INFORMAZIONIGiuseppe Li volti |
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(Adnkronos) - Contro la malattia invasiva e polmonite pneumococcica negli adulti di età pari o superiore ai 18 anni, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in continuità con le decisioni europee, ha autorizzato l’immissione in commercio di Apexxnar*, il primo vaccino pneumococcico coniugato 20-valente. Il prodotto, sviluppato da Pfizer contiene i 20 sierotipi responsabili della maggior parte delle polmoniti che, insieme ad altre malattie respiratorie, costituiscono la terza causa di morte in Europa in età adulta. In Italia, ogni anno oltre 14mila persone, secondo l’Istat, muoiono per infezioni respiratorie e polmoniti. Il 96% di questi decessi sono negli over 65 e sono dovuti alle conseguenze di questa infiammazione respiratoria acuta. Tra i microrganismi, virus e batteri responsabili dell’infezione, il ‘nemico pubblico numero uno’ risulta essere lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae), batterio che causa dal 12 all’85% della patologia nota anche come polmonite comunitaria. La vaccinazione, in un contesto così problematico - si legge in una nota Pfizer - è la migliore strategia per prevenire lo sviluppo di malattie pneumococciche, perché, oltre a potenziare l’immunità del soggetto singolo, consente la protezione degli altri soggetti appartenenti alla comunità, soprattutto quelli più deboli. Il vaccino pneumococcico, come previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale (Pnpv) deve essere offerto attivamente ai soggetti over 65 e alle categorie a rischio. Secondo le attuali indicazioni, viene somministrato in dose singola una sola volta nella vita e può essere offerto simultaneamente alla vaccinazione antinfluenzale, ma può essere anche somministrato indipendentemente e in qualsiasi stagione dell’anno. L’associazione con la vaccinazione antinfluenzale è un approccio molto efficace nella prevenzione della polmonite batterica perché riduce l’ospedalizzazione e la mortalità ad essa associata, soprattutto in pazienti ospitati presso residenze sanitarie assistenziali (Rsa). Inoltre, offrendo protezione dalla malattia pneumococcica, questa vaccinazione contribuisce a ridurre l’utilizzo delle terapie antibiotiche, un intervento utile anche in chiave di antimicrobial stewardship, per contrastare la diffusione dei batteri multi-resistenti. La vaccinazione anti-pneumococcica è fortemente raccomandata per i gruppi di persone che presentano particolari comorbilità - patologie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche e immunodepressive - che sono più a rischio di contrarre malattie infettive invasive e sviluppare complicanze gravi. “Siamo molto soddisfatti di questo traguardo - dichiara Eva Agostina Montuori, Vaccines medical director Italy di Pfizer – considerato l’impegno costante che Pfizer pone da sempre per migliorare la prevenzione di alcune malattie respiratorie infettive potenzialmente gravi, tra cui la malattia pneumococcica invasiva e la polmonite. Questo vaccino innovativo aiuta a proteggere dai 20 sierotipi in esso contenuti, una sola dose offre la più ampia protezione da sierotipo data da un vaccino coniugato”.
(Adnkronos) - La guerra in Ucraina potrebbe eliminare i benefici del Pnrr? "No, perché è un progetto che per l'Italia deve essere un'occasione per il cambiamento. In gioco c'è la credibilità con la comunità internazionale e con i cittadini, con il popolo europeo. Se l'Italia perderà l'occasione per ridurre il gap strutturale che l'ha confinata a fanalino di coda in Europa, se non saprà usare fino all'ultimo euro, allora perderemo credibilità, e non potremo mai più andare in Europa a chiedere soldi se non li useremo". Lo ha detto il leader del M5S Giuseppe Conte, parlando all'evento "Pnrr: priorità e futuro dell'Italia" promosso da Aepi e Adnkronos.
(Adnkronos) - Due terzi dei consumatori europei dichiara di non sapere chi ha accesso ai propri dati personali e come vengano utilizzati, una percentuale che scende leggermente in Italia , dove si attesta al 55 per cento. Secondo un nuovo studio condotto dalla società Usa VMware su oltre 6000 consumatori. nonostante la maggioranza degli europei - e gli italiani con essi - resti ben disposta verso l'innovazione, esiste un divario tra l'"appetito digitale" dei consumatori e la loro fiducia nell'utilizzo dei loro dati: la maggior parte è sempre più preoccupata per la sicurezza del proprio digital footprint, quasi tre quarti (72% in Europa, 69% in Italia) temono per il ruolo che la tecnologia gioca nella diffusione della disinformazione e circa la metà che le organizzazioni stiano tracciando e registrando le attività dai propri dispositivi. Mentre solo il 10% dei (il 12% in Italia) ritiene che le aziende e i governi siano abbastanza chiari sulle tecnologie che usano e su come le usano.