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(Adnkronos) - Da Vladimir Putin "non ho visto spiragli per la pace tra Russia e Ucraina". Lo ha affermato il premier Mario Draghi, parlando in conferenza stampa della telefonata avuta oggi con il presidente russo. "Ho cercato Putin, lo scopo della mia telefonata era chiedere se si potesse far qualcosa per sbloccare il grano che oggi è nei depositi ucraini, perché la crisi alimentare, in alcuni Paesi già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili". Ora occorre "vedere se si può avviare una collaborazione Russia-Ucraina sullo sblocco dei porti in Mar Nero, dove ci sono molti milioni di tonnellate di grano fermi. Putin ha detto che questo non è sufficiente" per risolvere la crisi alimentare, 'perché il fabbisogno è più alto', ma io ho chiesto di procedere con lo sblocco o si rischia che questi depositi vadano a male, che marciscano. Putin mi ha detto che i porti sono bloccati perché sono minati dagli ucraini, che però li minano per impedire ai russi di attaccare. Ho chiesto collaborazione a sminare questi porti" e per arrivarci occorre "garantire non arrivino attacchi quando i porti saranno sminati". "Può essere un tentativo che non avrà esiti ma c'è stata disponibilità da parte di Putin. Ho terminato dicendo che chiamerò Zelensky per vedere se c'è volontà di procedere in questa direzione, se c'è disponibilità. Ho sentito il dovere di fare questo tentativo per una crisi umanitaria che può toccare i più poveri del mondo. Speriamo...". Del tentativo di sbloccare i depositi di grano che giacciono nei porti ucraini, oggi in una telefonata con Putin, "ne parlerò al Consiglio straordinario europeo, non è esattamente su questo" il summit "ma credo farò una breve informativa. Ma, attenzione, è un tentativo che potrebbe finire nel nulla ma che mi sento di fare, senza alcuna certezza che possa andare a buon termine, potrebbe finire nel nulla". "La gravità della situazione ci impone di rischiare e provare cose che possono anche non riuscire - rimarca - proverò dunque a telefonare a Zelensky e vedrò se c'è una corrispondente disponibilità. Credo che da parte di tutti ci sia la consapevolezza della posta in gioco, ovvero la vita di milioni e milioni di persone". Sul gas all'Italia, Putin "ha detto che continuerà a fornire le forniture, io non ho discusso, non ho risposto, non ho fatto nessuna osservazione, ma questa è la situazione attuale con tutti i Paesi tranne che per quei i Paesi che sono attaccati dalla Russia come la Finlandia e anche la Bulgaria" alla quale "per un giorno è stata sospesa la fornitura di gas".
(Adnkronos) - E' ora ufficiale: il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. "L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso - dichiara Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano - lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito 'un cambiamento culturale' nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo". "Quello dato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è un segnale importante per l’intero settore delle denominazioni del vino del nostro Paese - sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas - e giunge a conferma che il percorso intrapreso da Federdoc ha nello standard Equalitas un punto di riferimento di assoluto valore. Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali". La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio e al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo. In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il 'messaggio verde'. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici. Nei primi anni ’90 il Consorzio fu tra i primi in Italia ad indagare i terreni produttivi tramite un progetto di zonazione denominato 'Vino Nobile Di Montepulciano Zonazione e Valorizzazione Del territorio' che interessò i vigneti di produzione nel triennio 1992/1994. Fu condotto dal gruppo di ricerca in viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige con il fondamentale apporto dell’allora Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo di Firenze. La sezione clima fu trattata dall’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Arezzo. Il progetto ha prodotto una carta tematica per la gestione del territorio di produzione ancora oggi attuale e basilare per gli studi che si sono susseguiti. Intorno al 2006, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, è nato un progetto per lo smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione per il sostegno energetico a plessi scolastici e amministrativi. Nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto. L'idea di misurare la Carbon Footprint della Docg di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica. Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale grazie a una piattaforma di raccolta dati testata con l’Università Marconi di Roma. I produttori hanno all’epoca prontamente compreso la portata rivoluzionaria del progetto, esprimendo convincimento ed entusiasmo; stesso atteggiamento ha manifestato il Gambero Rosso, voce leader a livello internazionale nell’informazione eno-gastronomica, che ha ugualmente garantito il proprio appoggio per il “lancio” della notizia e per la relativa campagna. Questo progetto è stato premiato nel 2015 alla Smau di Milano come “Smart Communities”. La presenza in Montepulciano di una cantina che è diventata simbolo e modello di queste pratiche, Salcheto, e la vicepresidenza del marchio Equalitas, Michele Manelli, suo titolare, hanno dato un’ulteriore spinta alle attività che hanno oggi portato a questo riconoscimento. Lo standard Equalitas (www.equalitas.it), elaborato dall’omonima società italiana controllata da Federdoc, consente la certificazione di sostenibilità dell’Organizzazione, ovvero della singola impresa vitivinicola, dei prodotti vitivinicoli e delle Denominazioni di Origine. Lo standard è studiato espressamente per il settore vitivinicolo ed è certamente tra i più all’avanguardia a livello internazionale, l’unico a prevedere anche la certificazione delle denominazioni di origine. Equalitas è un protocollo molto impegnativo che implica il rispetto di un numero elevato di requisiti ambientali, come la misurazione dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica, e socio economici, come la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità. Inoltre, Equalitas prevede anche il raggiungimento di obiettivi progressivi e la stesura di un bilancio di sostenibilità nel quale presentare e comunicare i risultati ottenuti. Un miliardo di euro circa: è questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.210 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 305 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 75 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020).
(Adnkronos) - Negli ultimi 20 anni persi 5 Km di costa naturale all'anno a causa della costruzione di nuove strutture artificiali. Si tratta, spiega Ispra, di una misura che equivale all'intero litorale di una località balneare come Fregene. L’artificializzazione è ancora più rilevante nelle zone retrostanti le spiagge, nelle quali ogni anno dune costiere, terreno coltivato, vegetazione e formazioni naturali vengono sostituite da oltre 10 Km di opere antropiche. Sono i dati che emergono dall’aggiornamento della banca dati Linea di Costa Italiana 2020, presentato oggi da Ispra che analizza la fascia costiera italiana. Secondo i dati Ispra, la linea di costa italiana misura circa 8.300 Km, di cui il 13% è occupato da opere artificiali come porti, opere di difesa costiera, opere idrauliche di impianti industriali, strutture artificiali a supporto della balneazione. Negli ultimi 20 anni, la costa artificializzata è aumentata complessivamente di oltre 100 km. Un discorso parallelo riguarda l'interfaccia tra le spiagge ed il territorio circostante. Nell'insieme, la linea di retrospiaggia misura circa 4.000 Km, di cui solo metà restano naturali, mentre oltre il 20% è completamente occupato da opere artificiali, come infrastrutture viarie, abitazioni, lidi, siti produttivi. L'incremento in questo caso è stato di oltre 200 Km negli ultimi 20 anni. Il restante 30% si caratterizza come 'urbano sparso', occupato quindi in maniera parziale e discontinua da opere antropiche.