INFORMAZIONIPoste Italiane spa Trasporti, Infrastrutture e Logistica Ruolo: HR Manager Area: Human Resource Management Paola Cardone |
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(Adnkronos) - Il superminimo è tra le varie componenti della retribuzione dei lavoratori dipendenti che può incrementare, anche notevolmente, l’importo della busta paga mensile. Assorbibile e non assorbibile, che cos'è? E come funziona? In Italia i livelli retributivi sono sempre stabiliti dalle leggi e dalla contrattazione collettiva nazionale, aziendale o individuale, soltanto nel loro ammontare minimo ricorda laleggepertutti.it Questo beneficio non dura per sempre, a meno che le parti non lo abbiano cristallizzato prevedendolo espressamente come aumento permanente: ma è un caso piuttosto raro. Nella maggior parte dei casi, il superminimo è destinato a essere assorbito dalle successive variazioni stipendiali, come nel caso di incremento di scatti di anzianità, di promozioni o di progressioni di carriera e di qualifiche. La giurisprudenza, però, ha posto dei paletti alle possibilità per il datore di lavoro di riassorbire il superminimo, specialmente quando esso è stato applicato su base generalizzata e per lungo tempo ed è, perciò, diventato un uso aziendale che va rispettato. Superminimo: cos’è? Il superminimo è un aumento della retribuzione base stabilita per una determinata categoria e livello di inquadramento. Questa cifra incrementale viene concordata tra il datore di lavoro e i dipendenti, e ciò può avvenire al momento dell’assunzione o in una fase successiva. Facciamo un semplice esempio. Superminimo: a quanto ammonta? L’ammontare del superminimo riconosciuto dal datore di lavoro dipende dalle specifiche intese raggiunte con i lavoratori, e riportate per iscritto nel contratto che stabilisce l’importo dell’eccedenza spettante ai dipendenti beneficiari oltre ai minimi stabiliti dalla legge e dai contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl). Non esiste, quindi, un’unica cifra valida per tutte le categorie di impiego: l’importo del superminimo, essendo un “di più” volontariamente riconosciuto rispetto alla paga base legalmente e contrattualmente stabilita, può variare da poche decine di euro ad alcune centinaia o migliaia di euro per le posizioni apicali e connotate da elevata professionalità. Tutto dipende, essenzialmente, dalle trattative intercorse tra le parti, al momento dell’assunzione o quando il dipendente ha maturato una determinata anzianità ed esperienza. Superminimo: chi ne ha diritto? Il superminimo è frutto di un accordo preso tra il datore ed i lavoratori nell’ambito della contrattazione collettiva o individuale. Pertanto, esso spetta solo ai dipendenti espressamente contemplati nel contratto di lavoro – collettivo nazionale, aziendale o, come spesso avviene, individuale – che attribuisce loro questa maggiorazione stipendiale rispetto ai minimi tabellari riconosciuti per la loro categoria. Al limite, il superminimo può essere attribuito ad un solo dipendente, al quale il datore di lavoro (in genere per particolari meriti dimostrati) riconosce un aumento “ad personam” rispetto ai livelli minimi salariali che vengono pagati agli altri colleghi con analoghe mansioni. I superminimi sono cumulabili? Un aspetto interessante è che i superminimi sono cumulabili fra loro, quando sono frutto di contrattazioni diverse. Ad esempio, se il contratto collettivo nazionale di lavoro riconosce un superminimo e il contratto aziendale, o individuale, ne prevede un altro, gli importi si sommano. Superminimo: quando viene assorbito? Il superminimo non è mai definitivo, a meno che il contratto di lavoro non lo preveda espressamente come tale, qualificandolo come 'non assorbibile'. In tutti gli altri casi, il superminimo va riconosciuto per l’intero periodo in cui permangono vigenti le condizioni contenute nel contratto che lo prevede (quindi il datore di lavoro non può decidere, unilateralmente, di non erogarlo più), ma in seguito, se tali condizioni mutano, il superminimo può essere assorbito. Ciò si verifica specialmente quando viene operata una variazione stipendiale per scatti di livello retributivo o progressione di anzianità maturata dal dipendente: il nuovo, e maggiore, trattamento economico congloba il vecchio superminimo che era stato previsto per la posizione inferiore. A questo punto, il dipendente che beneficiava del superminimo lo perde e dovrà contrattarlo di nuovo con il proprio datore di lavoro. In genere, anche quando c’è un cambiamento di contratto collettivo, il superminimo precedente viene assorbito dal trattamento retributivo successivo, se esso è più favorevole ai lavoratori interessati; il suo mantenimento, invece, deve risultare da una previsione esplicita contenuta nel nuovo contratto. Se poi avviene un trasferimento di azienda che comporta il cambiamento di titolarità del datore di lavoro (ad esempio per fusione, incorporazione di società o di cessione di ramo di azienda), i dipendenti non hanno più diritto al superminimo precedentemente riconosciuto e devono concordarne uno nuovo con il loro attuale datore di lavoro. Superminimo: regime fiscale e contributivo Essendo una componente della retribuzione, l’importo del superminimo è fiscalmente imponibile, e rientra a tutti gli effetti nella nozione di redditi di lavoro dipendente rilevanti ai fini Irpef. Inoltre, sul superminimo, si applicano le trattenute per la quota di contributi previdenziali ed assistenziali prevista a carico del dipendente. Infine, poiché il superminimo è una componente della retribuzione erogata ai lavoratori dipendenti, va sempre considerato ai fini del calcolo del trattamento di fine rapporto (Tfr) e delle mensilità aggiuntive (tredicesima e quattordicesima) contrattualmente previste.
(Adnkronos) - "Nel Jobs act troviamo il tentativo di riformare il mercato del lavoro, e non solo il diritto del lavoro, come è avvenuto invece in tutti gli altri tentativi di legiferazione nel settore. E' una riforma che, sia dal punto formale sia dal punto di vista sostanziale, basandosi sul principio della Flexisecurity, ha immaginato il 'movimento' del cittadino-lavoratore all'interno del mercato del lavoro nel corso del tempo. Il Jobs act puntava a creare una struttura del diritto del lavoro così semplice e agile capace di reggere gli urti dei cambiamenti sempre più rapidi del mercato del lavoro, attraverso la semplificazione delle forme e l'attivazione del controllo. Ritorniamo al Jobs Act e completiamo quella riforma. Sì può sintetizzare così il significato di fondo di questo libro". Così, con Adnkronos/Labitalia, il giuslavorista Francesco Rotondi, founder dello studio LabLaw, autore del libro 'Jobs Act for ever', edito da Rubbettino, parla del volume uscito da poche settimane in libreria, in cui ripercorre e descrive i contenuti della riforma del lavoro del Governo Renzi. Il libro verrà presentato oggi a Roma, al Palazzo dell'Informazione del Gruppo Adnkronos, a partire dalle 17.30, nel corso di un appuntamento a cui prenderanno parte, oltre all'autore: Maurizio Del Conte, professore ordinario di Diritto del Lavoro presso Università Bocconi di Milano che ha curato la prefazione; Claudio Durigon, già sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro; Nicola Marongiu, coordinatore area della contrattazione e del mercato del lavoro Cgil; Francesco Napoli, vicepresidente nazionale Confapi; Massimo Marchetti, area lavoro welfare e capitale umano Confindustria. "Le politiche attive introdotte dal Jobs act sono tutte quelle di cui oggi si sente la mancanza, trovandoci indietro rispetto ad altri Paesi europei. E' stato sbagliato non prevedere determinare risorse per le politiche attive", spiega Rotondi. Il testo redatto da Rotondi evidenzia gli aspetti più innovativi di questo impianto di riforma e soprattutto la necessità di ripartire dal Jobs Act per portare a compimento quell’idea di cambiamento e per giungere finalmente a un mercato del lavoro più moderno e attuale, capace realmente di coniugare flessibilità e diritti. Il complesso degli interventi di riforma che va comunemente sotto il nome di Jobs Act - si ricorda nel testo - ha interessato tre macro-ambiti nei quali tradizionalmente si articola il diritto del lavoro: mercato del lavoro, forme e regole contrattuali, ammortizzatori sociali. Gli otto decreti legislativi, entrati in vigore nelle tre tornate di marzo, maggio e settembre del 2015, hanno introdotto ex novo o significativamente rivisitato una pluralità di regole del contratto di lavoro: dal contratto di lavoro subordinato 'a tutele crescenti' alla realizzazione di un sistema generalizzato di tutela del reddito contro la disoccupazione involontaria; dalla creazione di una rete nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro alla ridefinizione dell’intervento della cassa integrazione guadagni; dalla introduzione di nuovi strumenti di conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro a una più efficace tutela della lavoratrice madre; dalla semplificazione delle regole e delle tipologie contrattuali esistenti al rafforzamento del sistema di contrasto al lavoro irregolare. L’obiettivo che ha accomunato il complesso dei provvedimenti è stato la realizzazione nel nostro Paese di un mercato del lavoro più inclusivo ed efficiente, per contrastare il pesante divario di partecipazione tra giovani e adulti, donne e uomini, autonomi e subordinati, precari e protetti" "Nel corso degli ultimi trent’anni -sottolinea Rotondi- abbiamo avuto innumerevoli interventi normativi in materia di lavoro che cercavano di sanare situazioni di crisi con provvedimenti straordinari ma senza un vero e proprio tentativo di ridisegnare le materie secondo le nuove regole che il mercato, non più locale, imponeva. Molti i temi di riforma del lavoro sono stati affrontati in questi anni, consideranti come rilevanti e necessari per immaginare un’economia e una società che possa avere un futuro, ma mai attivati e implementati secondo la loro reale valenza. Mai realmente condivisi sotto il profilo sostanziale". "Solo una lettura politicamente orientata può non vedere come il Jobs Act sia stato, invece, il tentativo più serio e strutturato volto a invertire lo stato dell’arte dell’intero mondo del lavoro. In esso vediamo realizzarsi una vera e propria azione di cambiamento che non si sarebbe attuata unicamente abrogando norme o introducendo commi e provvedimenti straordinari; in esso è evidente il tentativo di ridisegnare, riscrivere alcune parti dello storico diritto del lavoro accogliendo istanze relative all’oggi con uno sguardo verso il futuro”, conclude Rotondi. "Quella sull'articolo 18 e il Jobs act è una polemica sterile, non confortata dai dati statistici, ma culturale, ideologica. L'articolo 18 una protezione dei lavoratori? Secondo me, la protezione dei lavoratori non è l'articolo 18: l'esperienza ci insegna che, anche in presenza del vecchio articolo 18 in periodo pre-riforma Fornero, i contenziosi che avevano come oggetto i licenziamenti si chiudevano per il 90% in forma stragiudiziale e cioè con una transazione di tipo economico, e anche quando si finiva in tribunale c'era una percentuale bassissima che finiva con una reintegrazione", continua Rotondi. Secondo Rotondi, con il Jobs Act si puntava "a un sistema che vede il licenziamento non come la morte civile ma come un passaggio da un lavoro a un altro". "E questo lo puoi fare solo rendendo più semplice la ricollocazione, destinandogli dei fondi e non indirizzandoli a un'attività sanzionatoria come è l'articolo 18", conclude.
(Adnkronos) - E' partita oggi la maratona di nuoto intorno all'Isola dell'Elba di Giorgio Riva, fondista lecchese che in 5 giorni prevede di coprire il periplo dell'isola. Obiettivo dell'iniziativa denunciare una delle più alte concentrazioni di microplastica in Italia e sensibilizzare le amministrazioni locali a vigilare contro il divieto di plastica monouso, che ne è tra le cause principali. Sponsor dell'iniziativa, il gruppo ambientalista elbano Refill Now di Matteo Galeazzi, attivo per mappare tutte le sorgenti d’acqua sui sentieri e incentivare all’utilizzo di borracce, al posto di bottiglie monouso. Al fianco di Riva anche Legambiente: “Vogliamo sollecitare la creazione dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano – spiega Umberto Mazzantini, responsabile mare Legambiente Toscana – sottolineando come proprio tra l’Elba, la Capraia e la Corsica si trovi una grande isola di plastica.