INFORMAZIONIExecutive Hunters - Technical Hunter srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Partner Area: Human Resource Management Alessandra Conte |
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(Adnkronos) - Fielmann celebra la 'settimana dell’ambiente' lanciando, in Italia, la prima raccolta di occhiali usati. Con la 'settimana dell’ambiente', dal 30 maggio al 6 giugno prossimi, il marchio ha la possibilità di dare un nuovo valore ai materiali scartati, mettendo nuovamente al centro i suoi clienti. Fielmann compie così un ulteriore passo verso la sostenibilità, coinvolgendo attivamente il pubblico a partire da semplici gesti quotidiani individuali. Durante la 'settimana dell’ambiente', a chi porterà in store occhiali in disuso e vecchie montature, verrà riconosciuto uno sconto del 15% sull’acquisto di occhiali da vista o da sole graduati. L’obiettivo è quello di raccogliere il maggior volume possibile di occhiali, che verranno riutilizzati in diverse attività dell’azienda. L’iniziativa si accompagnerà al nuovo progetto Fielmann di visual merchandising, che consisterà nell’utilizzare nelle vetrine degli store elementi decorativi realizzati in materiale sostenibile. A fine stagione, le decorazioni verranno omaggiate ai clienti, donando una seconda vita a oggetti ed elementi che hanno già svolto una propria funzione. I primi accessori saranno couvette per occhiali in plexi riciclato nei toni vitamici dell’estate. Questi progetti vanno ad aggiungersi all’impegno sociale che Fielmann sostiene da anni nell’attività di tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Dal 1986 ogni anno, Fielmann pianta un albero per ciascun collaboratore, finora sono oltre 1,6 milioni. Le iniziative hanno il duplice obiettivo di dare valore al tema della sostenibilità, ma anche quello di venire incontro alle aspettative di un numero sempre più alto di consumatori che ricerca nelle aziende la capacità di coniugare etica ed estetica. "Come azienda di famiglia - spiega il brand - siamo consapevoli delle nostre responsabilità nei confronti della società, e cerchiamo di dare il buon esempio, anche offrendo montature di design realizzate in materiale sostenibile. Per questo motivo, nel 2020 abbiamo lanciato in Italia, la collezioneMilano+, in acetato bio based: è stato il nostro primo passo verso la produzione di occhiali con un concept green. Oggi negli store europei, tra cui l’Italia, è invece disponibile elementra, la prima collezione realizzata in acetato riciclato. La produzione di collezioni e la creazione di attività in store, concepite con un ethos green e multifunzione, hanno l’obiettivo di rendere la nostra catena di approvvigionamento più rispettosa delle risorse, evitare l’usa e getta e ridurre al minimo gli sprechi di materia".
(Adnkronos) - "Intervenire tempestivamente sull'introduzione di norme a tutela lavoratori digitali. Il nostro governo sta sviluppando a livello europeo un'iniziativa per la definizione di regole più giuste per i lavoratori digitali e per fare in modo che l'Italia sia espressione di una avanguardia nel riconoscimento delle tutele e dei diritti per questi lavoratori". Lo ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando intervenendo al Senato al convegno 'Salute e sicurezza dei lavoratori in un mondo del lavoro in continua evoluzione'. "Impegno che oggi posso condividere con l'operato di questa commissione" ha aggiunto riferendosi al testo del ddl presentato da Gianclaudio Bressa e il suo ddl che è "attualmente all'attenzione del Dagl e che collima con questa proposta sotto molteplici aspetti". "In linea con le istanze affrontate dalla Commissione europea abbiamo introdotto un obbligo di estensione delle comunicazioni obbligatorie per le piattaforme digitali - sottolinea - che ci permetterà di avere un quadro preciso delle rilevanza del fenomeno nel nostro paese, allo stesso tempo nella proposta di recepimento della direttiva sulle condizioni di lavoro trasparenti abbiamo previsto l'obbligo informativo a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro e committenti che utilizzano sistemi automatizzati al fine di valutarne l'impatto sulle condizioni di lavoro e tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro". Per Orlando dunque c'è "la necessità di adeguare il sistema normativo alle modalità organizzative dettate dalle nuove tecnologie: è una realtà di cui dobbiamo prendere atto e su cui è necessario intervenire tempestivamente".
(Adnkronos) - Dall'inizio della guerra in Ucraina, Greenpeace è scesa in campo, anzi in mare. Una lotta di Davide contro Golia che vede gli attivisti, sulle loro piccole imbarcazioni, andare a intercettare le grandi petroliere russe nei mari di Danimarca, Svezia, Regno Unito, Belgio, Olanda, ma anche in Italia di fronte a Siracusa e Trieste. L'obiettivo delle azioni di protesta è sempre questo: il petrolio russo non deve sbarcare. Azioni di protesta che voglio anche "denunciare l'atteggiamento ipocrita dell'Unione Europea" perché con il petrolio venduto all'Ue, Regno Unito compreso, "la Russia sta guadagnando circa 200 milioni di euro al giorno, secondo i nostri calcoli", dice all'AdnKronos Alessandro Giannì, direttore Campagne di Greenpeace. L'associazione ambientalista monitora e intercetta le petroliere russe con i loro carichi da decine e decine di milioni di euro. Per farlo, ha messo a punto un sistema su twitter, "il Tanker Tracker - spiega Giannì - che si basa su dati pubblici liberamente disponibili anche dal sito Marine Traffic, dati di un sistema di segnalazione di posizionamento delle grandi navi (Automatic Electrification System) che serve per identificare una nave che poi fornisce la sua rotta, insomma è una misura di sicurezza. Ovviamente le navi possono sempre cambiare rotta e destinazione ma il sistema ha funzionato più di una volta". " L'embargo al petrolio russo non è ancora iniziato, ma la situazione è curiosa: c'è stata sì una contrazione dell'import in Europa che si attesta attorno a un milione di tonnellate al giorno, ma nel frattempo in Italia le importazioni sono raddoppiate. Oggi importiamo 450mila tonnellate al giorno, soprattutto a Siracusa dove c'è una raffineria riconducibile alla Lukoil che al momento lavora solo petrolio russo, e a Trieste, da dove parte un oleodotto verso la Germania dove si trovano raffinerie controllate da Gazprom. L'Italia si mostra ancora un porta importante per queste importazioni". "La proposta dell'embargo al petrolio russo, oltre a essere lenta, è soprattutto curiosa perché di fatto dice che dobbiamo andare a cercare questo petrolio da qualche altra parte - spiega il direttore Campagne di Greenpeace - E' come avere un figlio tossicodipendente a cui improvvisamente viene meno il pusher e quello che faccio è andare a cercare un altro pusher invece di disintossicarlo". Invece, secondo Greenpeace, l'Ue potrebbe ridurre la propria dipendenza dal petrolio russo intervenendo sul settore dei trasporti, che per il 70% dipendono dal petrolio russo assorbendo i due terzi del greggio che arriva in Europa. Con soli 5 interventi questa domanda si potrebbe ridurre: vietare i voli a corto raggio, ridurre i limiti di velocità, costi ragionevoli per il trasporto pubblico e più smart working. Solo con queste semplici azioni si potrebbe ridurre la domanda di petrolio del 7%, considerando che il 25% del petrolio che si consuma in Ue viene dalla Russia. Il fatto che l'Ue non ci pensi nemmeno non ci sembra andare nella direzione corretta, oltre al fatto che così diamo il tempo ai russi di trovare altri acquirenti per il proprio petrolio". "Situazione molto grave per gli attivisti in Russia, anche di altre associazioni" "In Russia c'è un ufficio di Greenpeace che, ovviamente, è in grande difficoltà - dice Giannì - Ed è in difficoltà non solo Greenpeace: bisogna rendere merito a tante altre organizzazioni che sin dalla prima settimana dello scoppio del conflitto hanno preso una posizione molto netta contro la guerra. La situazione è molto grave. Noi, anche per motivi di sicurezza, manteniamo al minimo le comunicazione con i nostri colleghi però è chiaro che è una situazione terrificante nella quale non pensavamo davvero di ritrovarci ancora. Il clima di guerra riduce sempre gli spazi di democrazia. In Ucraina non c'è un ufficio di Greenpeace ma operiamo con numerose associazioni sul posto ed è un legame che continuiamo a tenere vivo soprattutto dal versante dei Paesi Est europei. Greenpeace, per quello che può, continua a sostenere l'impegno di chi offre rifugio e assistenza alle troppe persone che fuggono da questo conflitto insensato". di Stefania Marignetti