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(Adnkronos) - "Se il turismo nazionale dipende molto dal clima, dalla flessibilità dell'offerta e dalla fiducia, il turismo 'outbound' dipende sempre dalla capacità di attrazione del sistema Paese, perciò per consolidare i risultati citati non basta sperare nella ripresa complessiva degli investimenti lasciandosi la crisi alle spalle, ma risolvere una serie di nodi che riguardano l'offerta di prodotti turistici e culturali da una parte e la promozione e commercializzazione del marchio Roma dall'altra. Maggior innovazione nelle imprese turistiche e culturali significa metterle in grado di competere con il mercato globale, adottando modelli di business idonei sia a soddisfare le nuove esigenze della domanda sia a garantire il miglioramento continuo dei servizi resi, rendendo più efficace ed efficiente l'attività di impresa". Così Roberto Saliola, presidente di Manageritalia Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna e Umbria, nella sua relazione durante la tavola rotonda 'Roma la città che reinventa il futuro', nel corso dell'assemblea dell’associazione territoriale. "Una mobilità -spiega ancora Saliola- che sappia accogliere i turisti e i pellegrini che graviteranno su Roma nei prossimi anni, rendendo fruibile la città e garantendo standard di qualità e sicurezza: è questa la scommessa che Roma deve vincere, presentando un biglietto da visita (la mobilità in città) adeguato agli eventi che gestirà e in linea con gli standard delle maggiori città europee".
(Adnkronos) - "Il settore della vendita diretta si è sempre dimostrato vivace, superando con vitalità sia le ricorrenti crisi economiche sia la fase più dura del Covid. Le imprese che Univendita rappresenta, in pratica le maggiori del comparto, hanno aumentato i ricavi del 7% nel 2021 sul 2020, raggiungendo gli oltre 1,4 miliardi di fatturato. Ma il mercato totale della vendita diretta vale circa 3,6 miliardi con quasi 300 aziende attive sul territorio e oltre mezzo milione di incaricati alla vendita". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, il presidente di Univendita, Ciro Sinatra, sul boom del settore della vendita diretta, il vecchio 'porta a porta'. Un comparto che ha superato con scioltezza anche la crisi legata alla pandemia. "E' chiaro che il primo lockdown ha ridotto di molto i volumi. Ma il settore si è subito dimostrato molto reattivo -continua Sinatra- e c’è una quota ampia di clienti che ha mostrato di continuare a gradire il rapporto diretto con il venditore, questa forma di 'slow shopping' per cui si impara a conoscere il marchio e il prodotto attraverso la loro storia, si intavolano relazioni personali, si può soprattutto provare il prodotto prima di acquistarlo". Ma oltre ai rapporti personale anche le nuove tecnologie stanno contribuendo alla crescita del comparto. "La digitalizzazione, invece, tra call, webinar, slide e presentazioni digitali, si sta dimostrando un supporto che accresce la qualificazione e la professionalità dell’incaricato. E’ importante sottolineare che l’online non ha snaturato l’essenza tradizionale della vendita diretta, ma anzi ha potenziato le possibilità di contatto diretto tra venditori e acquirenti", rimarca Sinatra. E il settore guarda con fiducia al futuro. "L’associazione e le aziende associate investono da sempre sulla formazione generale del venditore sul piano etico-deontologico e tecnologico; stiamo lanciando nuove iniziative affiancandoci, come associazione, al training più spiccatamente commerciale che le singole aziende fanno per mostrare ai venditori che un corretto approccio online rafforza i rapporti con i consumatori e potenzia le possibilità di contatto diretto con i clienti", spiega ancora Sinatra. Secondo Sinatra "oltre il 90% degli incaricati di vendita è costituito da donne che apprezzano la flessibilità organizzativa e gestionale di questo tipo di impiego e sanno valorizzare le loro capacità, che definirei di creatività relazionale, nel rapporto con il cliente. Oggi si parla tanto di smart working: la vendita diretta è una sorta di 'smart working a casa degli altri' per questa sua caratteristica di autonomia orientata al risultato. Gli under 35 sono oltre un terzo del totale che diventano oltre il 70% se si considerano gli under 55". "Secondo una nostra indagine, il 90% di loro -insiste Sinatra- si dice soddisfatto, tanto che sei incaricati su 10 rimangono nel comparto almeno sei anni. Tra questi c’è anche chi fa carriera e diventa manager o addirittura amministratore delegato delle aziende in cui ha fatto la gavetta. Diciamo che è una professione che consente di bilanciare aspirazioni di carriera ed esigenze familiari ed in generale extralavorative", spiega ancora. Il mercato della vendita diretta vale nel complesso circa 3,6 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a 544mila addetti. Solo per quanto riguarda le 16 aziende associate ad Univendita, si parla di 1,4 miliardi di fatturato annuo, 13 milioni di clienti e circa 144mila addetti alla vendita, in lieve crescita sull’anno precedente. "Chiaramente, molta parte del mercato della vendita diretta riguarda i beni durevoli per la casa, ma vanno bene anche gli alimentari e soprattutto la cosmesi e i prodotti per la cura del corpo, che fanno segnare un +15,1% nel 2021 sul 2020. Crescono però pure altre tipologie di beni e servizi, a cominciare dai pacchetti viaggi e vacanze. "Le prospettive del settore sono positive e prevediamo che il trend di ripresa si confermi e si rafforzi ulteriormente", sottolinea fiducioso il numero uno di Univendita. Ma il comparto chiede però attenzione e non indifferenza dalle istituzioni. "La vendita diretta ha però bisogno -spiega Sinatra- di una regolamentazione che non sia sfavorevole e penalizzante, ecco perché stiamo chiedendo incentivi sulla formazione – incentivi oggi riservati quasi esclusivamente al personale dipendente - e soprattutto di evitare discriminazioni come quella che rischia di venire introdotta dal ddl di delegazione europea 2021, in discussione al Senato, che interpreta in maniera singolare la direttiva Ue di riferimento ed estende il periodo di diritto di recesso da 14 a 30 giorni soltanto per la vendita diretta e non per le altre forme di commercio, nemmeno quello online", sottolinea Sinatra. "Non credo che abusi e truffe siano più frequenti nel nostro settore che in altri; anzi, il porta a porta è caratterizzato da un rapporto diretto con il venditore che tutela maggiormente il cliente. Dunque, chiediamo al Mise e al governo tutto di rivedere una norma chiaramente inutile e sproporzionata", conclude Sinatra.
(Adnkronos) - Per prima cosa ha creato il suo 'bambuseto' alle porte di Ferrara convinto delle grandi potenzialità della pianta: è l’alimento sano del futuro, è un'alternativa alla plastica e ci dà una mano con il clima. Dai primi tre ettari, è arrivato a quota sei sui 12 ettari totali dell'azienda, la Kida Organic Forest. Ora Paolo Bruschi, una carriera manageriale di tutto rispetto (è stato vice direttore generale di Poste Italiane e, prima ancora, alle relazioni esterne di Fininvest e Omnitel con la sua agenzia di comunicazione) riconvertita alla natura, fa un ulteriore passo avanti, nella direzione dell'ambiente, e all'interno del bambuseto ha seminato 6 ettari di trifoglio nano rendendo l’ambiente ideale per le api. Probabilmente, in Italia è la più grande coltivazione di trifoglio destinato agli impollinatori (che produrranno un miele davvero pregiato). "Non risolveremo i problemi del mondo, ma nella nostra filosofia aziendale l'impollinatore deve essere l'ape, non una roba meccanica. Quindi, abbiamo piantato questi sei ettari di trifoglio nano, principalmente per le api ma non solo, perché i benefici sono tanti. Abbiamo installato le prime 30 arnie che diventeranno 100 entro l'anno. E se possibile andremo anche oltre", racconta Paolo Bruschi all'AdnKronos. Su questi sei ettari, a primavera sbocciano tra 1 e 3 milioni di fiori bianchi, di cui le api sono ghiotte, che restano fino a dicembre. "Una pianta magica, il trifoglio - spiega Bruschi - tiene umido il terreno, consentendo di utilizzare tra il 30 e il 40% di acqua in meno; è un grande fissatore di azoto, fissa tra i 120 e i 280 kg di azoto l'anno per ettaro, ed è azoto naturale che ci consente di avere un terreno che non ha bisogno di altro perché 'auto fertilizzato'. E poi permette alle api di produrre un miele raro, pregiato, bianco, dalle qualità eccezionali". L'iniziativa nasce dall'accordo tra la sua Kida Organic Forest e il Gruppo Farmiele e rappresenta un ulteriore passo in avanti nel rafforziamo del progetto ecosostenibile di Bruschi che punta ad arrivare al 2025 ad oltre 180.000 piante adulte di bambù in un contesto raro di biodiversità. Kida Organic Forest è infatti un’azienda ecosostenibile che conta oggi 12 ettari di terreno in fase di conversione biologica ("Siamo associati con la Coldiretti perché abbiamo trovato, nella conversione biologica, un ottimo alleato e ci siamo trovati molto bene", dice Bruschi) di cui 6 ettari di bambuseto di diversa tipologia (tra cui il bambù rosso, giallo, nero e blu), uno spazio dedicato alla camomilla selvatica, un campo di asparagi, un orto dove si sta coltivando anche un fagiolo raro e un frutteto di oltre 1000 alberi di ciliegie, albicocche e pesche dove non vengono usati diserbanti e si segue la lotta integrata. "Questo non è un sogno: è un'iniziativa imprenditoriale che vuole diventare produttiva e magari replicabile", conclude Bruschi.