INFORMAZIONIClara Gasparri |
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(Adnkronos) - "La prima cosa che chiedo ai colleghi europei che si trovano sul campo qui in Ucraina, quando li accompagno e li 'formo' per svolgere il loro lavoro sul teatro di guerra? Di essere empatici con le vittime di questa tragedia. Loro ci devono parlare, è logico, ma si tratta di persone drammaticamente sotto choc ed è fondamentale non peggiorare la loro situazione". A dirlo all'Adnkronos, in un'intervista da Kiev, è Andry Kovalenko, Ceo dell'Accademia Nazionale Ucraina della Stampa, che nel quotidiano si occupa di fornire formazione qualificata ai giornalisti e, dall'inizio della guerra su larga scala, collabora sul campo indirizzando e aiutando i colleghi europei. "Devo dire -racconta Kovalenko- che ci sono anche persone che vogliono parlare, raccontare cosa è successo, perché per loro è come una specie di terapia: dopotutto, se non lo racconti al mondo è come se non fosse successo". Il giornalista ora si trova a Kiev, "ma sino a ieri mi trovavo nel Donetsk -spiega- dove la situazione è molto tesa, sono in corso azioni belliche attive, continui attacchi, spari, i russi tentano continuamente di prendere il controllo amministrativo delle regioni di Donetsk e Luhansk ma per il momento non riescono. Ma siamo in una situazione di guerra attiva". La difficoltà totale, per i giornalisti inviati al fronte, "è quello della sicurezza. Perché trovandosi in vicinanza diretta rispetto alle zone di combattimento bisogna calcolare bene i percorsi di spostamento, stare continuamente in contatto con i militari, anche perché la situazione cambia ogni secondo". Il tema della propaganda è 'caldo', e il giornalista ucraino risponde secco: "La propaganda esiste, certo, ms risolvere il problema di come dare le notizie è semplice: bisogna venire in Ucraina e vedere con i propri occhi cosa sta succedendo. I colleghi che vengono qui, vedono direttamente che qui non ci sono le basi Nato o i laboratori chimici", scandisce. La propaganda "esiste anche in Ucraina, ci sta, è la guerra, ma bisogna differenziare. Se una persona ragiona, può smentire tutto ciò che viene veicolato dalla propaganda russa facendo semplici ricerche in rete". Tra gli episodi che più gli sono rimasti impressi nella mente di questi tre mesi di guerra a contatto con i colleghi europei, Kovalenko non ha dubbi: "La reazione dei miei colleghi quando abbiamo lavorato vicino alla linea del fronte. A volte siamo stati a poca distanza dagli spari diretti. Quello che mi è rimasto impresso è l'obitorio di Bucha, e la reazione dei colleghi che hanno parlato con i parenti che aspettavano i corpi dei loro parenti. Sui loro occhi ho visto le loro facce, l'incredulità, lo choc". Fare l'inviato di guerra non è uno scherzo. "Un giornalista ha bisogno dell'accredito da parte del governo, perché altrimenti non può parlare di quanto avviene in Ucraina", dice il Ceo dell'Accademia della Stampa, che spiega: "Sul campo, la sicurezza è tutto: tra le cose che servono come minimo equipaggiamento casco, giubbotto antiproiettile, telefono satellitare perché la prima cosa che fa il nemico è cercare di danneggiare le connessioni". La scritta 'Press' "nelle zone di guerra diventa un obiettivo per i russi, perché sanno che racconteranno i loro crimini", avverte Kovalenko. Che conclude con un pensiero ai colleghi italiani: "Vorrei ringraziare tutti i paesi europei per l'aiuto che ci viene dato in questa guerra. Grazie per non averci abbandonato -dice- E ai lettori di questo articolo vorrei dire infine di continuare a sostenerci, perché se Putin non viene fermato, saranno i prossimi".
(Adnkronos) - I dati stupiscono: in Italia si contano 150.000 posti di lavoro per cui sono richieste competenze Stem (scientifiche, tecnologiche e digitali) che ogni anno il Paese non riesce a coprire. "E andrà sempre peggio, perché la richiesta sarà sempre più alta e se non invertiremo subito la rotta avremo via via meno ragazze e ragazzi preparati a ciò che l’impresa richiede e cerca affannosamente. Bisogna lavorare tanto sull’incontro fra domanda e offerta". Sono queste le parole dell’Amministratore delegato di Microsoft Italia, Silvia Candiani, intervistata da Fulvio Giuliani, Direttore responsabile del quotidiano La Ragione -leAli alla libertà. In una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano La Ragione, Candiani racconta come la strategia che Microsoft ha scelto di sviluppare in Italia sia quella di lavorare come partner strategico dell’impresa del Paese, investendo al contempo in una formazione scolastica e universitaria completamente rivista e nell’aggiornamento dei lavoratori più maturi. "Credo che far leva su quello che Microsoft ha come capacità di innovazione, invenzione e trasformazione e applicarlo in Italia per portarlo ad avere un impatto sulla crescita del nostro Paese è ciò che mi motiva ogni giorno. Il fatto di essere radicati in Italia e avere a cuore il successo del nostro Paese ci fa sentire parte di un ecosistema". Confrontarsi con manager come Silvia Candiani è occasione per parlare anche di temi come diversity and inclusion, lavoro giovanile e femminile. Per il colosso fondato da Bill Gates ad ora sotto la guida del Ceo globale Satya Nadella rivedere costantemente metodi e pratiche di lavoro è parte stessa della filosofia aziendale. In Microsoft, i responsabili delle varie aree di business sanno di dover far crescere i giovani talenti. Perché così un’azienda funziona meglio, produce di più, ottiene più risultati. Il tono dell’Ad di Microsoft Italia vira quasi all’incredulità davanti alle polemiche scoppiate in Italia nelle ultime settimane su lavoro femminile e maternità: "sono stati fatti tanti studi sull’importanza di garantire una diversità e una complementarità dei punti di vista per le performance delle aziende. Più in generale, credo sia un tema di equità. Per attrarre i migliori talenti bisogna offrire pari possibilità di emergere con gli stessi meriti. In un momento di guerra per il talento, di ricambio generazionale, di nuove competenze dobbiamo assicurarci di garantire il massimo accesso a questi talenti, senza perdere metà del mondo perché è donna". Silvia Candiani chiarisce: "non è buonismo ma it’s good for business". Alla domanda di cosa si aspetta da un giovane talento che si approccia al mondo del lavoro, la risposta della prima presidente donna dell’associazione degli Alumni dell’Università Bocconi è chiara: "quello che cerco in chi viene a lavorare con noi è la curiosità, la voglia di imparare e mettersi in gioco e una mentalità imprenditoriale. Non spaventarsi e rimboccarsi le maniche, senza darsi mai per vinti. Resilienza e passione. Vorrei qualcuno che venisse al lavoro con il desiderio di cambiare il mondo". L’intervista completa all’Amministratore Delegato di Microsoft Italia, Silvia Candiani, è disponibile sul numero di oggi del quotidiano La Ragione – leAli alla libertà e per sempre gratuitamente sull’ app e sito web www.laragione.eu.
(Adnkronos) - La NASA è pronta per il test della capsula spaziale Starliner. Lo hanno annunciato alcuni funzionari dell’agenzia americana spaziale, una missione di prova, rinviata per lungo tempo, che dimostrerà che il gigante aerospaziale è in grado di far volare in sicurezza gli esseri umani nello spazio. Il decollo è previsto stanotte da Cape Canaveral, in Florida, poi la Starliner - il nuovo taxi spaziale messo a punto dalla Boeing - tenterà di agganciarsi alla stazione spaziale venerdì e trascorrerà quattro o cinque giorni attaccata all'avamposto orbitale prima di tornare sulla Terra. Se tutto va come previsto, Starliner potrebbe far volare il suo primo equipaggio di astronauti in autunno.