(Adnkronos) - Dal biatleta 19enne morto per difendere la sua Kharkiv alla promessa della ginnastica uccisa sotto il crollo della sua casa a Mariupol, sono già quasi 50 gli sportivi morti dall'inizio della guerra in Ucraina. "Molti atleti hanno abbandonato gli allenamenti per unirsi come volontari alle forze armate o alla difesa territoriale. Noi vogliamo raccontare le loro storie e onorare e ricordare la loro memoria", dice all'Adnkronos la ex campionessa di salto triplo Olga Saladukha, ora parlamentare, membro del comitato per lo sport e presidente della commissione atleti. È in questa veste che la triplista - campionessa del mondo nel 2011 e medaglia bronzo alle Olimpiadi di Londra l'anno successivo - ha lanciato la piattaforma "Angeli dello Sport", una 'Spoon river' digitale che raccoglie le storie degli atleti morti negli ormai quasi tre mesi di guerra. Tra loro uomini, donne, tanti pugili e sollevatori di pesi, ma anche ciclisti e marciatori. Biografie ricche di traguardi sportivi e vite spezzate prima di riuscire ad ottenerli. "Non ci interessano i numeri e le statistiche, ma sottolineare il contributo che il mondo dello sport sta dando alla battaglia", spiega Saladukha. Grave il bilancio anche in termini di impianti: "Tra stadi e piscine, sono già più di mille le infrastrutture sportive distrutte. Anche la base olimpica di biathlon è stata completamente distrutta. Quindi da ricostruire c'è davvero tanto", racconta la parlamentare, che si dice però "consapevole del fatto che dopo la guerra in Ucraina ci sarà una crisi economica e serviranno tanti fondi per la ricostruzione generale. Bisogna però capire che il ripristino dello sport è importante, per i bambini e anche per i veterani del conflitto, che hanno traumi fisici e psicologici". La presidente del comitato atleti fa appello anche all'estero "a tutte le federazioni e a tutti i comitati nazionali e internazionali a unirsi a noi e aiutarci a ricostruire gli impianti". Il sostegno è già arrivato: "Devo ringraziare già adesso per l'importante aiuto che ci viene fornito. Dall'Italia ad esempio abbiamo ricevuto abbigliamento, scarpe e attrezzature per quegli sportivi che sono fuggiti dalle loro case, lasciandosi indietro tutto ciò che gli è necessario per allenarsi e vivere. Poi riceviamo dai comitati olimpici dei vari Paesi e dalle federazioni internazionali aiuti economici, con cui abbiamo istituito un fondo che ha già raggiunto 2 milioni di dollari. Risorse che vengono utilizzare per il sostegno economico agli sportivi e alle loro famiglie, alcune rimaste senza casa", racconta Olga Saladukha. Inoltre "molti Paesi, dato che le nostre federazioni non possono organizzare i campionati nazionali in Ucraina a causa della guerra, ci hanno proposto di ospitarli sul loro territorio, però ci siamo resi conto che sarebbe fisicamente impossibile, dato che molti atleti sono dispersi in vari Paesi europei", spiega l'ex triplista. Il problema è anche per quegli sportivi che hanno bisogno di raggiungere determinati risultati, per potersi qualificare a competizioni internazionali. "Abbiamo parlato anche con il Cio - spiega la presidente della commissione - per farli partecipare ai campionati di altri Paesi e permettergli così di progredire a un livello successivo". A conflitto finito "l'obiettivo sarà far sì che lo sport torni in Ucraina. Molti soldi dovranno essere destinati proprio all'ambito sportivo, per poter motivare i nostri atleti rimasti all'estero e farli tornare in patria. Anche perché crediamo che dopo la guerra lo sport ucraino sarà ancora più forte, più sicuro di sé e più unito. Già adesso poter sventolare la bandiera ucraina ai vari campionati è un orgoglio davvero molto grande". di Alice Bellincioni
(Adnkronos) - "Oggi è un giorno di festa perché festeggiamo un Osservatorio che vuole ascoltare i giovani che sono molto più curiosi, più smart e audaci rispetto alle generazioni precedenti". A dirlo Carlo Alberto Giusti, rettore della Link Campus University, in occasione della presentazione del 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University. "La nostra università - sottolinea - ha diversi passaporti, nel senso che i giovani provengono tra i diversi Paesi del mondo, portando le proprie esperienze. I giovani hanno molta più forza per affrontare le paure che ci sono, come la guerra".
(Adnkronos) - Negli ultimi 20 anni sono andati distrutti più di 13 mila km quadrati di zone umide costiere in tutto il mondo. La notizia positiva è che nello stesso periodo circa il 70 per cento di quanto perduto è stato recuperato, per effetto dell’azione di ripristino guidata dall’uomo e dei processi naturali di ripresa. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’università di Cambridge sullo stato di salute di questi ecosistemi, così preziosi soprattutto per la loro capacità di fare da “pozzi di carbonio”: ovvero sono in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emettono. Tra i responsabili della loro distruzione ci sono azioni umane dirette come l’acquacoltura, l’agricoltura e l’espansione delle aree urbane, ma anche l'innalzamento del livello del mare e i processi di erosione costiera.