INFORMAZIONIElisabetta Iannello |
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(Adnkronos) - La Turchia ha informato i suoi alleati della Nato che dirà no all'ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza e non intende cambiare la sua posizione. Lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, citato dall'agenzia di stampa Anadolu. "Non vogliamo fare due volte lo stesso errore. Perciò continueremo con decisione la nostra politica al riguardo. Abbiamo detto ai nostri partner che diremo no all'adesione di Svezia e Finlandia alla Nato", ha detto Erdogan in un discorso ai giovani. Erdogan ha fatto riferimento al malcontento della Turchia per la partecipazione della Grecia alle attività militari della Nato a partire dal 1980, che ha definito un errore che non va ripetuto. "Stiamo perseguendo una politica equilibrata nei confronti dell'Ucraina e della Russia e in questo contesto non ho assolutamente alcuna intenzione di tagliare i miei legami con (i presidenti, ndr) Putin e Zelensky", ha dichiarato ancora il presidente turco. "Continueremo i nostri sforzi con i leader dei due Paesi per prevenire una nuova guerra mondiale", ha aggiunto, ricordando i forti legami che la Turchia ha con Russia e Ucraina.
(Adnkronos) - Individuare le migliori best practice per evitare ricadute economiche e sociali negative dalla transizione energetica. Con questo obiettivo oggi a Roma la Uiltec ha tenuto un incontro nell'ambito di 'Green@Work', progetto pilota finanziato dalla comunità Europea con i sindacati Igbce (Germania), Ekn (Croazia). "Oggi è il secondo incontro previsto dal progetto -ha spiegato Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec- siamo stati prima in Croazia e concluderemo quindi ad Hannover, discutendo attorno a un tema strategico come della transizione e cosa comporta per un settore come quello della chimica". Una riflessione che per Pirani deve essere fatta confrontandosi tutti insieme. E l'incontro di oggi con il sindacato croato e quello tedesco va proprio in questa direzione. "In una situazione mondiale che sta cambiando i paradigmi -ha insistito- dobbiamo ragionare tutti insieme come Europa per affrontare al meglio i cambiamenti che stanno interessando un asset strategico come la chimica, che deve fare fronte ai temi dell'approvviggionamento ma anche della sostenibilità e dell'economia circolare", ha rimarcato. Cambiamenti che di conseguenza per il leader sindacale si rifletteranno sul rapporto di lavoro e che il sindacato deve essere in grado di 'governare'. "Dobbiamo sviluppare un nuovo modello di contrattazione, guardare al modello della partecipazione tedesco", ha sottolineato. E all'appuntamento ha preso parte anche Romina Mura, presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati. "Ribadisco la necessità che questa transizione verde che è già in corso deve andare di passo con la transizione sociale, nessuno deve essere lasciato indietro. I lavoratori vanno tutelati per essere formati e ricollocati ma è fondamentale far sì che tutte le parti sociali interagiscono per un nuovo mercato del lavoro", ha spiegato. Secondo Mura, "ci sono le condizioni affinchè le risorse pubbliche che vengono utilizzate per la riconversione devono essere condizionate non solo a mantenere occupazione ma anche a dare lavoro di qualità. Noi stiamo lavorando in questa direzione consapevoli che oggi abbiamo l’Europa dei popoli", ha concluso. Per Emma Argutyan, Dg dell’Eceg (European chemical employers group), "gli indicatori di avanzamento del progetto di cui parliamo oggi sono in linea con gli indicatori europei. Sono particolarmente soddisfatta. E concordo con Pirani sull'importanza della sostenibilità e dell'economia circolare a livello europeo. Abbiamo affrontato l’importanza della valorizzazione delle scorte e delle infrastrutture per lo scenario in corso". E per Stefano Soro, capo unità green and circular economy dg grow (Commissione europea) "la transizione verde è già in corso, in particolare per la chimica l'obiettivo è dare sostenibilità sociale e climatica ma anche garantire una sostenibilità sociale di questa transizione sia in termini di occupazione che di formazione", ha concluso.
(Adnkronos) - Per prima cosa ha creato il suo 'bambuseto' alle porte di Ferrara convinto delle grandi potenzialità della pianta: è l’alimento sano del futuro, è un'alternativa alla plastica e ci dà una mano con il clima. Dai primi tre ettari, è arrivato a quota sei sui 12 ettari totali dell'azienda, la Kida Organic Forest. Ora Paolo Bruschi, una carriera manageriale di tutto rispetto (è stato vice direttore generale di Poste Italiane e, prima ancora, alle relazioni esterne di Fininvest e Omnitel con la sua agenzia di comunicazione) riconvertita alla natura, fa un ulteriore passo avanti, nella direzione dell'ambiente, e all'interno del bambuseto ha seminato 6 ettari di trifoglio nano rendendo l’ambiente ideale per le api. Probabilmente, in Italia è la più grande coltivazione di trifoglio destinato agli impollinatori (che produrranno un miele davvero pregiato). "Non risolveremo i problemi del mondo, ma nella nostra filosofia aziendale l'impollinatore deve essere l'ape, non una roba meccanica. Quindi, abbiamo piantato questi sei ettari di trifoglio nano, principalmente per le api ma non solo, perché i benefici sono tanti. Abbiamo installato le prime 30 arnie che diventeranno 100 entro l'anno. E se possibile andremo anche oltre", racconta Paolo Bruschi all'AdnKronos. Su questi sei ettari, a primavera sbocciano tra 1 e 3 milioni di fiori bianchi, di cui le api sono ghiotte, che restano fino a dicembre. "Una pianta magica, il trifoglio - spiega Bruschi - tiene umido il terreno, consentendo di utilizzare tra il 30 e il 40% di acqua in meno; è un grande fissatore di azoto, fissa tra i 120 e i 280 kg di azoto l'anno per ettaro, ed è azoto naturale che ci consente di avere un terreno che non ha bisogno di altro perché 'auto fertilizzato'. E poi permette alle api di produrre un miele raro, pregiato, bianco, dalle qualità eccezionali". L'iniziativa nasce dall'accordo tra la sua Kida Organic Forest e il Gruppo Farmiele e rappresenta un ulteriore passo in avanti nel rafforziamo del progetto ecosostenibile di Bruschi che punta ad arrivare al 2025 ad oltre 180.000 piante adulte di bambù in un contesto raro di biodiversità. Kida Organic Forest è infatti un’azienda ecosostenibile che conta oggi 12 ettari di terreno in fase di conversione biologica ("Siamo associati con la Coldiretti perché abbiamo trovato, nella conversione biologica, un ottimo alleato e ci siamo trovati molto bene", dice Bruschi) di cui 6 ettari di bambuseto di diversa tipologia (tra cui il bambù rosso, giallo, nero e blu), uno spazio dedicato alla camomilla selvatica, un campo di asparagi, un orto dove si sta coltivando anche un fagiolo raro e un frutteto di oltre 1000 alberi di ciliegie, albicocche e pesche dove non vengono usati diserbanti e si segue la lotta integrata. "Questo non è un sogno: è un'iniziativa imprenditoriale che vuole diventare produttiva e magari replicabile", conclude Bruschi.