(Adnkronos) - Reddito di cittadinanza, doppia ricarica per chi convive: quando è possibile? Luca e Marco sono due studenti fuori sede che decidono di dividere le spese dell’affitto vivendo nella stessa abitazione. Nessun legame parentale o affettivo tra i due, eppure vengono considerati come un unico nucleo familiare. Partiamo da questo esempio per far capire di cosa stiamo parlando, ossia della situazione che vede due o più persone far parte dello stesso nucleo familiare solamente perché condividono la stessa residenza. Questo perché nel formare la famiglia anagrafica il Comune procede, in assenza di diversa indicazione, con l’includere tutte le persone che vivono allo stesso indirizzo di residenza. Nello stato di famiglia, dunque, convergono automaticamente tutti coloro che vivono sotto lo stesso tetto. Per lo stesso motivo, il reddito di cittadinanza - che viene riconosciuto all’intero nucleo familiare - non può essere percepito da più componenti dello stesso stato di famiglia. Ma c’è un però: come spiegato da Money.it, in assenza di vincoli affettivi e legami parentali i componenti maggiorenni possono recarsi all’ufficio anagrafe del Comune chiedendo la scissione del nucleo familiare in più parti. Nel caso dell’esempio, quindi, i due studenti fuori sede con la stessa residenza possono chiedere di essere trattati come due nuclei familiari separati. Questo significa che ci saranno due diversi stati di famiglia e dunque potranno presentare due Dsu ai fini Isee distinte. Di conseguenza, provvedendo alla scissione, ogni nucleo familiare - pur se residente allo stesso indirizzo - potrà chiedere il proprio Isee e richiedere per sé il reddito di cittadinanza. Per questo motivo, all’interno della stessa abitazione possono anche esserci più titolari di carta Rdc. Ma attenzione a quanto si dichiara: se ad esempio due fidanzati conviventi dichiarano che tra loro non c’è alcun legame affettivo, stabile e continuativo, questi rischiano di dover rispondere del reato di falsa attestazione in atto pubblico.
(Adnkronos) - Individuare le migliori best practice per evitare ricadute economiche e sociali negative dalla transizione energetica. Con questo obiettivo oggi a Roma la Uiltec ha tenuto un incontro nell'ambito di 'Green@Work', progetto pilota finanziato dalla comunità Europea con i sindacati Igbce (Germania), Ekn (Croazia). "Oggi è il secondo incontro previsto dal progetto -ha spiegato Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec- siamo stati prima in Croazia e concluderemo quindi ad Hannover, discutendo attorno a un tema strategico come della transizione e cosa comporta per un settore come quello della chimica". Una riflessione che per Pirani deve essere fatta confrontandosi tutti insieme. E l'incontro di oggi con il sindacato croato e quello tedesco va proprio in questa direzione. "In una situazione mondiale che sta cambiando i paradigmi -ha insistito- dobbiamo ragionare tutti insieme come Europa per affrontare al meglio i cambiamenti che stanno interessando un asset strategico come la chimica, che deve fare fronte ai temi dell'approvviggionamento ma anche della sostenibilità e dell'economia circolare", ha rimarcato. Cambiamenti che di conseguenza per il leader sindacale si rifletteranno sul rapporto di lavoro e che il sindacato deve essere in grado di 'governare'. "Dobbiamo sviluppare un nuovo modello di contrattazione, guardare al modello della partecipazione tedesco", ha sottolineato. E all'appuntamento ha preso parte anche Romina Mura, presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati. "Ribadisco la necessità che questa transizione verde che è già in corso deve andare di passo con la transizione sociale, nessuno deve essere lasciato indietro. I lavoratori vanno tutelati per essere formati e ricollocati ma è fondamentale far sì che tutte le parti sociali interagiscono per un nuovo mercato del lavoro", ha spiegato. Secondo Mura, "ci sono le condizioni affinchè le risorse pubbliche che vengono utilizzate per la riconversione devono essere condizionate non solo a mantenere occupazione ma anche a dare lavoro di qualità. Noi stiamo lavorando in questa direzione consapevoli che oggi abbiamo l’Europa dei popoli", ha concluso. Per Emma Argutyan, Dg dell’Eceg (European chemical employers group), "gli indicatori di avanzamento del progetto di cui parliamo oggi sono in linea con gli indicatori europei. Sono particolarmente soddisfatta. E concordo con Pirani sull'importanza della sostenibilità e dell'economia circolare a livello europeo. Abbiamo affrontato l’importanza della valorizzazione delle scorte e delle infrastrutture per lo scenario in corso". E per Stefano Soro, capo unità green and circular economy dg grow (Commissione europea) "la transizione verde è già in corso, in particolare per la chimica l'obiettivo è dare sostenibilità sociale e climatica ma anche garantire una sostenibilità sociale di questa transizione sia in termini di occupazione che di formazione", ha concluso.