INFORMAZIONIValtellina Lavoro Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Selezionatore Junior Area: Altro Enrica Ughini |
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(Adnkronos) - I politici occidentali che affermano che la Russia deve essere sconfitta sanno poco della storia. Lo ha affermato il ministro degli Affari esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov, a quanto riporta la Tass, parlando nell'ambito del progetto del Gymnasium. E. M. Primakova "100 domande al leader". "Dicono che la Russia deve 'fallire', che bisogna 'sconfiggerla', far sì che la Russia 'perda sul campo di battaglia'", ha detto ancora il capo della diplomazia di Mosca, parlando di "incantesimi" lanciati dai politici occidentali che "probabilmente non studiavano bene a scuola. Traggono conclusioni sbagliate dalla loro comprensione del passato e di cosa sia la Russia". Lavrov ha aggiunto che Mosca è preoccupata dai tentativi di molti governi occidentali di assecondare le manifestazioni di russofobia. "Questo è preoccupante", ha sottolineato, dicendosi però convinto che alla fine l'Occidente "sarà costretto ad ammettere che è impossibile attaccare costantemente gli interessi vitali russi, i russi, ovunque essi vivano". La Russia, ha spiegato ancora, farà affidamento solo su se stessa e su quei paesi che hanno dimostrato la loro affidabilità e "non ballano sulla melodia di qualcun altro". "Faremo affidamento solo su noi stessi e su quei paesi che hanno dimostrato la loro affidabilità e che non 'ballano sulla melodia di qualcun altro'. Se i paesi occidentali tornano in sé e offrono una qualche forma di cooperazione, allora decideremo", ha detto, spiegando però che, se l'Occidente "quando supererà la sua 'frenesia'" vorrà offrire qualcosa alla Federazione Russa in termini di ripresa delle relazioni, Mosca valuterà seriamente se ne ha bisogno o meno. Lavrov ha quindi evidenziato che la Russia vuole "smettere di dipendere dalla fornitura di qualsiasi cosa dall'Occidente per garantire lo sviluppo di industrie critiche per la sicurezza, l'economia e la sfera sociale della nostra Patria". "Stavamo per essere espulsi dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), per sospendere la nostra adesione. Abbiamo deciso di farlo da soli. Il Consiglio si è screditato molto prima che iniziasse l'attuale situazione in Ucraina", ha detto ancora. Dopo aver ricordato che una gran parte della popolazione ucraina "è legalmente privata dell'opportunità di continuare a vivere usando la propria lingua madre, di crescere figli in chiave culturale russa e in lingua russa", e che per questo, "dopo molti anni di avvertimenti, non avendo altra scelta, abbiamo iniziato a proteggere gli interessi della sicurezza della popolazione russa nel Donbass", Lavrov ha aggiunto che i paesi occidentali hanno tradito la Carta delle Nazioni Unite, che sancisce il principio dell'uguaglianza sovrana degli Stati: "Ritengono che la sovranità sia solo la loro”, ha affermato il ministro. La Russia dovrebbe concentrarsi sulla regione eurasiatica nell'ulteriore sviluppo del paese e delle sue capacità, ha detto ancora il ministro degli Esteri russo. "Ora il centro dello sviluppo mondiale si è spostato in Eurasia. Al momento, disponiamo della più ampia rete di partnership nella regione eurasiatica. Dobbiamo fare affidamento su di esse per l'ulteriore sviluppo del nostro Paese, delle sue capacità di trasporto, transito e logistica", ha spiegato, sottolineando che l'Eurasia "sta diventando la regione più promettente del mondo". Il capo della diplomazia di Mosca ha sottolineato come queste relazioni debbano svilupparsi "non utilizzando gli strumenti di qualcun altro come il dollaro o il sistema di messaggistica finanziaria Swift" ma "creandone di nostri. Non è così difficile da fare".
(Adnkronos) - Cristiano Fini è il nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Imprenditore modenese, di Castelfranco Emilia, 50 anni, è stato nominato oggi dall’VIII Assemblea elettiva, riunita a Roma presso il Teatro Eliseo, e composta da 399 delegati, in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti in tutt’Italia. Fini succede a Dino Scanavino che, appena proclamato, ha voluto ringraziare per il lavoro svolto in questi ultimi 8 anni. Fini, agrotecnico, è il titolare di un’azienda agricola e vitivinicola con 13 ettari investiti a vigneto biologico, già presidente di Cia Emilia-Romagna dal 2018 e, precedentemente, di Cia Modena. Fa parte del Consiglio di amministrazione di Cantine Riunite Civ ed è stato membro della Giunta Camerale di Modena. Ora sarà alla guida della Confederazione per i prossimi quattro anni. "Stiamo attraversando una fase davvero complicata: la pandemia, la guerra, i rincari eccezionali delle materie prime, il rischio di una crisi energetica e alimentare, i cambiamenti climatici. Eppure il nostro settore, con tutte le difficoltà resta uno dei cardini dell’economia nazionale. Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana, pari a 33 miliardi circa, resta il più elevato dell’Ue. Il sistema agroalimentare, nel suo insieme fa il 15% del Pil. Ecco perché possiamo e dobbiamo lottare, rimettendo al centro le nostre priorità, le nostre battaglie”. Lo ha detto il neo eletto presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. “Servono azioni precise e puntuali su larga scala -ha continuato il presidente di Cia- come una politica energetica nazionale ed europea che cerchi di calmierare i costi e le speculazioni, oltre a misure a sostegno delle filiere produttive, messe in ginocchio dagli incredibili rincari produttivi e dall’instabilità dei mercati. Ma soprattutto c’è bisogno finalmente di una redistribuzione del valore lungo la filiera. Dobbiamo gridare la necessità di un reddito equo per gli agricoltori, facendo squadra su questo obiettivo comune, come su investimenti importanti nella ricerca per dotare il settore primario di strumenti innovativi contro il climate change. E poi: spinta alle nuove tecnologie digitali e apertura chiara alle tecniche di miglioramento genetico in ottica sostenibile; invasi per l’accumulo di acqua utile nei periodi più siccitosi, ma anche assicurazioni e fondo mutualistico nazionale per affrontare le calamità”. “Alla vigilia delle grandi campagne -ha sottolineato Fini- resta urgente anche il problema della manodopera nei campi, dal punto di vista sia dei costi che della reperibilità. Così non siamo più competitivi. Occorre più flessibilità, come sperimentato con i voucher. E ancora: accesso alla terra e al credito per il ricambio generazionale; valorizzazione delle donne del settore che sono ormai il 30%; pensioni giuste per chi ha passato tutta la vita nei campi e ora prende poco più di 500 euro”. “Queste sono le nostre priorità -ha evidenziato il nuovo presidente di Cia- insieme al rilancio delle aree interne. Zone svantaggiate che hanno un’importanza strategica per tutto il sistema Paese, ma vengono lasciate sempre sole. Per le zone rurali servono politiche e strategie: defiscalizzazione, connessione, sbloccare lo spopolamento e riportare persone e ricchezza. Sono le nostre rivendicazioni, come quella sulla fauna selvatica, con la riforma della legge 157 per tutelare l’agricoltura, mettere al sicuro strade e cittadini, salvare gli allevamenti suinicoli dal rischio Psa. Tutte sfide che dobbiamo portare avanti tenendo sempre insieme proteste e proposte”. “Ci attende una nuova stagione, più inclusiva e innovativa -ha aggiunto Fini- dentro l’organizzazione e nei rapporti con la società civile e con le istituzioni, con tutte le altre rappresentanze agricole, agroalimentari ed economiche del Paese. Dobbiamo essere per e non contro. Non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Servizi alle imprese e al cittadino, grandi imprese e piccole aziende, Nord e Sud, agricoltura biologica e convenzionale, tutto questo non è in opposizione. Le diversità si devono tradurre in un valore aggiunto. Le sfide da affrontare sono di una portata enorme e serve responsabilità e nuova coesione per traguardarle”. “C’è bisogno di un patto con tutte le componenti del sistema, a cominciare dai consumatori -ha ribadito il presidente di Cia- e il miglior veicolo per spiegare quello che facciamo sono gli agriturismi, la vendita diretta, l’agricoltura sociale, le fattorie didattiche. Dobbiamo far capire a tutti che l’agricoltura non è quella che inquina, che tratta male gli animali e sfrutta i lavoratori, ma il settore che custodisce il territorio, che difende l’ambiente e le persone, che fa crescere l’economia e la società. Anche in Europa dobbiamo contare di più, avendo in mente che dove andiamo uniti come sistema Paese, portiamo a casa il risultato”.
(Adnkronos) - La sostenibilità è entrata a far parte stabilmente del lessico interno ed esterno alle aziende, e orienta le prospettive di crescita di interi settori industriali in diverse declinazioni. Ma per declinare questa idea i modi sono praticamente infiniti . A raccontarli ci prova l'ultimo progetto editoriale coordinato dal giornalista Claudio Barnini: “Sostenibilità. La sfida vincente del futuro”, curato da Mason & Partners, in cui 11 aziende italiane raccontano le proprie esperienze: dall'impresa a che punta alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni di gas serra a quella che ha implementato stazioni di ricarica elettriche per favorire la mobilità green dei dipendenti. C’è l'impresa che ha contribuito alla riqualificazione della zona centrale del Parco del Lago EUR a Roma e quella che ha puntato alla gender diversity, ma anche quella che ha optato per una donazione ad ActionAid, quella che scommette sugli imballaggi con materie prime riciclate e così via. Un processo ormai entrato in pianta stabile nella visione delle imprese tanto che iniziano ad apparire anche nuove figure manageriali, come il Sustainability Manager, che guarda al futuro e in alcuni casi lo precede. Un’impresa ecosostenibile è – secondo gli esperti – una realtà organizzata che considera il paradigma delle tre P di John Elkington: “Planet”, “People” e “Profit” poste a fondamenta di un’impresa che pensa, progetta e agisce a livello ambientale (pianeta) e sociale (persone), senza dimenticare il guadagno (profitto). Secondo uno studio presentato nel 2021 da Atos, ad esempio, la transizione verde dovrà intrecciarsi a quella digitale: il progresso tecnologico e informatico – stima l’azienda – potrà contribuire a oltre il 50% del percorso di decarbonizzazione italiana da oggi al 2050, con un impatto certo sui settori che maggiormente influenzano le emissioni inquinanti del nostro Paese. Le imprese, con le Pubbliche Amministrazioni, potranno essere i principali vettori di questo cambiamento tecnologico e culturale. “La Sostenibilità è un tema molto in voga in questi tempi. Tutto ormai deve essere all’insegna della sostenibilità̀. Un impegno che è un must anche per il Governo, per le amministrazioni locali, per gli enti, le aziende. Insomma, oggi se non sei sostenibile sei out” racconta Barnini “L’importante è che questo termine non sia solo di ‘moda’ ma entri nella cultura e nella mentalità di tutte le aziende, anche le più piccole. Ho sempre pensato che quando si vuole affrontare un argomento è meglio farlo attraverso dei casi di studio, pratici, in cui siano evidenti anche gli ostacoli e le soluzioni adottate per superarli. Avevo intenzione di fare un po’ di chiarezza proprio sul concetto di sostenibilità̀. Spero di esserci riuscito”. Il libro - che è allo stesso tempo un insieme di casi di studio e una mappa sociologica per vedere quale direzione abbia preso il mondo delle imprese italiane - evidenzia come sostenibilità è molto di più che la sola riduzione dell’impronta ecologica, non è solo rispetto per l’ambiente che ci circonda, ridurre l’emissione di anidride carbonica, produrre energia con fonti rinnovabili, eliminare la plastica non riciclabile, è anche tutto questo, ma non solo. Dobbiamo intenderla invece con una modalità molto ampia che includa la parità̀ sociale ed economica, sulla formazione, sulla inclusione. Barnini ha messo insieme nello stesso progetto un ‘dream team’ di aziende (Atos, General Finance, Green Arrow Capital, Inalca, le farmaceutiche Daiichi Sankyo e Grunenthal, Incico, La Collina dei Ciliegi, Marr, Kew Technology e Windtre) che ne hanno favorito la realizzazione con un contributo non condizionante, che permetterà di distribuire l’ebook gratuitamente tramite le piattaforme Amazon e Kobo. “E’ finalmente nel 2015 che 193 paesi membri delle Nazioni Unite sottoscrivono un Patto, che porta il titolo di “Trasformare il nostro mondo, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, che definisce una serie di obiettivi, organizzati attorno ad altrettanti ambiti della vita collettiva ed interconnessi tra loro” spiega Carla Collicelli senior expert ASviS per le relazioni istituzionali. "Sulla scia di quell’accordo, il 3 febbraio 2016 nasce in Italia l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che sin dall’inizio si propone l’obiettivo di far crescere nella società̀ italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e di promuoverne la realizzazione attraverso la promozione di una cultura della sostenibilità̀ a tutti i livelli. Inoltre, l’impresa che intraprende il cammino verso la sostenibilità̀ ha capito che così facendo può anche accedere a strumenti finanziari dedicati, quali, ad esempio Green Bond, Social Bond, Sdg Bond, o mutui green".