementi - conclude Roig - concorrono alla sostenibilità e senza questo messaggio la Finnair non sarebbe la Finnair”.
(Adnkronos) - Il 64% dei lavoratori di un campione di imprese delle maggiori capitali europee vorrebbe sapere di più sulle politiche ambientali e di sostenibilità della propria azienda. Uno su cinque, invece, confessa di non sapere se la propria azienda ne ha una. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Treedom e presentata in vista dell'Overshoot Day 2022 dell'Italia (15 maggio). Il sondaggio, condotto tra 7.000 lavoratori dipendenti in un campione di aziende in Europa, è stato realizzato in occasione della campagna di sensibilizzazione ai temi ambientali 'We Grow Trees' in sei paesi europei, che va dalla Giornata della Terra (22 aprile) alla Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno), con l'obiettivo di far crescere 20.000 alberi nella foresta dedicata alla campagna con l'aiuto della community di Treedom, la piattaforma con sede a Firenze che permette di piantare e regalare alberi a distanza e seguire online la loro storia. L'indagine rivela che gli imprenditori comprendono la necessità di implementare politiche di sostenibilità e comunicarle ai principali stakeholder, mentre i dipendenti sono meno consapevoli di quali azioni vengono effettivamente intraprese in questa direzione: meno di un terzo dei dipendenti conosce le politiche ambientali della propria azienda. Ma c'è un chiaro desiderio di saperne di più, dato che il 64% chiede maggiori informazioni, che sale al 70% tra chi appartiene alla Gen-Z. L'importanza di assicurare la comprensione su queste politiche ai lavoratori è fondamentale dal punto di vista del reclutamento e della fidelizzazione. Il 67% dei dipendenti concorda sul fatto che la sostenibilità è un fattore importante nella scelta del ruolo lavorativo a cui candidarsi. Tra i lavoratori italiani, l'86% afferma infatti che influisce sul processo decisionale. Per gli intervistati le tre principali iniziative che i datori di lavoro dovrebbero prendere in considerazione per una politica aziendale sostenibile sono: prevenire e ridurre l'impatto ambientale (51%), in Italia il 67%; garantire miglioramenti costanti (38%), in Italia il 51%; dare un contributo economico volontario per compensare le emissioni (37%) e restituire risorse alle comunità (28%). In definitiva, la linea aziendale ha bisogno di dimostrare un impatto positivo sull’ambiente, in modo da poter comunicare chiaramente ai lavoratori obiettivi, azioni intraprese e risultati chiari. Mentre il 72% è d'accordo sul fatto che i piani attuali stiano avendo un impatto positivo, tuttavia, c'è ancora qualche incertezza con un quarto dei lavoratori olandesi, tedeschi e britannici, i quali non sono sicuri dell'effetto positivo o negativo che stanno riscontrando le azioni attuate. “C'è un divario di conoscenza e comprensione - osserva Federico Garcea, fondatore e Ceo di Treedom - tra i decisori che creano le politiche di sostenibilità e quelli che sono gli addetti ai lavori nelle aziende. Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, le aziende non possono lavorare in silo (in una bolla, da sole), il lavoro deve essere vissuto e respirato da dentro a fuori. I dipendenti devono essere coinvolti nel viaggio della sostenibilità, così da avere un impatto positivo duraturo e per rimanere competitivi come azienda, attirando i migliori talenti. Attraverso l'atto apparentemente semplice di crescere alberi e sostenere le comunità socioeconomiche, le aziende possono comunicare con il personale in un modo tangibile e facile da capire, che porta l'atto della vita sostenibile più vicino a sé e ha un impatto olistico (globale, organico) non solo sul pianeta, ma anche sulle persone”.