INFORMAZIONIUmberto Frigelli |
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(Adnkronos) - Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ricevuto a Kiev la premier finlandese, Sanna Marin. Lo riporta una nota della presidenza ucraina, che mostra alcune foto dell'incontro. Nel corso del colloquio tra le delegazioni dei due Paesi, Zelensky ha ringraziato il governo e il popolo finlandese "per il loro sostegno" e, in particolare, per le sanzioni alla Russia, i pacchetti di assistenza alla difesa dell'Ucraina nonché per l'assistenza finanziaria e umanitaria. Il presidente ha affrontato con Marin la questione della ricostruzione del Paese e ha osservato che "il popolo ucraino conta sulla partecipazione attiva della Finlandia" a questo processo. Nel corso della missione in Ucraina, Marin ha anche visitato Irpin e Bucha, le due località a nord di Kiev da cui i russi si sono ritirati lasciando dietro di loro scene di morte e devastazione e da cui continuano ad arrivare testimonianze di massacri. Vestita con un giubbotto antiproiettile, la premier finlandese - secondo i media locali - si è recata sui luoghi con una scorta militare e si è fermata a parlare anche con un prete. "Guardare tutto ciò che la Russia ha fatto in queste città è stato estremamente difficile. Molte persone sono morte. Allo stesso tempo, lo spirito eroico del popolo ucraino, che sta lottando per la propria libertà e per quella dell'Europa intera, è ammirevole", ha commentato.
(Adnkronos) - La situazione del Paese sul piano economico e occupazionale, a causa della lunga crisi innescata dalla pandemia alla quale si è aggiunta ora il fattore estremamente problematico dei rincari generalizzati, richiede strategie continuativamente mutevoli e connesse alle istanze delle imprese. Formazienda, il fondo interprofessionale istituito da Sistema Impresa e Confsal con 100mila aziende aderenti di ogni settore e scala dimensionale, ha stanziato nell’ultimo biennio 51 milioni di euro ai fini dello sviluppo e della diffusione della formazione continua cercando, ogni volta, di intercettare le urgenze imprenditoriali con lo scopo di fornire risposte idonee e tempestive. "Quando la pandemia ha paralizzato il mondo economico giungendo alla chiusura delle attività - commenta il direttore generale di Formazienda, Rossella Spada - molte aziende non hanno interrotto la formazione delle risorse umane beneficiando dei finanziamenti messi a disposizione. La formazione in modalità da remoto ha avuto un’importanza vitale perché non ha arrestato il processo di trasmissione delle conoscenze in un periodo, peraltro, nel quale la flessione dei mercati ha consentito di riflettere a fondo sull’organizzazione aziendale individuando eventuali debolezze o punti nodali che richiedevano approcci innovativi". All’inizio della crisi pandemica e nel periodo precedente sono stati soprattutto i temi della digitalizzazione, del rinnovamento tecnologico e dell’internazionalizzazione ad interessare in una modalità trasversale le aziende. Poi, con l’emergenza epidemiologica, ha ripreso forza la tematica della sicurezza necessariamente aggiornata per fronteggiare il pericolo dei contagi all’interno dei luoghi di lavoro. Una necessità che ha spinto Formazienda a sostenere il progetto ‘Prospettiva lavoro’ elaborato dalle parti sociali. Sicurezza e innovazione, quest’ultima incentivata dal varo del Fondo Nuove Competenze, hanno rappresentato due temi portanti in relazione alle iniziative nel campo della formazione continua. Superata la fase più acuta l’analisi dei mercati post-Covid ha evidenziato la situazione drammatica del lavoro femminile e dei giovani. "Siamo intervenuti con avvisi di finanziamento specifici per qualificare e riqualificare al meglio la forza lavoro femminile inserendo premialità per le situazioni di maggiore difficoltà sul piano sociale e dell’inclusione", spiega il direttore Spada. L’Avviso 2/2021, emanato alla luce di questa priorità, aveva previsto uno stanziamento di 10 milioni di euro. Insieme alle donne anche i giovani e gli inoccupati sono stati interessati da misure puntuali di sostegno ai fini di una stabilizzazione lavorativa. L’avviso a catalogo del 2022 è invece da interpretare come una risposta davanti alla diffusa esigenza manifestata da Pmi, grandi aziende e gruppi più strutturati con lo scopo di soddisfare in tempi rapidi e con estrema flessibilità il proprio fabbisogno formativo. "La cooperazione con le strutture formative accreditate presso il fondo - conclude Rossella Spada - ha permesso di proporre alle aziende una serie di percorsi già predisporti e immediatamente accessibili così da reagire rapidamente alle sollecitazioni del mercato potenziando funzioni o integrando nuove competenze. La crisi muta in continuazione e la formazione deve essere pronta a reagire spingendo i fondi interprofessionali ad elaborare misure di intervento efficaci". Il fondo, nato nel 2008, finora ha direzionato risorse per 200 milioni di euro formando 500mila persone in ogni settore economico.
(Adnkronos) - L’assenza sul territorio nazionale di un’adeguata rete di impianti di trattamento costringe il nostro Paese ad esportare ogni anno ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da attività industriali che all’estero vengono trasformati in nuove materie prime e in energia. Un gap che costa al Paese circa 1 miliardo di euro l’anno. La denuncia emerge dal Report 'Ambiente, Energia, Lavoro – La centralità dei rifiuti da attività economiche', presentato da Assoambiente (Associazione imprese servizi ambientali ed economia circolare). Nel 2019 (ultimi dati disponibili per i rifiuti speciali) la produzione di rifiuti in Italia ha superato quota 193 milioni di tonnellate, di questi ben 163 mln sono speciali (cioè provenienti da attività industriali) e circa 30 mln sono urbani. I primi rappresentano quasi l’85% della produzione complessiva di rifiuti, oltre 5 volte gli urbani, un dato che conferma la rilevanza strategica, anche in termini economici oltre che ambientali, di un loro adeguato trattamento in Italia. Il Report prende in considerazione proprio questi rifiuti, escludendo quelli del comparto costruzioni e demolizioni, mentre i rifiuti speciali derivanti dal trattamento degli urbani, quando possibile, sono stati posti in evidenza e distinti dai restanti volumi di rifiuti di matrice industriale. I rifiuti speciali, al netto di quelli derivanti dal comparto costruzioni, nel 2019 hanno registrato una produzione pari a quasi 111 mln di tonnellate. Partendo da questo dato, il Report si focalizza in particolar modo sui rifiuti direttamente prodotti dalle 'attività economiche', circa 65 milioni di tonnellate: di questi, oltre 36 mln di tonnellate (pari al 55%) sono stati prodotti dalle aziende manifatturiere. Analizzando i dati di produzione a livello regionale, emerge come i volumi si siano concentrati principalmente nelle regioni del Nord Italia, per l’elevato numero di realtà produttive presenti, per il numero di abitanti e per la relativa dotazione impiantistica dedicata alla gestione degli scarti prodotti. In questa speciale graduatoria di 'maggiori produttori' in testa è la Lombardia (con 23 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti), seguita da Veneto (12), Puglia (11), Emilia-Romagna (10), Piemonte (7), Toscana (7) e Lazio (7). Oltre che nella gestione dei rifiuti urbani, l’Italia è leader anche nel riciclo e recupero di rifiuti speciali. Nel 2019 il 65% delle oltre 109 mln di tonnellate di rifiuti speciali gestiti è stato avviato a recupero (di materia e di energia) ed il restante 35% ad operazioni di smaltimento (incenerimento, discarica, stoccaggio finalizzato allo smaltimento finale o altre operazioni come il trattamento chimico-fisico). Oltre 15 milioni di rifiuti speciali vengono ancora destinati alla discarica, soprattutto al Centro e al Sud, mentre quasi 7 milioni di rifiuti hanno come destino gli impianti di incenerimento o recupero energetico. Di questi quasi 1 mln di tonnellate è destinato a incenerimento, il restante è gestito anche con impianti quali cementifici, impianti privati di incenerimento di scarti produttivi e di processo industriali (es. legno), 'torce' per la produzione di energia elettrica con biogas da discarica o da impianti di compostaggio. Sul territorio nazionale esistono 11.200 impianti di trattamento dei rifiuti speciali, con forte disomogeneità fra le diverse aree del Paese, a prescindere dai dati di produzione: ad esempio la Puglia con circa 11 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti, dispone di 612 impianti, mentre il Veneto, a fronte di un dato di produzione di quasi 12 mln di tonnellate di rifiuti speciali, dispone di 1.190 impianti. Rispetto al totale degli oltre 11mila impianti, circa il 58% è concentrato nel Nord Italia, il 17% al Centro e il 25% al Sud e Isole. Circa 27 mln di tonnellate (24% del totale) di rifiuti speciali sono state trattate in un territorio diverso dalla Regione di produzione. Nel 2019 sono state conferite all’estero oltre 4 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti in Italia, destinate nel 50% dei casi verso paesi vicini come Germania, Austria, Francia, Svizzera e Slovenia. Secondo le analisi formulate da Assoambiente, già oggi si evidenzia un fabbisogno impiantistico superiore a 10 milioni di tonnellate di rifiuti/anno e un fabbisogno cumulato nei cinque anni (2021-2025) pari a circa 34 milioni di tonnellate.