(Adnkronos) - Il futuro della mobilità privata non è 'full electric' e la transizione al motore auto solamente elettrico fallirà. La politica, con i suoi slogan sul passaggio all'elettrico danneggia il settore dell'automotive e confonde i consumatori, rinviando decisioni di acquisto. Se il motore elettrico è un'opportunità per la mobilità, per ridurre le emissioni inquinanti bisognerebbe puntare sui motori ibridi e, in particolare per l'Italia, rinnovare il parco auto, fra i più vecchi d'Europa. La conversione totale all'elettrico, voluta da alcune istituzioni europee, "è una tendenza che fallirà" e un passaggio al 2035 al solo elettrico "non è fattibile in maniera così netta", spiega all'Adnkronos Jody Brugola, presidente di Oeb, Officine Egidio Brugola, impresa quasi centenaria di Lissone, in provincia di Monza e Brianza, il cui fondatore, Egidio Brugola, inventò e brevettò la vite a brugola. L'azienda è ora specializzata nella produzione viti critiche e componenti di fissaggio per il settore automotive, ha 11 stabilimenti produttivi in Italia e uno in Michigan, negli Stati Uniti, 500 dipendenti e un fatturato 2020 di 150 milioni di euro. In Italia, secondo i dati Unrae, l'associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, le auto a benzina e diesel con oltre 34,5 milioni di unità rappresentano il 90% del parco circolante. Cresce però il numero delle auto elettriche 'alla spina', le Ecv, salite al 9,4% del parco totale, molto indietro rispetto al 26% della Germania, al 18,6% del Regno Unito e al 18,3% della Francia. "Sono slogan dannosi, visto che manca un piano ben definito per la transizione", continua Brugola. Tanto che anche l'Europarlamento ha raffreddato la fede europea nell'elettrico, con la commissione Trasporti che ha votato contro l'abolizione dei motori a scoppio dal 2035, pronunciandosi invece a favore di un mix tecnologico. La transizione "deve essere gestita", insiste il presidente di Oeb. E la politica italiana si deve rendere conto "della centralità del proprio settore automotive, che ci legano alla Germania, all'Europa e al mondo. Siccome siamo forti in questo settore, dobbiamo tutelare i nostri interesse, i nostri posti di lavoro e le aziende". Se mancherà la tutela del settore, si rischiano "centinaia di migliaia se non milioni di disoccupati che lavorano nel settore in Europa". Per Brugola si parla in maniera "troppo semplicista" dell'auto elettrica e del motore elettrico e si crea "un danno notevole" alle aziende del settore, dai produttori a tutto l 'indotto. "Anche se tutte le case automobilistiche stanno investendo in questo segmento non significa che avranno successo". Anche perché "è molto prematuro dire che non ci saranno più i motori a combustione, visto che gli Euro 6 e gli Euro 7 sono estremamente puliti. Sia i motori diesel che benzina hanno fatto dei grandi passi in avanti, consumano meno e durano di più". In questo senso in Italia bisognerebbe puntare sul rinnovamento del parco auto. Secondo l'Unrae, le 38,8 milioni le auto circolanti nel Paese a fine 2021 hanno un'età media di 11,8 anni e il 26% di auto circolanti è pre-Euro 4. "Bisogna incentivare a comprare auto nuove e di nuova generazione, dismettendo il parco auto obsoleto che abbiamo". L'altra direttrice è puntare sui motori ibridi. "La soluzione dell'ibrido è la migliore, funziona da vent'anni e dà un beneficio in città", sostiene Brugola. Intanto per la diffusione dell'elettrico e livello di massa "manca l'infrastruttura, con le postazioni di ricarica in strada e nei garage, come anche la possibilità di produrre la giusta quantità di batterie e di smaltirle". Infine ci sono anche pericoli sottovalutati sulla sicurezza delle batterie al litio, a causa di rischi incendio. "Il problema della sicurezza va affrontato molto più attentamente". Intanto la Oeb si sta riposizionando sui motori elettrici. "Se le cose andranno sempre più sull'elettrico noi siamo pronti, stiamo già diversificando", in particolare fornendo motori non coperti in passato e lavorando per nuove case automobilistiche. Inoltre, conclude Brugola, "ci spingiamo a fare viti che un domani potranno essere utilizzate sui motori elettrici, che non hanno a che fare solo con il motore ma che possono andare anche in altre parti della vettura".
(Adnkronos) - L’Inps eroga numerose prestazioni socio-assistenziali a favore dei pazienti minori affetti da disabilità e a favore delle loro famiglie (indennità di accompagnamento di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b della legge n. 508/1988, indennità di frequenza di cui all’articolo 1 della legge n. 289/1990, per i minori ciechi indennità di accompagnamento di cui all’art. 1, comma 2, lettera a della legge 508/1988, indennità prevista dall’articolo della medesima legge per i cosiddetti ciechi ventesimisti e per quest’ultimi la pensione non riversibile di cui all’articolo 1 della legge 382/1970, per i minori sordi indennità di comunicazione di cui all’articolo 4 della legge 508/1988). Per le specifiche patologie che possono presentarsi nel minore (tumori, malattie genetiche, endocrinologiche, malattie rare, ecc), l’approccio specialistico pediatrico, oltre che indispensabile per il loro corretto inquadramento diagnostico e prognostico, risulta utile e prezioso anche per la redazione della certificazione medica necessaria alla richiesta delle specifiche prestazioni erogate dall’Inps, la cui appropriatezza ed esaustività costituisce garanzia per una corretta valutazione medico-legale. Sensibile a tale tematica, l’Istituto ha introdotto nel 2017 il Certificato pediatrico introduttivo redatto, presso le strutture pediatriche che aderiscono all’iniziativa, da pediatri specificamente addestrati e abilitati con credenziali di accesso rilasciate dall’Istituto. Una certificazione medica gratuita che, contenendo tutti gli elementi utili all’accertamento della specifica patologia, semplifica la fase dell’accertamento sanitario preliminare al riconoscimento delle prestazioni erogate dall’Inps, riduce il disagio ai minori e alle loro alle famiglie, velocizza l’iter sanitario in quanto evita di sottoporre i minori a ripetute visite mediche effettuate per la stessa finalità, evita revisioni temporali del giudizio medico-legale nel periodo della minore età e permette, in caso di documentazione medica esaustiva, di definire la domanda tramite una valutazione medico legale agli atti, in coerenza con l’articolo 29-ter del decreto-legge numero 76, del 16 luglio 2020, convertito con modificazione dalla legge numero 120 dell’11 settembre 2020. A tal proposito, l’Inps, con determinazione presidenziale numero 76 del 12 aprile 2017, ha adottato uno schema di ‘Protocollo sperimentale per l’adesione di strutture sanitarie pediatriche in ambito di tutela della disabilità dei minori’, con il quale sono stati sottoscritti dall’Istituto protocolli sperimentali con gli Ospedali Gaslini di Genova, l’ospedale Bambino Gesù di Roma, con l’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze e con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli - Università Cattolica del sacro Cuore di Roma. Numerose altre aziende sanitarie hanno manifestato interesse all’utilizzo del certificato specialistico pediatrico: l’azienda socio-sanitaria territoriale Fatebenefratelli Sacco e l’Ospedale V. Buzzi di Milano, il Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna, il Dsm dell’asl di Salerno, l’azienda sanitaria provinciale di Agrigento - Centro Autismo UC Npia, l’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna e l’associazione Ospedali pediatrici italiani. Per facilitarne la diffusione nel territorio e diminuire il disagio dei minori e dei loro familiari, nella seduta del 30 marzo 2022, il consiglio di amministrazione dell’Inps ha deliberato l’adozione dello schema di ‘Protocollo quadro per l’utilizzo del certificato specialistico pediatrico a favore della tutela della disabilità’, con il quale i direttori regionali potranno sottoscrivere, in nome e per conto dell’Istituto, un protocollo della durata di 3 anni con possibilità di rinnovo per un uguale periodo che non comporta oneri economici.