INFORMAZIONIGruppo Maggioli Informatica e Software Ruolo: Formazione, Ricerca & Selezione, Analisi e Valutazione Posizioni (Responsabilità e Competenze), Compensazione & Benefit Area: Human Resource Management Nicoletta Belardinelli |
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(Adnkronos) - Si lavora ad un'intesa, ad un accordo, ma di rinviare lo sblocco delle gare per le concessioni balneari -che dovrebbero diventare realtà a partire dal 2024- non se ne parla. Lo spiegano fonti di governo all'Adnkronos, a stretto giro dall'incontro tra Matteo Salvini e il premier Mario Draghi, oggi a Palazzo Chigi. Dell'impasse in cui verte il ddl concorrenza, 'spiaggiato' per il nodo balneari, in realtà il leader della Lega non ne avrebbe parlato direttamente con il presidente del Consiglio, ma si sarebbe intrattenuto con il segretario alla presidenza Roberto Garofoli, che sta cercando di sbrogliare la matassa, non semplice, dei balneari. Il compromesso al quale si lavora in queste ore prevedrebbe una deroga tecnica ad hoc per quei casi specifici in cui non è possibile andare a gara. Ma si tratterebbe di una manciata di Comuni, poche le eccezioni ammesse. E anche la cosiddetta mappatura delle concessioni, spiegano le stesse fonti, "non può essere considerata la condizione sine qua non per mandarle a gara: si va nel 2024. Punto". Mentre nell'intesa alla quale si lavora verrebbero rafforzati gli indennizzi per gli attuali titolari degli stabilimenti. "Come lo abbiamo trovato sul catasto", anche sulla riforma della concorrenza "conto che si arrivi ad un accordo", ha detto il leader della Lega lasciando Palazzo Chigi. Dove, sui termini del compromesso, il segretario di via Bellerio avrebbe chiesto dei tempi supplementari per confrontarsi con gli alleati della coalizione di centrodestra. Ma per Salvini, ha tenuto a rimarcare, "è importante che sia previsto un congruo indennizzo in riconoscimento del valore dell'azienda in caso di mancato rinnovo" -punto al quale si lavora- se poi "le gare partiranno nel 2024 o nel 2025 questo lo vedranno i tecnici". Su questo secondo aspetto tuttavia Palazzo Chigi non ammette rinvii, in linea -elemento non secondario- con quanto sentenziato per giunta dal Consiglio di Stato. Il nodo balneari in queste ore tiene di fatto ferma la riforma della concorrenza, necessaria sulla strada del Pnrr e dunque decisiva per 'sbloccare' la nuova tranche del Next Generation Eu che il nostro Paese attende da Bruxelles. Obiettivo del governo resta l'avvio della discussione in Aula del Senato già in settimana. Anche perché, secondo fonti di governo, la partita sarebbe legata a doppio filo con la legge delega sul fisco, che rischia di restare ferma al palo per un 'fallo di reazione': dopo aver raggiunto l'intesa sul catasto col centrodestra per mesi sulle barricate, Palazzo Chigi confida ora in un atto di responsabilità, vale a dire nessuna sorpresa sulla concorrenza o 'furbizia' per sfilare dal testo o annacquare uno dei capitoli più annosi, quello, appunto, che ha introdotto -dopo anni di braccio di ferro- lo sblocco delle gare per le concessioni balneari a partire dal 2024, con alcuni meccanismi di premialità per i precedenti titolari e il famoso freno al 'caro-ombrelloni'. Lo stallo sulla concorrenza, in sintesi, potrebbe condurre con sé un rallentamento della riforma del fisco. Anche perché avrebbe fatto storcere il naso, e non poco, al premier Mario Draghi -riportano le stesse fonti- infastidito, al suo rientro da Washington, per la situazione di stand-by in cui verte una riforma decisiva per le sorti del Pnrr. Per ottenere le tranche con cui finanziare i progetti che abitano il Recovery fund bisogna infatti aver fatto i compiti a casa e nei tempi previsti da Bruxelles. Insomma, rinvii e ritardi non sono ammessi.
(Adnkronos) - In Italia possiamo ormai parlare di un ‘paradosso giovani’ perché calano numericamente, ma non riescono a trovare lavoro: senza un dialogo strutturale fra scuola e imprese e nuove politiche di accompagnamento nelle fasi di transizione, non si riuscirà a garantire un’offerta di lavoro non precario alle nuove generazioni. E’ quanto emerso durante un dibattito sull’ultimo numero dell’Osservatorio Cida-Adapt dedicato al lavoro giovanile, fra Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt e lo studente universitario Davide Ravaioli, follower del programma Aurora. “L’Osservatorio trimestrale sul mondo del lavoro - ha spiegato Mantovani - nasce dall’esigenza di una lettura non convenzionale dei dati statistici per avere una visione delle dinamiche occupazionali più aderente alla realtà e fornire ai manager uno strumento utile ai loro processi decisionali e organizzativi". "I dati - ha aggiunto - una volta ‘spacchettati’ e analizzati mostrano, ad esempio, la scarsa affidabilità delle ‘medie’ statistiche, poco adatte a leggere una realtà molto differenziata sul territorio. Nell’Osservatorio, altro esempio, ci si è concentrati sulla fascia d’età 25-34 anni, perché in quella precedente, 15-24 anni, l’incidenza di chi studia è troppo alta per poterne ricavare dati realistici su disoccupazione e precariato". “Ma - ha ribadito - il fattore che ha pesato di più per capacità di interpretare andamento e tendenze del mondo del lavoro è quello demografico. In 10 anni, dal 2010 al 2020, la coorte dei 25-34enni è diminuita di circa un milione di unità. Una tendenza che non sembra arrestarsi e che, comunque, può essere invertita solo in un lungo arco di tempo. Normalmente, meno giovani domandano lavoro, più dovrebbe essere facile trovarlo. E’ qui che troviamo il ‘paradosso’ del lavoro giovanile, visto che il nostro tasso di occupazione in quella fascia d’età è troppo basso nel confronto con i partner europei: insomma i giovani diminuiscono, ma l’attuale mercato del lavoro non riesce ad assorbirli. Lavoro giovanile scarso e anche caratterizzato da un’alta incidenza di contratti a termine che tende a renderlo sostanzialmente precario e poco pagato". “Come Cida - ha spiegato - esortiamo il decisore politico a intervenire su queste basi, su questi dati rappresentativi di una realtà che spesso sfugge ad un’analisi superficiale. I numeri indicano le strade da seguire: riallacciando il dialogo fra scuola e lavoro, gestendo le fasi di transizione, investendo sulla formazione continua che deve accompagnare tutto l’arco della vita lavorativa". "Come manager - ha chiarito - siamo consapevoli di quanto sia importante la qualità del lavoro che va perseguita investendo sulle risorse umane e che va adeguatamente retribuita. Anche quello delle retribuzioni, infatti, è un tema che va messo al centro di quel ‘patto sociale’ proposto dal Governo: l’Italia non può essere un Paese ‘low cost’ con lavoro poco qualificato, sostanzialmente privo di formazione, distante dal mondo dell’università e della ricerca e poco retribuito. Così ci avvitiamo verso il basso, perdendo potere d’acquisto e impoverendo il Paese".
(Adnkronos) - Il 12 maggio il mondo ha celebrato la prima Giornata internazionale della Salute delle Piante. Per tutelare una risorsa essenziale alla sopravvivenza nostra e del Pianeta - le piante forniscono il 98% del nostro ossigeno e costituiscono l'80% del nostro cibo - il direttore generale della Fao QuU Dongyu ha chiesto "maggiori investimenti per l’innovazione, per sostenere la sicurezza alimentare e rendere il modo di produrre, distribuire e consumare il cibo più efficiente, inclusivo e sostenibile. Cinque gli obiettivi della Giornata: sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salute delle piante; sostenere campagne per ridurre al minimo il rischio di diffusione delle infestazioni parassitarie; rafforzare il monitoraggio e i sistemi di allerta rapida per proteggere le piante le la loro salute; favorire una gestione sostenibile di parassiti e pesticidi; promuovere gli investimenti in campo fitosanitario, a favore di innovazione, ricerca, sviluppo delle capacità e divulgazione.