INFORMAZIONIFrancesca Cavallaro |
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(Adnkronos) - Il caso Gelmini sembra 'congelato', almeno per ora. Questa è l'impressione di tutti, dentro e fuori Forza Italia. O meglio, resta la distanza tra Silvio Berlusconi (che ha di nuovo la grana Ruby ter da affrontare) e la sua capo delegazione al governo Draghi, ma arrivare a parlare di 'rimozione' anche del ministro degli Affari regionali sembra un azzardo. In Transatlantico, a Montecitorio, girano tante voci, anche contraddittorie, come sempre capita nelle fasi più concitate della vita di Fi. C'è chi assicura che Gelmini è pronta a fare qualcosa al centro con chi ci sta, restando sempre nel perimetro del centrodestra. Per questo guarderebbe anche a Carlo Calenda e chi lavora per un terzo polo moderato. C'è chi giura che lei è corteggiata da 'Azione' e non solo e che della partita sarebbe l'ala filogovernativa forzista, ovvero Mara Carfagna e Renato Brunetta. Tutti e tre i ministri azzurri esprimono solidarietà al Cav per la nuova richiesta di condanna dei pm milanesi. Quanto ai movimenti al centro, sono solo boatos che nonostante le smentite ritornano ogni volta che si profila una spaccatura dentro Fi, ora sul caso Salini e sulla guerra in Ucraina, domani chissà. In realtà, raccontano, da qui al 2023, passerà tanta acqua sotto i ponti, ed è prematuro fare scenari o prevedere scissioni. Allo stato, raccontano autorevoli fonti azzurre, Gelmini non ha nessuna intenzione di lasciare Fi e continuerà a fare la sua battaglia all'interno. Si tratta, però, di capire se è tentata ad alzare la posta o tutto si risolverà in un nulla di fatto. E' vero che il futuro è molto incerto per Fi, come per tutti, soprattutto se, come sembra, dovesse restare in vigore l'attuale sistema elettorale. La paura di non essere ricandidati fa 90, considerato anche il taglio dei parlamentari, perché la coperta, mai come questa volta, è corta, dice un big azzurro. Da qui i rumors che chi non si riconosce nella linea di Arcore ha poche possibilità di essere riconfermato. A cominciare proprio dalla Gelmini. La verità, come sempre capita in questi casi, è in mezzo. Di certo Gelmini sarebbe rimasta molto male della sostituzione di Massimiliano Salini alla guida del coordinamento regionale in Lombardia, è la vicenda potrebbe non finir qui. Per adesso l'intenzione del ministro degli Affari regionali è quella di far decantare la situazione e concentrarsi sull'attività di governo. Bisognerà aspettare, quindi, i prossimi giorni per capire se ci saranno ulteriori sviluppi.
(Adnkronos) - Torna a crescere sensibilmente, dopo l’anno della pandemia, il riciclo del legno in Italia, raggiungendo il suo massimo storico. Sono, infatti, 1.985.251 le tonnellate di legno raccolto e avviato a riciclo nel 2021 dal sistema Rilegno con un incremento dei volumi del 7,83% sull’anno precedente e una percentuale del 64,75% nel riciclo degli imballaggi di legno (gli imballaggi nuovi immessi sul mercato nel 2021 hanno raggiunto i 3,4 milioni di tonnellate), doppiando così l’obiettivo fissato dall’Unione Europea al 30% entro il 2030. Cresce anche l’attività di rigenerazione dei pallet, fondamentale in ottica di prevenzione, con oltre 908mila tonnellate recuperate pari a circa 70 milioni di pallet usati, ripristinati per la loro funzione originaria e reimmessi sul mercato. A livello territoriale è sempre la Lombardia a primeggiare con 541.915 tonnellate (il 27% del totale), seguita dall’Emilia-Romagna con 222.866 ton., dal Piemonte con 156.566 ton. e dalla Toscana con 155.272 ton. Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dal Rapporto 2022 sull’attività svolta da Rilegno, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi di legno, approvato dall’Assemblea annuale tenutasi a Cesenatico, dove il Consorzio ha la sua sede operativa. L’assemblea ha, inoltre, rinnovato il Consiglio di amministrazione e le cariche sociali. Confermato Nicola Semeraro alla Presidenza per il prossimo triennio. Rilegno da 25 anni si occupa di raccogliere e riciclare gli imballaggi in legno in Italia e gestisce una filiera basata su 1.944 consorziati, 394 piattaforme private che raccolgono il legno e 15 impianti di riciclo. Questi, insieme ai cittadini e alle imprese italiane, sono gli attori dell’economia circolare del legno. Va ricordato, infatti, che oltre il 95% del legno riciclato diventa nuova materia prima sotto forma di pannelli truciolati, vera linfa vitale per tutto il settore del legno-arredo soprattutto in una congiuntura come l’attuale caratterizzata da una drammatica scarsità di materia prima. Un sistema che tiene insieme in un equilibrio virtuoso dai produttori di cassette per l’ortofrutta della Sicilia ai mobilieri della Brianza, generando un impatto economico di 2 miliardi di euro, oltre 10mila posti di lavoro diretti e soprattutto un "risparmio" nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate, che equivalgono a compensare 1 milione di veicoli che circolano in un anno. “La sostenibilità ambientale, sociale ed economica è ormai diventato il traguardo da raggiungere per le imprese e per le comunità, così come raccomandato dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 che si preoccupa anche del riciclo dei materiali, fissando l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 una gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali e di ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo" afferma Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, che aggiunge: "dalla sostenibilità e dalla circolarità non si può prescindere e il legno è certamente la risposta migliore per un’economia che vada di pari passo con il rispetto dell’ambiente e dell’uomo”. “Per quanto riguarda le sfide che ci attendono nel prossimo triennio punteremo soprattutto su sistemi innovativi quali la tracciabilità e una logistica sostenibile. L’economia circolare - conclude il presidente Semeraro - è sistemica, non si fa da soli. Il Consorzio Rilegno è al servizio delle aziende e del Paese ed è in tal senso che lavoriamo.”