INFORMAZIONI![]() Emiliano BertiniBanca Popolare dell'Etruria e del Lazio Assicurazioni, Banche e Finanza Ruolo: Responsabile Relazioni Sindacali - Dipartimento Gestione Risorse Umane Area: Human Resource Management Emiliano Bertini |
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(Adnkronos) - Il Real Madrid batte il Liverpool per 1-0 nella finale di Champions League. I blancos di Carlo Ancelotti, a Parigi, si impongono grazie al gol segnato da Vinicius. Il Real conquista il titolo di campione d'Europa per la 14esima volta e corona un'annata straordinaria, già impreziosita dalla vittoria nella Liga. Il Liverpool di Juergen Klopp fallisce l'appuntamento con il settimo titolo continentale e dopo il secondo posto in Premier League deve accontentarsi di un'altra piazza d'onore in una stagione comunque più che positiva, con la FA Cup e la Coppa di Lega in bacheca. La finale inizia con circa 40 minuti di ritardo per problemi legati all'accesso dei tifosi del Liverpool: tra spettatori senza biglietto e lacune nell'organizzazione e nei controlli, il calcio d'inizio si fa aspettare. Quando si parte, i giocatori delle due squadre sembrano far fatica ad entrare in clima partita nella serata anomala. Il Liverpool prova a prendere l'iniziativa e a dettare il ritmo anche con il pressing quando la palla è tra i piedi degli spagnoli. Il match si accende al 16' con la prima occasione. Alexander-Arnold semina il panico nell'area del Real, Salah cerca il tocco vincente sul suggerimento dell'esterno: Courtois non si fa sorprendere e salva. Al 20' il portiere belga è miracoloso: parata stellare sul destro di Mané, palla deviata sul palo e il Real Madrid si salva. La formazione di Ancelotti prova a ripartire con gli spunti di Benzema e Vinicius, ma non riesce ad impensierire la difesa inglese. La pressione del Liverpool è costante. Salah prova di testa al 33': centrale, Courtois non deve nemmeno tuffarsi. Al 42', dal nulla, il gol del Real Madrid. Lancio lungo per Benzema, la difesa del Liverpool pasticcia e l'attaccante francese può appoggiare in rete: tutto inutile, fuorigioco dell'attaccante confermato dopo un interminabile check del Var e il primo tempo finisce 0-0. Il copione non cambia all'inizio del secondo tempo. Liverpool avanti, Real Madrid a caccia di spazi per ripartire. Al 57' Salah conclude dal cuore dell'area blanca, Alaba respinge forse con un tocco di mano: per il Var è tutto regolare. Al 59', a dir poco a sorpresa, il vantaggio del Real Madrid. Percussione a destra, Valverde lascia partire un tiro-cross e Vinicius sul secondo palo è puntuale all'appuntamento: tocco comodo, 0-1. Il Liverpool prova a reagire subito. Salah si accentra e spara di sinistro, il solito Courtois vola e disinnesca al 62'. Il portiere del Real sale in cattedra a ripetizione. All'81' l'estremo difensore confeziona l'ennesimo prodigio negando il gol, per l'ennesima volta, a Salah. L'assalto finale dei reds non produce risultati: finisce 1-0, il Real Madrid vince la Champions League.
(Adnkronos) - Uno sguardo verso il futuro del mercato del lavoro, ripartendo dalle indicazioni del Jobs Act. E' il messaggio che arriva dalla presentazione dell'ultimo libro, 'Jobs Act forever' (ed. Rubbettino), del giuslavorista e avvocato Francesco Rotondi, founder dello studio LabLaw, tenutasi ieri pomeriggio al Palazzo dell'Informazione Adnkronos a Roma. "Credo che conoscere il passato e confrontarsi -ha detto Rotondi- con esso sia necessario per costruire il futuro. L'idea di scrivere il libro mi è venuto mentre concludevo il precedente, con le interviste ai ministri del Lavoro degli ultimi 20 anni. E' in questo arco di tempo il Jobs act è l'unico tentativo di riforma dell'intero sistema e non solo del diritto del lavoro. E credo che è stata la più grande occasione di riforma degli ultimi 50 anni". "Dal confronto di oggi emerge una prospettiva, che va perseguita", ha sottolineato Rotondi che ha rimarcato come "dobbiamo guardare al complesso normativo senza immaginare rigidità. Nel Jobs act c'era già tutto, dobbiamo riprendere quella strada". Un concetto condiviso dalle imprese, con Massimo Marchetti, area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria che ha sottolineato come "il Jobs act" avesse "una visione del futuro del mondo del lavoro, oggi interventi ci sono interventi frammentati, con un livello tecnico molto basso. Nel Jobs act invece troviamo un livello tecnico molto elevato", ha aggiunto ancora. E Maurizio Del Conte, giuslavorista e tra i 'padri' del Jobs Act ha sottolineato che nel provvedimento "c'ho messo l'anima, c'era un'idea di lavoro, un'operazione di ricomposizione del quadro. E' stato un lavoro certosino quello che abbiamo fatto e se si parla di Jobs act oggi si parla della legge fondamentale del lavoro anche se alcune modifiche sono state fatte", ha sottolineato l'ex-presidente dell'Anpal. Per Del Conte se c'è una cosa che nel Jobs Act non ha funzionato "sono le politiche attive, non si possono riformare i servizi per l'impiego a invarianza di spesa". Per Nicola De Marinis, consigliere presso la Corte di Cassazione, sezione Lavoro "ci troviamo in un contesto sfidante, in cui, provocatoriamente, possiamo dire che il lavoro è tornato ad essere una merce, e in cui quindi è centrale la qualità del lavoro stessa", ha spiegato. Per De Marinis "la discussione sul lavoro agile è la discussione sul lavoro del futuro". E per De Marinis non ci si può fermare "a guardare al passato, anche sotto il punto di vista della normativa del lavoro. Dobbiamo traguardare il futuro, e nel Jobs Act c'era già tutto per farlo, come si legge anche nel libro". Secondo Nicola Marongiu, coordinatore area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil "il giudizio sul Job act della nostra organizzazione vedeva positivamente alcuni aspetti che si confermati tali e individuava delle criticità che anch'esse sono rimaste invariate, come ad esempio il finanziamento delle politiche attive. Per quanto riguarda l'articolo 18 noi non lo abbiamo mai considerato un 'totem' ma qualcosa di pratico", ha concluso.
(Adnkronos) - Il Cile potrebbe ospitare l'albero più antico al mondo. E’ quanto emerge da uno studio del Laboratorio di Scienze climatiche e ambientali di Parigi, secondo cui un antico albero di alerce – una varietà locale di larice - conosciuto come "grande nonno" potrebbe avere più di 5.000 anni. Jonathan Barichivich, lo scienziato che ha guidato lo studio, ha spiegato che il campione estratto e altri metodi di datazione suggeriscono che l'albero abbia 5.484 anni. L'età stimata batterebbe quindi di oltre mezzo millennio l'attuale detentore del record, un esemplare di pino bristlecone di 4.853 anni che si trova in California.