INFORMAZIONI![]() Cristina TanfoglioMaw Men at Work spa Consulenza Ruolo: Responsabile Area Divisione Permanent Area: Human Resource Management Cristina Tanfoglio |
INFORMAZIONI![]() Cristina TanfoglioMaw Men at Work spa Consulenza Ruolo: Responsabile Area Divisione Permanent Area: Human Resource Management Cristina Tanfoglio |
(Adnkronos) - Al via la partnership strategica che offrirà agli oltre 12 mila taxi del consorzio ItTaxi la possibilità di lavorare con la piattaforma Uber e aumentare così le loro opportunità di business. Il consorzio ItTaxi, il più grande consorzio italiano nella interconnessione tra la domanda e l’offerta di servizi taxi in Italia attraverso l’app ItTaxi, e Uber, la app globale di mobilità, annunciano oggi l’avvio di una partnership strategica nel settore del trasporto pubblico con taxi previsto dalla L. 92/91. volta ad ammodernare il modo in cui i cittadini si spostano nelle città italiane. Grazie a questo accordo oltre 12 mila taxi operativi in circa 90 città italiane, aderenti alle principali sigle radiotaxi del Consorzio ItTaxi, avranno la possibilità di migliorare il servizio diminuendo i tempi di attesa e di raggiungere anche la base utenti, sia nazionale sia straniera, dell’app di Uber, tenuto conto che nel corso del 2021, l’app Uber in Italia è stata aperta circa 6,7 milioni di volte dagli utenti per richiedere una corsa. “L’accordo siglato con Uber è un traguardo importante che porterà progressivamente più corse ai tassisti del nostro consorzio. Si tratta di un passo avanti per il nostro lavoro e un servizio in più per i clienti che hanno bisogno di muoversi agilmente nelle principali città italiane”, ha affermato Loreno Bittarelli, presidente di ItTaxi. “Grazie a questa partnership potremmo lavorare di più e meglio, sfruttando le nuove opportunità questo accordo porterà”. “Uber ha una lunga storia di partnership con il settore per fornire ai conducenti maggiori opportunità di guadagno e ai passeggeri un'ulteriore opzione di trasporto. Siamo molto felici della partnership con ItTaxi che ha l’obiettivo di offrire nuove opportunità a milioni di utenti e migliaia di autisti taxi di diverse città italiane. Siamo determinati a essere un vero partner per il settore dei taxi in tutta Italia e siamo entusiasti di iniziare un nuovo capitolo di fiducia e cooperazione”, ha dichiarato Dara Khosrowshahi, ceo di Uber. L’accordo rappresenta una tappa nell’evoluzione dei servizi di mobilità urbana; ItTaxi e Uber sono entrambe realtà innovative del settore che unendosi amplificano il proprio potenziale. ItTaxi è la prima e la più evoluta app per i taxi in Italia e già coinvolge migliaia di tassisti e i loro utenti, mentre Uber ha un punto di forza nella notorietà del marchio anche tra gli utenti internazionali e l’alto livello di innovazione tecnologica. ItTaxi è attualmente l’unico network di taxi in Italia in grado di garantire a Uber capillarità e standard tecnologici all’altezza della competitività del mercato. Il successo di Uber con il servizio Uber Black, operato da NCC, riscontrato in alcune città italiane (Milano, Roma, Torino, Firenze e Bologna, Catania e Palermo) e Uber Taxi (a Napoli e Torino) ha offerto il contesto in cui inserire tale accordo: da una parte la visibilità e l’accessibilità della domanda presso un’ampia fetta di utenti italiani e stranieri a favore di ItTaxi; dall'altra Uber può far leva sull’esperienza dei professionisti del Consorzio ItTaxi nell’ambito della mobilità urbana nel nostro paese. La partnership sarà operativa a partire dal mese di giugno a cominciare da Roma e sarà gestita a livello tecnico da Splyt, system integrator e partner tecnologico di Uber e di ItTaxi per questa iniziativa.
(Adnkronos) - Con i porti bloccati e l'export dei cereali al palo (che ora non si sa nemmeno più bene dove mettere in attesa di poterli portare fuori dal Paese), l'effetto della guerra in Ucraina si fa sentire e preoccupa la sicurezza alimentare dei Paesi più esposti. Ma c'è di più, perché il caro energia si sta traducendo in un 'caro-fertilizzanti' con cui l'agricoltura globale dovrà fare i conti. Primo, i porti. E' dal Mar Nero che i cereali, principalmente grano, viaggiavano verso le proprie destinazioni, prima della guerra. Ora "i porti sono inagibili e quel po' che si riesce a spedire ha costi altissimi di spedizione e assicurazione, praticamente improponibile. La maggior parte delle esportazioni ora funziona su ferro, su gomma o per via fluviale, tre metodi che non hanno la capacità di far uscire dal Paese tonnellate di grano con la stessa velocità con cui uscivano dal Mar Nero: ci sono file lunghissime sulle strade e sulle ferrovie, con veicoli e vagoni in coda per 2, 3, 4 settimane per poter uscire dal Paese", spiega all'AdnKronos Mario Zappacosta, economista senior divisione mercato e commercio della Fao. Ma in Fao c'è anche un'altra "enorme" preoccupazione che riguarda un impatto più trasversale e globale della guerra in Ucraina sulla sicurezza alimentare e l'agricoltura internazionali: "l'aumento del prezzo dell'energia. L'agricoltura è grande utilizzatrice di energia, anche attraverso l'uso dei fertilizzanti azotati che sono un prodotto energetico e il costo della loro produzione è estremamente legato al costo dell'energia: un'energia cara, causa fertilizzanti cari. A questo si aggiunge il fatto che la Russia è il principale esportatore di fertilizzanti. Tutto questo causa un aumento dei prezzi e una scarsità di fertilizzanti sul mercato mondiale. Questo - spiega Zappacosta - sarà un problema per Paesi poveri, Paesi ricchi e per tutti i prodotti: ci sarà probabilmente una riduzione di prodotti per le aree seminate in quanto gli agricoltori prevedono un aumento dei costi e, nel caso in cui le superfici saranno seminate, ci potrebbe essere una riduzione delle rese causata da una minore applicazione dei fertilizzanti. Quindi: minori rese, minori produzioni, aumento ulteriore dei prezzi degli alimenti che già nel 2021, prima della guerra, erano a livelli record. Parliamo quindi di record su record". "La Fao gestisce un indicatore dei prezzi alimentari internazionali e quello che registriamo è un livello di questo indice che non si è mai verificato da quando la Fao lo ha inventato, nel 1990. Cose mai viste". Prezzi record, dunque, già prima della guerra in Ucraina, "a causa di forti siccità che si erano verificate in alcuni Paesi tra i maggiori produttori del mondo, come America Latina e Stati Uniti, che avevano ridotto le rese. Prima della guerra, già da un paio di anni la situazione dell'insicurezza alimentare era in fase di deterioramento. Alle tante sciagure tradizionali, dal fattore climatico alle crisi economiche locali e i conflitti, si era aggiunta la crisi indotta dal Covid che ha meso in ginocchio le economie locali. E proprio adesso che il Pianeta stava mettendosi alle spalle questo periodo guardando al rilancio economico, è scoppiata la guerra. Piove sul bagnato, come si dice, e a pagare sono sempre i più poveri". "L'allerta è sui Paesi che sono forti importatori e consumatori di grano, dipendenti dal mercato internazionale: Nord Africa e Medioriente. In particolare Yemen e Libano, ma anche Sri Lanka che stiamo seguendo con preoccupazione, e Laos". Con quali conseguenze? "Le primavere arabe furono scatenate da un problema di tipo alimentare, c'è dunque il rischio che il malcontento sociale possa poi essere una conseguenza di questi scenari, abbastanza preoccupante, sui prezzi internazionali". Per quanto riguarda l'Europa, "il prezzo dei fertilizzanti sarà caro anche per noi e questo porterà a un aumento dei costi di produzione e quindi dei prodotti europei. Questo vale un po' per tutti a livello globale". La soluzione? "La Fao lo dice da sempre: la pace è il fattore principale affinché le cose vadano bene, se una regione o un Paese è in guerra tutto diventa più complicato e a volte le strategie diventano sub-ottimali rispetto a una situazione di pace". "La Fao sta lavorando a un meccanismo di finanziamento alle importazioni alimentari. L'idea è di creare un fondo finanziario a livello globale con credito agevolato a cui potrebbero avere accesso i Paesi più vulnerabili a rischio di aumento di insicurezza alimentare nel caso in cui non fossero in grado di acquistare sui mercati internazionali", aggiunge Zappacosta, ricordando che la Fao "sostiene gli agricoltori, in particolare i piccoli agricoltori, affinché possano seminare e portare avanti le produzioni e quindi avere un raccolto, con programmi di distribuzione di semi e input agricoli. Poi, ci sono delle raccomandazioni generali che la Fao rivolge ai vari Paesi, per esempio raccomandiamo che il commercio alimentare e dei fertilizzanti rimanga quanto più aperto perché se cominciamo a mettere barriere doganali e quindi alle esportazioni questo non fa altro che esasperare la situazione sui mercati internazionali con ulteriori incrementi di prezzo".