(Adnkronos) - "I miei auguri per il pieno successo di questo terzo Salone nautico di Venezia: simbolo di un'Italia forte e virtuosa. Un'Italia che pur nel mezzo delle tempeste più dure e di fronte ai venti più ostili, tiene fermo il timone verso un nuovo orizzonte di speranze e di opportunità". Lo scrive in un messaggio il presidente del Senato, Elisabetta Casellati. "Ancora una volta, grazie alla collaborazione della Marina militare, il prodigioso cantiere navale della Serenissima -sottolinea la seconda carica dello Stato- torna ad essere protagonista della vita di Venezia: fucina di idee e progetti oltre che scrigno di arte, cultura e antiche maestrie. In tale cornice, il Salone nautico di Venezia è prima di tutto un'occasione preziosa per sostenere e valorizzare l'impegno e lo spirito d'intraprendenza di tante aziende della blue economy italiana: dal commercio al turismo, dalla nautica da diporto a quella di servizio, dalla grande industria alle antiche tradizioni dell'artigianato nazionale". "Ma è soprattutto l'emozionante narrazione del secolare rapporto d'amore tra Venezia, la terra, la sua laguna e il mare. Una passione che ci esorta a investire nel futuro con coraggio e ambizione, ma anche con previdenza e responsabilità. La ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per una mobilità marinara sempre più sostenibile e rispettosa della natura, a cui questo Salone dedica gran parte dei suoi spazi espositivi, rappresenta in particolare uno dei temi a cui le istituzioni, oltre che gli operatori del settore, devono rivolgere convinta attenzione. Innovazioni che, oltre a migliorare l'impatto ambientale ed a preservare la bellezza di luoghi unici come questa città, possono davvero tradursi -conclude Casellati- in strategie di crescita solide e durevoli nel tempo".
(Adnkronos) - Nella prova scientifica sono tanti i momenti che possono portare ad errori, invece che dare un contributo. Gli errori si nascondono nel primo accesso sulla scena del crimine, nella operazioni eseguite sul ruolo del reato e nel libero convincimento del giudice. Il punto del presidente dell’Accademia italiana scienze forensi in occasione del 65° congresso Federpol.
(Adnkronos) - Dall'inizio della guerra in Ucraina, Greenpeace è scesa in campo, anzi in mare. Una lotta di Davide contro Golia che vede gli attivisti, sulle loro piccole imbarcazioni, andare a intercettare le grandi petroliere russe nei mari di Danimarca, Svezia, Regno Unito, Belgio, Olanda, ma anche in Italia di fronte a Siracusa e Trieste. L'obiettivo delle azioni di protesta è sempre questo: il petrolio russo non deve sbarcare. Azioni di protesta che voglio anche "denunciare l'atteggiamento ipocrita dell'Unione Europea" perché con il petrolio venduto all'Ue, Regno Unito compreso, "la Russia sta guadagnando circa 200 milioni di euro al giorno, secondo i nostri calcoli", dice all'AdnKronos Alessandro Giannì, direttore Campagne di Greenpeace. L'associazione ambientalista monitora e intercetta le petroliere russe con i loro carichi da decine e decine di milioni di euro. Per farlo, ha messo a punto un sistema su twitter, "il Tanker Tracker - spiega Giannì - che si basa su dati pubblici liberamente disponibili anche dal sito Marine Traffic, dati di un sistema di segnalazione di posizionamento delle grandi navi (Automatic Electrification System) che serve per identificare una nave che poi fornisce la sua rotta, insomma è una misura di sicurezza. Ovviamente le navi possono sempre cambiare rotta e destinazione ma il sistema ha funzionato più di una volta". " L'embargo al petrolio russo non è ancora iniziato, ma la situazione è curiosa: c'è stata sì una contrazione dell'import in Europa che si attesta attorno a un milione di tonnellate al giorno, ma nel frattempo in Italia le importazioni sono raddoppiate. Oggi importiamo 450mila tonnellate al giorno, soprattutto a Siracusa dove c'è una raffineria riconducibile alla Lukoil che al momento lavora solo petrolio russo, e a Trieste, da dove parte un oleodotto verso la Germania dove si trovano raffinerie controllate da Gazprom. L'Italia si mostra ancora un porta importante per queste importazioni". "La proposta dell'embargo al petrolio russo, oltre a essere lenta, è soprattutto curiosa perché di fatto dice che dobbiamo andare a cercare questo petrolio da qualche altra parte - spiega il direttore Campagne di Greenpeace - E' come avere un figlio tossicodipendente a cui improvvisamente viene meno il pusher e quello che faccio è andare a cercare un altro pusher invece di disintossicarlo". Invece, secondo Greenpeace, l'Ue potrebbe ridurre la propria dipendenza dal petrolio russo intervenendo sul settore dei trasporti, che per il 70% dipendono dal petrolio russo assorbendo i due terzi del greggio che arriva in Europa. Con soli 5 interventi questa domanda si potrebbe ridurre: vietare i voli a corto raggio, ridurre i limiti di velocità, costi ragionevoli per il trasporto pubblico e più smart working. Solo con queste semplici azioni si potrebbe ridurre la domanda di petrolio del 7%, considerando che il 25% del petrolio che si consuma in Ue viene dalla Russia. Il fatto che l'Ue non ci pensi nemmeno non ci sembra andare nella direzione corretta, oltre al fatto che così diamo il tempo ai russi di trovare altri acquirenti per il proprio petrolio". "Situazione molto grave per gli attivisti in Russia, anche di altre associazioni" "In Russia c'è un ufficio di Greenpeace che, ovviamente, è in grande difficoltà - dice Giannì - Ed è in difficoltà non solo Greenpeace: bisogna rendere merito a tante altre organizzazioni che sin dalla prima settimana dello scoppio del conflitto hanno preso una posizione molto netta contro la guerra. La situazione è molto grave. Noi, anche per motivi di sicurezza, manteniamo al minimo le comunicazione con i nostri colleghi però è chiaro che è una situazione terrificante nella quale non pensavamo davvero di ritrovarci ancora. Il clima di guerra riduce sempre gli spazi di democrazia. In Ucraina non c'è un ufficio di Greenpeace ma operiamo con numerose associazioni sul posto ed è un legame che continuiamo a tenere vivo soprattutto dal versante dei Paesi Est europei. Greenpeace, per quello che può, continua a sostenere l'impegno di chi offre rifugio e assistenza alle troppe persone che fuggono da questo conflitto insensato". di Stefania Marignetti