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(Adnkronos) - E' durato circa un'ora l'incontro a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e il leader della Lega, Matteo Salvini. Ha chiesto a Draghi di fermare un terzo invio di armi all'Ucraina? "Ho parlato di cessate il fuoco e di disarmo, dunque questi passano da uno stop di invio di armi, perché parlare di disarmo inviando armi..." dice il leader della Lega rispondendo alle domande dei cronisti lasciando Palazzo Chigi. A chi gli domanda cosa abbia risposto Draghi, "non riporto la parola di altri - risponde con nettezza - diciamo che due mesi e mezzo fa, quando votammo l'invio di tutti i tipi di aiuti all'Ucraina, c'erano certe condizioni, a quasi tre mesi dall'inizio del conflitto e decine di migliaia di morti io sono convinto che ulteriori invii di armi allontanino la pace". A chi gli chiede cosa farà la Lega in caso di voto su un nuovo invio, "arrivano comunicazioni - risponde - non sono previsti voti". Con il premier Draghi si è parlato "finalmente di pace, dopo tre mesi di guerra riuscire a parlare concretamente di pace, di cessate il fuoco, di salvare vite e anche posti di lavoro è qualcosa su cui non dormo la notte - dice Salvini - Direi che rispetto ai toni bellicisti che c'erano da quasi tutti fino a pochi giorni fa, il fatto che il presidente Draghi sia andato a Washington a portare parole e progetti di pace, l'idea di un'Europa nuova - Italia, Francia e Germania - che metta al centro la pace e il disarmo e la salvaguardia dei posti di lavoro in patria è qualcosa su cui sto lavorando da più di due mesi e che inizia a vedere i primi frutti". "Abbiamo parlato" di "come arrivare a un cessate il fuoco il prima possibile con un'Italia protagonista - prosegue il segretario della Lega - Lasciamo ad altri venti e toni di guerra e noi facciamo l'Italia perché l'Italia è da sempre potenza di equilibrio, ovviamente alleata delle potenze e democrazie occidentali con equilibrio, prudenza, buonsenso e misura, questo dai tempi di Prodi, Berlusconi, Craxi, Aldo Moro. Quindi che l'Italia sia promotrice di un processo di pace e di cessate il fuoco mi rende orgoglioso". "Dai dati che ho a disposizione e che Draghi ha a disposizione", spiega, risulta che "sia l'Ucraina che la Russia che la Comunità internazionale, l'Europa e l'Italia in primis, inizino a essere stanchi del conflitto. Le due potenze in conflitto usano toni che si usano in guerra ma penso che nessuno dei due vincerà sul campo, chi lo pensa vive su Marte. La guerra finirà al tavolo dei negoziati, prima si apre più vite si risparmiano e più posti di lavoro si risparmiano: se la guerra va avanti, in Italia ci sarà una strage di posti di lavoro. Mi stupiscono i miei colleghi che parlano tranquillamente di armi come se nulla fosse". Il numero legale sul dl Ucraina venuto a mancare per ben due volte nell'Aula della Camera? "Non è colpa mia" replica Salvini. Sulla presunta assenza di deputati leghisti, "gli altri erano tutti presenti? - risponde con fermezza - Io non commento le voci, chiamo il capogruppo e glielo chiedo. Del resto ho letto su Repubblica che avevo il visto per Mosca e non l'avevo mai chiesto... Se sono da Draghi difficilmente riesco a seguire i lavori della Camera". PETROLIO E GAS - Quanto all'embargo del petrolio e del gas "bisogna vedere se fa più male alla Russia o se fa più male all'Italia e all'Europa, secondo i dati fa più male all'Italia e all'Europa, perché la Russia vende il suo gas e il suo petrolio alla Cina e all'Asia, e noi spegniamo i riscaldamenti e chiudiamo le aziende. L'embargo non fa male alla Russia ma all'Europa, lo dice il cancelliere tedesco non lo dice Salvini. E' oggettivo che oggi l'Italia non è in grado di rimpiazzare il gas russo". NATO - Poi, sulla Nato: "Non decidono Salvini e Draghi dell'allargamento della Nato. Ci sono due Paesi che liberamente e sovranamente faranno le loro richieste. Diciamo che come qualche generale e ambasciatore di assoluto spessore sta commentando in questi giorni, prudenza e buon senso, in un momento di conflitto aperto e dialogo non ancora cominciato, dovrebbero guidare tutti i processi. L'importante è cercare quello che avvicina e non quello che allontana". CONCORRENZA - Dell'impasse in cui verte il ddl concorrenza, 'spiaggiato' per il nodo balneari, il leader della Lega non ne avrebbe parlato direttamente con il presidente del Consiglio, ma si sarebbe intrattenuto con il segretario alla presidenza Roberto Garofoli, che sta cercando di sbrogliare la matassa, non semplice, dei balneari. "Come lo abbiamo trovato sul catasto", anche sulla riforma della concorrenza "conto che si arrivi ad un accordo" dice Salvini. Ad un accordo che sciolga il nodo dei balneari, in particolare, per il segretario della Lega si arriva attraverso "garanzie e tutele", ovvero serve "adeguare i canoni" e "garantire" e "tutelare coloro che nella spiaggia hanno la principale fonte di reddito". Poi, aggiunge, "è importante che sia previsto un congruo indennizzo in riconoscimento del valore dell'azienda in caso di mancato rinnovo", se poi "le gare partiranno nel 2024 o nel 2025 questo lo vedranno i tecnici". REDDITO DI CITTADINANZA - Quanto al reddito di cittadinanza "è uno strumento che va quantomeno corretto, c'è tanta gente che in Italia purtroppo non può lavorare e non può essere dimenticata, ma il problema è che" il rdc "è uno strumento che alimenta il lavoro nero e incentiva chi non vuole lavorare ad andare anche nel mese di maggio da chi offre un posto di lavoro nel commercio, nel turismo, nell'agricoltura a dire: 'vengo 3 giorni in nero, non chiedermi un contratto altrimenti perdo il reddito'. Quindi ne parlerò domani con i sindacati, anche una sospensione del rdc per permettere alla gente di lavorare e pagare le tasse è sacrosanta, sicuramente così com'è non funziona". LA NOTA DI PALAZZO CHIGI - Nella nota di Palazzo Chigi si legge che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo Chigi, il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il colloquio si è incentrato sulla recente visita negli Stati Uniti, nel corso della quale è stato riaffermato l'impegno dell'Italia per la pace attraverso il sostegno all'Ucraina, l'imposizione di sanzioni alla Russia, la rinnovata richiesta di un cessate il fuoco e dell'avvio di negoziati credibili. Nel corso dell'incontro si è parlato anche delle conseguenze economiche e umanitarie del conflitto in corso, con particolare riferimento alla necessità di prevenire una crisi alimentare sul larga scala e di proseguire lungo la strada dell'accoglienza ai profughi ucraini. Sul fronte dell'energia, è stata condivisa l'importanza di un percorso che affianchi diversificazione delle fonti di approvvigionamento e investimenti sulle rinnovabili, si legge nella nota.
(Adnkronos) - "La mia seconda vita è cominciata con la morte di mio fratello e pur avendo vinto tutti i processi ne usciamo sconfitti, ma sicuramente con un bagaglio enorme". A dirlo Ilaria Cucchi, intervenendo alla presentazione del 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University. "Raccontare - sottolinea - mi ha impedito di elaborare e vivere il lutto, quello che sto facendo ora. Continuo ad andare nelle scuole dicendo ai ragazzi di non voltarsi mai dall'altra parte anche se non ci riguarda direttamente, in modo da fare una società migliore dove non ci sono più punti di riferimento". "In questi anni - aggiunge - ho sfidato le istituzioni e la giustizia che ho richiamato al loro dovere, ma non sono del partito contro le forze dell'ordine, perché rispetto chi porta una divisa. Mio fratello aveva commesso un errore ma non nel modo in cui poi è stato punito. La droga massacra le vite di tutti".
(Adnkronos) - Decarbonizzazione e sicurezza energetica sono le parole d’ordine in tema di energia oggi, alla luce degli impegni europei sul clima ma anche per via dell’attuale contesto geopolitico e del conflitto in Ucraina oltre che del caro materie prime. Il ruolo delle rinnovabili in questo scenario risulta centrale ma non basta: una loro crescita accelerata deve essere accompagnata dallo sviluppo delle infrastrutture di trasporto dell’energia e dei sistemi di accumulo. Ecco di cosa si tratta. “I sistemi di accumulo sono un insieme di batterie che possono accumulare l’energia in eccesso prodotta da un impianto a fonte rinnovabile, come ad esempio un impianto fotovoltaico, nei momenti di massima produzione. L’energia accumulata potrà essere utilizzata o immessa in rete in un momento successivo, caratterizzato da produzione minore o assente. Questo è un aspetto di fondamentale importanza, considerando la caratteristica non prevedibilità delle energie rinnovabili che, grazie ai sistemi di storage, può essere risolta", spiega all’Adnkronos Raffaello Teani, Commercial&Marketing Manager di Saet, azienda che fa parte di Falck Renewables Next Solutions, con sede a Padova, e che realizza sistemi e impianti per la produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica. "Ma questo non è l’unico vantaggio offerto dall’accumulo dell’energia: esse, infatti, permettono di gestire meglio i picchi di domanda e offerta sulla rete, rendendola più stabile e nello stesso tempo di gestire in modo ottimale il mercato dell’energia in acquisto e in vendita. Questo perché l’energia potrà essere rilasciata in rete quando il mercato è più favorevole, o acquistata dalla rete e stoccata nelle batterie nel momento in cui il prezzo e più conveniente”, aggiunge. “Non meno importante, considerando il periodo storico, lo storage permette di favorire gli autoconsumi o di migliorare l’efficienza della rete e la sicurezza di approvvigionamento a costi controllabili, o comunque mitigabili, dell'energia, favorendo così il percorso di transizione energetica”, aggiunge. In questa direzione, “a livello infrastrutturale servono strutture di connessione adeguate (stazioni di alta-media tensione) per poter immettere e prelevare energia dalla rete ed erogare i servizi alla medesima. Non da ultimo sono necessari investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo per la realizzazione di un’adeguata filiera tecnologica nel Paese”. Quindi, in sintesi, “i sistemi di accumulo sono una tecnologia che garantisce flessibilità e che può assicurare lo stoccaggio di sovrapproduzioni di energia, di ritiro di energia in momenti di convenienza di mercato e soprattutto di fornire servizi ancillari per la stabilità della rete. Grazie ai sistemi di accumulo, un mix di fonti rinnovabili (per definizione non prevedibili) può diventare prevedibile. Questi sistemi non sono un semplice magazzino dove stoccare energia. Sono una risorsa necessaria a garantire flessibilità, sicurezza di tutti i parametri di rete, oltre che prezzi di acquisto e vendita dell’energia più vantaggiosi”. Ma a che punto è la loro implementazione? E' possibile immaginare un’Italia 100% rinnovabile al 2050? “È possibile - spiega Teani - ma il recente scenario globale ci impone delle riflessioni in quanto, con estrema franchezza, il mercato delle tecnologie di accumulo, le batterie e nello specifico i sistemi al litio in particolare, è legato alle così dette ‘terre rare’, rendendoci dipendenti da un’area geografica del mondo”. Questo "rende ancora più evidente la necessità di essere autonomi dal punto di vista energetico, da una parte sviluppando i sistemi di accumulo e, dall’altra, implementando una strategia che sviluppi un mix energetico tale da favorire la nostra transizione". In questo senso, “le risorse principali di cui disponiamo a livello Paese sono il sole, il vento e l’acqua, ma è chiaro che non possono bastare ad arrivare a quel principio di neutralità energetica a cui miriamo in questi target, sia temporale sia in termini di energia prodotta”. Secondo Teani, “serve un percorso graduale e che si sviluppi di pari passo con la disponibilità di materie prime in modo da mitigarne i costi di investimento e di produzione. Necessitiamo quindi di una strategia di medio-lungo respiro”. In ogni caso, “partendo dall’attuale contesto che vede il fabbisogno nazionale coperto per un terzo dalle rinnovabili e sostenuto da 8 GW di accumulo installato, di cui 400 MW elettrochimico e 7,6 GW di pompaggio (Dati Terna e Anie), va considerato che, come riportato da Terna nei dati utilizzati per il Piano di Sviluppo, non basterà limitarsi a perseguire uno sviluppo della produzione di rinnovabili. Questo deve essere accompagnato dallo sviluppo delle infrastrutture di trasporto dell’energia, sia di trasmissione che di distribuzione, e poi dai sistemi di accumulo sia tradizionali da pompaggio che elettrochimico, di grande e piccola taglia”. Procedendo in questa maniera “coordinata e coerente, ossia prevedendo più rinnovabili, più infrastrutture e più accumulo, si riuscirà sicuramente ad arrivare al 2050 con una quota residuale di produzione da fonte fossile che potrebbe rispondere a esigenze molto localizzate di sicurezza e di adeguatezza, mentre la gran parte del nostro fabbisogno potrà essere soddisfatto dalle fonti rinnovabili". In sostanza: "Più rinnovabili, più infrastrutture, più accumulo”.