INFORMAZIONIShenker srl Business School ed Enti di Formazione Italiana Ruolo: Corporate Programme Designer, Didactic Consultant Area: Human Resource Management Tala Razavi |
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(Adnkronos) - Gli Usa stanno "giocando con il fuoco" e "si bruceranno". Lo ha affermato Zhu Fenglian, portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo cinese, replicando al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha sostenuto che gli Usa sono pronti a difendere Taiwan a livello militare se la Cina tentasse di prendere con la forza l'isola. "Tentare di giocare la 'carta di Taiwan' e "usare Taiwan per controllare la Cina" è "giocare con il fuoco e coloro che giocano con il fuoco si bruciano", ha detto Zhu, citato dall'agenzia di stampa Xinhua. "La questione di Taiwan fa parte degli affari interni della Cina e non è consentita alcuna interferenza straniera. Il principio di 'Una sola Cina' è il fondamento politico delle relazioni sino-americane. Esortiamo la parte statunitense a smettere di rilasciare dichiarazioni o intraprendere qualsiasi azione che violi il principio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - I dati stupiscono: in Italia si contano 150.000 posti di lavoro per cui sono richieste competenze Stem (scientifiche, tecnologiche e digitali) che ogni anno il Paese non riesce a coprire. "E andrà sempre peggio, perché la richiesta sarà sempre più alta e se non invertiremo subito la rotta avremo via via meno ragazze e ragazzi preparati a ciò che l’impresa richiede e cerca affannosamente. Bisogna lavorare tanto sull’incontro fra domanda e offerta". Sono queste le parole dell’Amministratore delegato di Microsoft Italia, Silvia Candiani, intervistata da Fulvio Giuliani, Direttore responsabile del quotidiano La Ragione -leAli alla libertà. In una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano La Ragione, Candiani racconta come la strategia che Microsoft ha scelto di sviluppare in Italia sia quella di lavorare come partner strategico dell’impresa del Paese, investendo al contempo in una formazione scolastica e universitaria completamente rivista e nell’aggiornamento dei lavoratori più maturi. "Credo che far leva su quello che Microsoft ha come capacità di innovazione, invenzione e trasformazione e applicarlo in Italia per portarlo ad avere un impatto sulla crescita del nostro Paese è ciò che mi motiva ogni giorno. Il fatto di essere radicati in Italia e avere a cuore il successo del nostro Paese ci fa sentire parte di un ecosistema". Confrontarsi con manager come Silvia Candiani è occasione per parlare anche di temi come diversity and inclusion, lavoro giovanile e femminile. Per il colosso fondato da Bill Gates ad ora sotto la guida del Ceo globale Satya Nadella rivedere costantemente metodi e pratiche di lavoro è parte stessa della filosofia aziendale. In Microsoft, i responsabili delle varie aree di business sanno di dover far crescere i giovani talenti. Perché così un’azienda funziona meglio, produce di più, ottiene più risultati. Il tono dell’Ad di Microsoft Italia vira quasi all’incredulità davanti alle polemiche scoppiate in Italia nelle ultime settimane su lavoro femminile e maternità: "sono stati fatti tanti studi sull’importanza di garantire una diversità e una complementarità dei punti di vista per le performance delle aziende. Più in generale, credo sia un tema di equità. Per attrarre i migliori talenti bisogna offrire pari possibilità di emergere con gli stessi meriti. In un momento di guerra per il talento, di ricambio generazionale, di nuove competenze dobbiamo assicurarci di garantire il massimo accesso a questi talenti, senza perdere metà del mondo perché è donna". Silvia Candiani chiarisce: "non è buonismo ma it’s good for business". Alla domanda di cosa si aspetta da un giovane talento che si approccia al mondo del lavoro, la risposta della prima presidente donna dell’associazione degli Alumni dell’Università Bocconi è chiara: "quello che cerco in chi viene a lavorare con noi è la curiosità, la voglia di imparare e mettersi in gioco e una mentalità imprenditoriale. Non spaventarsi e rimboccarsi le maniche, senza darsi mai per vinti. Resilienza e passione. Vorrei qualcuno che venisse al lavoro con il desiderio di cambiare il mondo". L’intervista completa all’Amministratore Delegato di Microsoft Italia, Silvia Candiani, è disponibile sul numero di oggi del quotidiano La Ragione – leAli alla libertà e per sempre gratuitamente sull’ app e sito web www.laragione.eu.
(Adnkronos) - Con i porti bloccati e l'export dei cereali al palo (che ora non si sa nemmeno più bene dove mettere in attesa di poterli portare fuori dal Paese), l'effetto della guerra in Ucraina si fa sentire e preoccupa la sicurezza alimentare dei Paesi più esposti. Ma c'è di più, perché il caro energia si sta traducendo in un 'caro-fertilizzanti' con cui l'agricoltura globale dovrà fare i conti. Primo, i porti. E' dal Mar Nero che i cereali, principalmente grano, viaggiavano verso le proprie destinazioni, prima della guerra. Ora "i porti sono inagibili e quel po' che si riesce a spedire ha costi altissimi di spedizione e assicurazione, praticamente improponibile. La maggior parte delle esportazioni ora funziona su ferro, su gomma o per via fluviale, tre metodi che non hanno la capacità di far uscire dal Paese tonnellate di grano con la stessa velocità con cui uscivano dal Mar Nero: ci sono file lunghissime sulle strade e sulle ferrovie, con veicoli e vagoni in coda per 2, 3, 4 settimane per poter uscire dal Paese", spiega all'AdnKronos Mario Zappacosta, economista senior divisione mercato e commercio della Fao. Ma in Fao c'è anche un'altra "enorme" preoccupazione che riguarda un impatto più trasversale e globale della guerra in Ucraina sulla sicurezza alimentare e l'agricoltura internazionali: "l'aumento del prezzo dell'energia. L'agricoltura è grande utilizzatrice di energia, anche attraverso l'uso dei fertilizzanti azotati che sono un prodotto energetico e il costo della loro produzione è estremamente legato al costo dell'energia: un'energia cara, causa fertilizzanti cari. A questo si aggiunge il fatto che la Russia è il principale esportatore di fertilizzanti. Tutto questo causa un aumento dei prezzi e una scarsità di fertilizzanti sul mercato mondiale. Questo - spiega Zappacosta - sarà un problema per Paesi poveri, Paesi ricchi e per tutti i prodotti: ci sarà probabilmente una riduzione di prodotti per le aree seminate in quanto gli agricoltori prevedono un aumento dei costi e, nel caso in cui le superfici saranno seminate, ci potrebbe essere una riduzione delle rese causata da una minore applicazione dei fertilizzanti. Quindi: minori rese, minori produzioni, aumento ulteriore dei prezzi degli alimenti che già nel 2021, prima della guerra, erano a livelli record. Parliamo quindi di record su record". "La Fao gestisce un indicatore dei prezzi alimentari internazionali e quello che registriamo è un livello di questo indice che non si è mai verificato da quando la Fao lo ha inventato, nel 1990. Cose mai viste". Prezzi record, dunque, già prima della guerra in Ucraina, "a causa di forti siccità che si erano verificate in alcuni Paesi tra i maggiori produttori del mondo, come America Latina e Stati Uniti, che avevano ridotto le rese. Prima della guerra, già da un paio di anni la situazione dell'insicurezza alimentare era in fase di deterioramento. Alle tante sciagure tradizionali, dal fattore climatico alle crisi economiche locali e i conflitti, si era aggiunta la crisi indotta dal Covid che ha meso in ginocchio le economie locali. E proprio adesso che il Pianeta stava mettendosi alle spalle questo periodo guardando al rilancio economico, è scoppiata la guerra. Piove sul bagnato, come si dice, e a pagare sono sempre i più poveri". "L'allerta è sui Paesi che sono forti importatori e consumatori di grano, dipendenti dal mercato internazionale: Nord Africa e Medioriente. In particolare Yemen e Libano, ma anche Sri Lanka che stiamo seguendo con preoccupazione, e Laos". Con quali conseguenze? "Le primavere arabe furono scatenate da un problema di tipo alimentare, c'è dunque il rischio che il malcontento sociale possa poi essere una conseguenza di questi scenari, abbastanza preoccupante, sui prezzi internazionali". Per quanto riguarda l'Europa, "il prezzo dei fertilizzanti sarà caro anche per noi e questo porterà a un aumento dei costi di produzione e quindi dei prodotti europei. Questo vale un po' per tutti a livello globale". La soluzione? "La Fao lo dice da sempre: la pace è il fattore principale affinché le cose vadano bene, se una regione o un Paese è in guerra tutto diventa più complicato e a volte le strategie diventano sub-ottimali rispetto a una situazione di pace". "La Fao sta lavorando a un meccanismo di finanziamento alle importazioni alimentari. L'idea è di creare un fondo finanziario a livello globale con credito agevolato a cui potrebbero avere accesso i Paesi più vulnerabili a rischio di aumento di insicurezza alimentare nel caso in cui non fossero in grado di acquistare sui mercati internazionali", aggiunge Zappacosta, ricordando che la Fao "sostiene gli agricoltori, in particolare i piccoli agricoltori, affinché possano seminare e portare avanti le produzioni e quindi avere un raccolto, con programmi di distribuzione di semi e input agricoli. Poi, ci sono delle raccomandazioni generali che la Fao rivolge ai vari Paesi, per esempio raccomandiamo che il commercio alimentare e dei fertilizzanti rimanga quanto più aperto perché se cominciamo a mettere barriere doganali e quindi alle esportazioni questo non fa altro che esasperare la situazione sui mercati internazionali con ulteriori incrementi di prezzo".