INFORMAZIONIIndustrie De Nora spa Cosmesi, Chimica e Farmaceutica, Sanità Ruolo: Employer Branding & Events Manager Area: Altro Paola Achilli |
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(Adnkronos) - Guerra Ucraina-Russia, il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko è volato a Mosca per partecipare al vertice del Csto, l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Al termine del summit è previsto un faccia a faccia tra Lukashenko e il presidente russo Vladimir Putin. Il governo di Mosca e quello di Washington non stanno invece prendendo accordi per un colloquio tra Putin e il presidente Usa Joe Biden. Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov citato dall'agenzia di stampa Tass. Allo stesso modo Mosca e Washington non stanno lavorando a un incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, ha aggiunto Ryabkov.
(Adnkronos) - In Italia possiamo ormai parlare di un ‘paradosso giovani’ perché calano numericamente, ma non riescono a trovare lavoro: senza un dialogo strutturale fra scuola e imprese e nuove politiche di accompagnamento nelle fasi di transizione, non si riuscirà a garantire un’offerta di lavoro non precario alle nuove generazioni. E’ quanto emerso durante un dibattito sull’ultimo numero dell’Osservatorio Cida-Adapt dedicato al lavoro giovanile, fra Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e lo studente universitario Davide Ravaioli, follower del programma Aurora. “L’Osservatorio trimestrale sul mondo del lavoro - ha spiegato Mantovani - nasce dall’esigenza di una lettura non convenzionale dei dati statistici per avere una visione delle dinamiche occupazionali più aderente alla realtà e fornire ai manager uno strumento utile ai loro processi decisionali e organizzativi". "I dati - ha aggiunto - una volta ‘spacchettati’ e analizzati mostrano, ad esempio, la scarsa affidabilità delle ‘medie’ statistiche, poco adatte a leggere una realtà molto differenziata sul territorio. Nell’Osservatorio, altro esempio, ci si è concentrati sulla fascia d’età 25-34 anni, perché in quella precedente, 15-24 anni, l’incidenza di chi studia è troppo alta per poterne ricavare dati realistici su disoccupazione e precariato". “Ma - ha ribadito - il fattore che ha pesato di più per capacità di interpretare andamento e tendenze del mondo del lavoro è quello demografico. In 10 anni, dal 2010 al 2020, la coorte dei 25-34enni è diminuita di circa un milione di unità. Una tendenza che non sembra arrestarsi e che, comunque, può essere invertita solo in un lungo arco di tempo. Normalmente, meno giovani domandano lavoro, più dovrebbe essere facile trovarlo. E’ qui che troviamo il ‘paradosso’ del lavoro giovanile, visto che il nostro tasso di occupazione in quella fascia d’età è troppo basso nel confronto con i partner europei: insomma i giovani diminuiscono, ma l’attuale mercato del lavoro non riesce ad assorbirli. Lavoro giovanile scarso e anche caratterizzato da un’alta incidenza di contratti a termine che tende a renderlo sostanzialmente precario e poco pagato". “Come Cida - ha spiegato - esortiamo il decisore politico a intervenire su queste basi, su questi dati rappresentativi di una realtà che spesso sfugge ad un’analisi superficiale. I numeri indicano le strade da seguire: riallacciando il dialogo fra scuola e lavoro, gestendo le fasi di transizione, investendo sulla formazione continua che deve accompagnare tutto l’arco della vita lavorativa". "Come manager - ha chiarito - siamo consapevoli di quanto sia importante la qualità del lavoro che va perseguita investendo sulle risorse umane e che va adeguatamente retribuita. Anche quello delle retribuzioni, infatti, è un tema che va messo al centro di quel ‘patto sociale’ proposto dal Governo: l’Italia non può essere un Paese ‘low cost’ con lavoro poco qualificato, sostanzialmente privo di formazione, distante dal mondo dell’università e della ricerca e poco retribuito. Così ci avvitiamo verso il basso, perdendo potere d’acquisto e impoverendo il Paese".
(Adnkronos) - Esiste un legame tra inquinamento e uragani. Lo afferma uno studio della National Oceanic and Atmospheric Administration statunitense, che spiega come la diminuzione di polveri sottili e ossidi di zolfo in sospensione sopra l’Atlantico - dovuta al miglioramento della qualità dell’aria in Europa e Usa - lasci passare più radiazione solare, che a sua volta causa un aumento della temperatura delle acque, fattore direttamente legato alla formazione degli uragani. Infatti negli ultimi anni, la stagione degli uragani atlantici ha infranto per numeri e intensità dei fenomeni tutti i record precedenti ed è aumentata dell’8% la probabilità che le tempeste si trasformino in uragani di categoria 3 o superiore.