(Adnkronos) - Quasi 50mila i tifosi romanisti che questa sera assisteranno davanti al maxischermo allestito all'Olimpico di Roma alla finale di Conference League tra Roma e Feyenord, che si disputerà alle 21 a Tirana. Circa lo stesso numero di spettatori che va allo stadio durante le partite di campionato. E a un'ora circa dall'apertura dei cancelli le zone limitrofe, in primis Ponte Milvio, sono già gremite di tifosi che attendono con ansia il fischio di inizio. Il dispositivo della sicurezza, che vede in campo circa mille uomini delle forze dell'ordine, è già scattato e il traffico comincia a essere intenso. I bus viaggeranno regolarmente ed eventuali stop saranno decisi solo in caso di necessità per evitare atti di vandalismo e tutelare i passeggeri. La zona dello stadio è sotto la lente di chi gestisce l'ordine pubblico ma l'attenzione è puntata anche su altri quartieri a cominciare dal centro. Dalle 7 di questa mattina sono state transennate Fontana di Trevi, la Fontana della Barcaccia, la Fontana di piazza del Popolo e quella di piazza Navona. Un presidio delle forze dell'ordine vigila anche a Trinità dei Monti. Vietata la vendita per asporto di bottiglie in vetro.
(Adnkronos) - "Nel Jobs act troviamo il tentativo di riformare il mercato del lavoro, e non solo il diritto del lavoro, come è avvenuto invece in tutti gli altri tentativi di legiferazione nel settore. E' una riforma che, sia dal punto formale sia dal punto di vista sostanziale, basandosi sul principio della Flexisecurity, ha immaginato il 'movimento' del cittadino-lavoratore all'interno del mercato del lavoro nel corso del tempo. Il Jobs act puntava a creare una struttura del diritto del lavoro così semplice e agile capace di reggere gli urti dei cambiamenti sempre più rapidi del mercato del lavoro, attraverso la semplificazione delle forme e l'attivazione del controllo. Ritorniamo al Jobs Act e completiamo quella riforma. Sì può sintetizzare così il significato di fondo di questo libro". Così, con Adnkronos/Labitalia, il giuslavorista Francesco Rotondi, founder dello studio LabLaw, autore del libro 'Jobs Act for ever', edito da Rubbettino, parla del volume uscito da poche settimane in libreria, in cui ripercorre e descrive i contenuti della riforma del lavoro del Governo Renzi. Il libro verrà presentato oggi a Roma, al Palazzo dell'Informazione del Gruppo Adnkronos, a partire dalle 17.30, nel corso di un appuntamento a cui prenderanno parte, oltre all'autore: Maurizio Del Conte, professore ordinario di Diritto del Lavoro presso Università Bocconi di Milano che ha curato la prefazione; Claudio Durigon, già sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro; Nicola Marongiu, coordinatore area della contrattazione e del mercato del lavoro Cgil; Francesco Napoli, vicepresidente nazionale Confapi; Massimo Marchetti, area lavoro welfare e capitale umano Confindustria. "Le politiche attive introdotte dal Jobs act sono tutte quelle di cui oggi si sente la mancanza, trovandoci indietro rispetto ad altri Paesi europei. E' stato sbagliato non prevedere determinare risorse per le politiche attive", spiega Rotondi. Il testo redatto da Rotondi evidenzia gli aspetti più innovativi di questo impianto di riforma e soprattutto la necessità di ripartire dal Jobs Act per portare a compimento quell’idea di cambiamento e per giungere finalmente a un mercato del lavoro più moderno e attuale, capace realmente di coniugare flessibilità e diritti. Il complesso degli interventi di riforma che va comunemente sotto il nome di Jobs Act - si ricorda nel testo - ha interessato tre macro-ambiti nei quali tradizionalmente si articola il diritto del lavoro: mercato del lavoro, forme e regole contrattuali, ammortizzatori sociali. Gli otto decreti legislativi, entrati in vigore nelle tre tornate di marzo, maggio e settembre del 2015, hanno introdotto ex novo o significativamente rivisitato una pluralità di regole del contratto di lavoro: dal contratto di lavoro subordinato 'a tutele crescenti' alla realizzazione di un sistema generalizzato di tutela del reddito contro la disoccupazione involontaria; dalla creazione di una rete nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro alla ridefinizione dell’intervento della cassa integrazione guadagni; dalla introduzione di nuovi strumenti di conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro a una più efficace tutela della lavoratrice madre; dalla semplificazione delle regole e delle tipologie contrattuali esistenti al rafforzamento del sistema di contrasto al lavoro irregolare. L’obiettivo che ha accomunato il complesso dei provvedimenti è stato la realizzazione nel nostro Paese di un mercato del lavoro più inclusivo ed efficiente, per contrastare il pesante divario di partecipazione tra giovani e adulti, donne e uomini, autonomi e subordinati, precari e protetti" "Nel corso degli ultimi trent’anni -sottolinea Rotondi- abbiamo avuto innumerevoli interventi normativi in materia di lavoro che cercavano di sanare situazioni di crisi con provvedimenti straordinari ma senza un vero e proprio tentativo di ridisegnare le materie secondo le nuove regole che il mercato, non più locale, imponeva. Molti i temi di riforma del lavoro sono stati affrontati in questi anni, consideranti come rilevanti e necessari per immaginare un’economia e una società che possa avere un futuro, ma mai attivati e implementati secondo la loro reale valenza. Mai realmente condivisi sotto il profilo sostanziale". "Solo una lettura politicamente orientata può non vedere come il Jobs Act sia stato, invece, il tentativo più serio e strutturato volto a invertire lo stato dell’arte dell’intero mondo del lavoro. In esso vediamo realizzarsi una vera e propria azione di cambiamento che non si sarebbe attuata unicamente abrogando norme o introducendo commi e provvedimenti straordinari; in esso è evidente il tentativo di ridisegnare, riscrivere alcune parti dello storico diritto del lavoro accogliendo istanze relative all’oggi con uno sguardo verso il futuro”, conclude Rotondi. "Quella sull'articolo 18 e il Jobs act è una polemica sterile, non confortata dai dati statistici, ma culturale, ideologica. L'articolo 18 una protezione dei lavoratori? Secondo me, la protezione dei lavoratori non è l'articolo 18: l'esperienza ci insegna che, anche in presenza del vecchio articolo 18 in periodo pre-riforma Fornero, i contenziosi che avevano come oggetto i licenziamenti si chiudevano per il 90% in forma stragiudiziale e cioè con una transazione di tipo economico, e anche quando si finiva in tribunale c'era una percentuale bassissima che finiva con una reintegrazione", continua Rotondi. Secondo Rotondi, con il Jobs Act si puntava "a un sistema che vede il licenziamento non come la morte civile ma come un passaggio da un lavoro a un altro". "E questo lo puoi fare solo rendendo più semplice la ricollocazione, destinandogli dei fondi e non indirizzandoli a un'attività sanzionatoria come è l'articolo 18", conclude.
(Adnkronos) - Torna a crescere sensibilmente, dopo l’anno della pandemia, il riciclo del legno in Italia, raggiungendo il suo massimo storico. Sono, infatti, 1.985.251 le tonnellate di legno raccolto e avviato a riciclo nel 2021 dal sistema Rilegno con un incremento dei volumi del 7,83% sull’anno precedente e una percentuale del 64,75% nel riciclo degli imballaggi di legno (gli imballaggi nuovi immessi sul mercato nel 2021 hanno raggiunto i 3,4 milioni di tonnellate), doppiando così l’obiettivo fissato dall’Unione Europea al 30% entro il 2030. Cresce anche l’attività di rigenerazione dei pallet, fondamentale in ottica di prevenzione, con oltre 908mila tonnellate recuperate pari a circa 70 milioni di pallet usati, ripristinati per la loro funzione originaria e reimmessi sul mercato. A livello territoriale è sempre la Lombardia a primeggiare con 541.915 tonnellate (il 27% del totale), seguita dall’Emilia-Romagna con 222.866 ton., dal Piemonte con 156.566 ton. e dalla Toscana con 155.272 ton. Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dal Rapporto 2022 sull’attività svolta da Rilegno, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi di legno, approvato dall’Assemblea annuale tenutasi a Cesenatico, dove il Consorzio ha la sua sede operativa. L’assemblea ha, inoltre, rinnovato il Consiglio di amministrazione e le cariche sociali. Confermato Nicola Semeraro alla Presidenza per il prossimo triennio. Rilegno da 25 anni si occupa di raccogliere e riciclare gli imballaggi in legno in Italia e gestisce una filiera basata su 1.944 consorziati, 394 piattaforme private che raccolgono il legno e 15 impianti di riciclo. Questi, insieme ai cittadini e alle imprese italiane, sono gli attori dell’economia circolare del legno. Va ricordato, infatti, che oltre il 95% del legno riciclato diventa nuova materia prima sotto forma di pannelli truciolati, vera linfa vitale per tutto il settore del legno-arredo soprattutto in una congiuntura come l’attuale caratterizzata da una drammatica scarsità di materia prima. Un sistema che tiene insieme in un equilibrio virtuoso dai produttori di cassette per l’ortofrutta della Sicilia ai mobilieri della Brianza, generando un impatto economico di 2 miliardi di euro, oltre 10mila posti di lavoro diretti e soprattutto un "risparmio" nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate, che equivalgono a compensare 1 milione di veicoli che circolano in un anno. “La sostenibilità ambientale, sociale ed economica è ormai diventato il traguardo da raggiungere per le imprese e per le comunità, così come raccomandato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 che si preoccupa anche del riciclo dei materiali, fissando l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 una gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali e di ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo" afferma Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, che aggiunge: "dalla sostenibilità e dalla circolarità non si può prescindere e il legno è certamente la risposta migliore per un’economia che vada di pari passo con il rispetto dell’ambiente e dell’uomo”. “Per quanto riguarda le sfide che ci attendono nel prossimo triennio punteremo soprattutto su sistemi innovativi quali la tracciabilità e una logistica sostenibile. L’economia circolare - conclude il presidente Semeraro - è sistemica, non si fa da soli. Il Consorzio Rilegno è al servizio delle aziende e del Paese ed è in tal senso che lavoriamo.”