INFORMAZIONIDocebo spa Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale, Consulenza Ruolo: Senior Marketing Manager e Comunicazione Area: Marketing Management Katia Pietrosanti |
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(Adnkronos) - "In Russia sono in corso misure di mobilitazione segrete. Il nemico continua a spostare armi ed equipaggiamenti militari obsoleti dai centri di mobilitazione. I riservisti vengono addestrati nella regione di Voronezh". Lo rende noto su Facebook lo Stato Maggiore Generale delle Forze Armate dell'Ucraina, aggiungendo che "nelle aree di Volyn e Polissya, alcune unità delle Forze armate della Repubblica di Bielorussia continuano a svolgere compiti per rafforzare la protezione del confine bielorusso-ucraino, anche per mezzo di gruppi di manovra di guerra elettronica che operano lungo il confine. Continua la formazione degli ufficiali di riserva per le esigenze delle unità di equipaggio dell'aeronautica e delle forze di difesa aerea negli istituti di istruzione della Repubblica di Bielorussia". "La divisione Iskander-M OTRK - prosegue il comunicato - è stata trasferita nell'area di Luninets, nella regione di Brest. Permane la minaccia di attacchi alle infrastrutture e alle unità delle Forze di difesa dal territorio della Repubblica di Bielorussia. Nella direzione nord , il nemico sta adottando misure per rafforzare la copertura del confine ucraino-russo nelle regioni di Bryansk e Kursk. Non sono stati rilevati cambiamenti significativi nelle attività delle unità nemiche. Nella direzione di Slobozhansky, il nemico spara contro le unità delle nostre truppe per impedire la loro ulteriore avanzata in direzione del confine di stato dell'Ucraina a nord e nord-est della città di Kharkiv. Adotta misure per fornire logistica e ricostituire le perdite. Il nemico non ha effettuato operazioni offensive attive nella direzione di Kharkiv. Ha sparato contro le infrastrutture civili nelle aree degli insediamenti di Ternov, Prudyanka, Ruski Tyshky, Kutuzivka, Varvarivka, Petrovka, Mykhailivka, Korobochkino e altri". "Nella direzione slava, il nemico non ha condotto ostilità attive. Gli sforzi principali si sono concentrati sul mantenimento delle posizioni occupate, sul rifornimento di perdite e scorte, nonché sulla creazione delle condizioni per la ripresa dell'offensiva. Ha effettuato bombardamenti di artiglieria di infrastrutture civili nelle aree degli insediamenti di Studenok, Sviatohirsk, Bohorodychne, Karnaukhivka e Vernopillya. Le forze dell'aviazione dell'esercito hanno continuato a colpire nell'area del villaggio di Dovgenke. Con il supporto dell'artiglieria, ha cercato di sviluppare operazioni offensive nell'area dell'insediamento di Pasika, senza successo e si è ritirato. Nella direzione di Donetsk, il nemico sta conducendo operazioni offensive attive. Continua il fuoco sulle nostre unità lungo la linea di contatto. In aumento le operazioni dell'aviazione operativa-tattica e dell'esercito". "Nella direzione di Lyman, il nemico ha continuato a bombardare con mortai e lanciarazzi multipli nelle aree di Ozerne e Dibrova. Sta cercando di prendere piede nell'area dell'insediamento di Lyman, mentre nella direzione di Severodonetsk, con il supporto dell'artiglieria conduce operazioni d'assalto nelle aree degli insediamenti di Severodonetsk, Oskolonivka, Toshkivka, ma senza successo, subendo perdite e ritirandosi nelle posizioni precedentemente occupate. Sta cercando ottenere successi nella direzione di Bakhmut, di raggiungere le retrovie delle nostre truppe e di interrompere la logistica. Con il supporto del fuoco di mortaio e artiglieria, ha effettuato operazioni offensive e d'assalto nelle aree degli insediamenti di Nagirne, Vasylivka, Komyshuvakha e del Rinascimento, ma senza successo. Nella direzione di Avdiivka, il nemico ha usato l'artiglieria su infrastrutture civili nelle aree degli insediamenti di Novobakhmutivka, Novoselivka Druha, Vesele, Avdiivka, Pisky e Krasnohorivka. Ha effettuato incursioni aeree su infrastrutture civili nelle aree di Yakovlivka, Avdiivka, Vesely e Kamyanka". "Il nemico non ha condotto operazioni offensive attive nella direzione di Kurakhiv, ha dispiegato l'artiglieria a reazione nelle postazioni di tiro e sparato sulle posizioni delle forze di difesa e sulle infrastrutture civili vicino a Maryinka, Myslyvsky e Pavlivka. Nelle direzioni Novopavlovsk e Zaporizhzhya ha sparato su infrastrutture civili nelle aree degli insediamenti di Vremivka, Poltavka, Chervone, Huliaipole, Orikhiv, Kamyanske e altri. Gli aerei dell'esercito nemico operavano vicino a Olhivsky. A seguito delle azioni di difesa ucraina, il nemico ha subito perdite significative e si è ritirato nelle aree degli insediamenti di Novopil e Novodarivka. Nella direzione di South Bug, gli occupanti stanno concentrando i loro sforzi principali sul mantenimento delle frontiere occupate, rafforzando le posizioni della terza linea di difesa. A seguito delle azioni offensive delle unità delle nostre truppe, il nemico ha subito numerose perdite".
(Adnkronos) - Dall'inizio della guerra in Ucraina, Greenpeace è scesa in campo, anzi in mare. Una lotta di Davide contro Golia che vede gli attivisti, sulle loro piccole imbarcazioni, andare a intercettare le grandi petroliere russe nei mari di Danimarca, Svezia, Regno Unito, Belgio, Olanda, ma anche in Italia di fronte a Siracusa e Trieste. L'obiettivo delle azioni di protesta è sempre questo: il petrolio russo non deve sbarcare. Azioni di protesta che voglio anche "denunciare l'atteggiamento ipocrita dell'Unione Europea" perché con il petrolio venduto all'Ue, Regno Unito compreso, "la Russia sta guadagnando circa 200 milioni di euro al giorno, secondo i nostri calcoli", dice all'AdnKronos Alessandro Giannì, direttore Campagne di Greenpeace. L'associazione ambientalista monitora e intercetta le petroliere russe con i loro carichi da decine e decine di milioni di euro. Per farlo, ha messo a punto un sistema su twitter, "il Tanker Tracker - spiega Giannì - che si basa su dati pubblici liberamente disponibili anche dal sito Marine Traffic, dati di un sistema di segnalazione di posizionamento delle grandi navi (Automatic Electrification System) che serve per identificare una nave che poi fornisce la sua rotta, insomma è una misura di sicurezza. Ovviamente le navi possono sempre cambiare rotta e destinazione ma il sistema ha funzionato più di una volta". " L'embargo al petrolio russo non è ancora iniziato, ma la situazione è curiosa: c'è stata sì una contrazione dell'import in Europa che si attesta attorno a un milione di tonnellate al giorno, ma nel frattempo in Italia le importazioni sono raddoppiate. Oggi importiamo 450mila tonnellate al giorno, soprattutto a Siracusa dove c'è una raffineria riconducibile alla Lukoil che al momento lavora solo petrolio russo, e a Trieste, da dove parte un oleodotto verso la Germania dove si trovano raffinerie controllate da Gazprom. L'Italia si mostra ancora un porta importante per queste importazioni". "La proposta dell'embargo al petrolio russo, oltre a essere lenta, è soprattutto curiosa perché di fatto dice che dobbiamo andare a cercare questo petrolio da qualche altra parte - spiega il direttore Campagne di Greenpeace - E' come avere un figlio tossicodipendente a cui improvvisamente viene meno il pusher e quello che faccio è andare a cercare un altro pusher invece di disintossicarlo". Invece, secondo Greenpeace, l'Ue potrebbe ridurre la propria dipendenza dal petrolio russo intervenendo sul settore dei trasporti, che per il 70% dipendono dal petrolio russo assorbendo i due terzi del greggio che arriva in Europa. Con soli 5 interventi questa domanda si potrebbe ridurre: vietare i voli a corto raggio, ridurre i limiti di velocità, costi ragionevoli per il trasporto pubblico e più smart working. Solo con queste semplici azioni si potrebbe ridurre la domanda di petrolio del 7%, considerando che il 25% del petrolio che si consuma in Ue viene dalla Russia. Il fatto che l'Ue non ci pensi nemmeno non ci sembra andare nella direzione corretta, oltre al fatto che così diamo il tempo ai russi di trovare altri acquirenti per il proprio petrolio". "Situazione molto grave per gli attivisti in Russia, anche di altre associazioni" "In Russia c'è un ufficio di Greenpeace che, ovviamente, è in grande difficoltà - dice Giannì - Ed è in difficoltà non solo Greenpeace: bisogna rendere merito a tante altre organizzazioni che sin dalla prima settimana dello scoppio del conflitto hanno preso una posizione molto netta contro la guerra. La situazione è molto grave. Noi, anche per motivi di sicurezza, manteniamo al minimo le comunicazione con i nostri colleghi però è chiaro che è una situazione terrificante nella quale non pensavamo davvero di ritrovarci ancora. Il clima di guerra riduce sempre gli spazi di democrazia. In Ucraina non c'è un ufficio di Greenpeace ma operiamo con numerose associazioni sul posto ed è un legame che continuiamo a tenere vivo soprattutto dal versante dei Paesi Est europei. Greenpeace, per quello che può, continua a sostenere l'impegno di chi offre rifugio e assistenza alle troppe persone che fuggono da questo conflitto insensato". di Stefania Marignetti