INFORMAZIONIGruppo Modulo Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale Ruolo: Amministratore Delegato Area: Top Management Alessandro Luciani |
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(Adnkronos) - Definirlo solo bassista sarebbe riduttivo. Perché Saturnino Celani una ne pensa e cento ne fa. Marchigiano doc, da oltre 30 anni braccio destro di Jovanotti sul palco, nella vita di ‘Satu’ ne sono successe di tutti i colori. “Una volta ho ricevuto il calco della mia testa in una scatola da parte di una ragazza - racconta all’AdnKronos - è stato inquietante, sembrava un mix tra 'Seven' e 'American Horror Story'". Classe 1969, oltre a essere polistrumentista e compositore, il bassista più famoso d’Italia ha anche una linea di scarpe e calzini oltre a Saturnino Eyewear, la sua etichetta di occhiali. Piace a tutti, ma come fa? "Io non ho un desiderio così forte di piacere necessariamente a tutti, però succede - dice Saturnino -. Nasco come team player, come giocatore di squadra. come mi disse Lorenzo ormai 32 anni fa’ ‘’vai a cercare la tua luce quando sei sul palco’ ed è accaduto”. Da Ascoli Piceno, dove è nato e cresciuto, Saturnino ha scalato i vertici della musica italiana. “E’ sempre stato forte il desiderio di fare questo - spiega Saturnino - di trasformare la mia passione in una passione remunerata. Ho seguito la mia naturale inclinazione”. Tutto è partito dal primo concerto fatto con il gruppo del quartiere, “Sono entrato come bassista perché quello che c’era prima se ne era andato - afferma -. E’ successa una cosa magica. Era un mezzo anche per rimorchiare, di base. Poi ti innamori della musica, dello strumento e vai avanti”. Prima del colpo di fulmine per il basso, però, c’è stato il violino. “Ci si avvicina alla musica perché qualcuno in famiglia te la fa ascoltare - ammette - mio padre ha studiato violino al collegio e ci siamo trovati con dei violini in casa. Magari inizi con uno strumento che vorrebbero i tuoi genitori per te, forse è successo questo. Mio papà è felicissimo di quello che ho fatto, credo di aver reso i miei genitori entrambi fieri. Oggi il violino elettrico me lo ha fatto rispolverare Geppi Cucciari in tv, ci ho suonato la sigla della Rai”. Nel 1991 l’incontro con Lorenzo Jovanotti sui Navigli, a Milano. E l’inizio di un’amicizia trentennale. “Con Lorenzo c’è un rapporto basato sulla fiducia e sulla stima reciproca - sottolinea Saturnino - io non ho niente che mi leghi a lui ufficialmente se non i brani nati insieme, che sono lifetime. Sono un professionista a cui viene rinnovata la fiducia, come un architetto o un medico. Faccio parte in un certo senso delle sue certezze ma potrebbe proseguire da solo in qualsiasi momento. Certo andando avanti così sono passati tanti anni…ci si incontra, si fa musica e ci si diverte ancora tantissimo. Credo che il nostro rapporto duri da così tanto per una questione puramente di ego. Evidentemente so stare vicino a qualcuno che ha una grande personalità, so che non possono nascere conflitti”. Il 2 luglio Saturnino tornerà sul palco con il Jova Beach Party 2022, che lo impegnerà tutta l’estate. “Il live è una filosofia di vita e il Jova Beach Party una produzione particolarmente impegnativa - spiega - ci lavora tanta gente, quando abbiamo fatto le prove avevo una contrattura alla schiena. Credo di aver somatizzato la tensione ma ero felicissimo al tempo stesso. Ripartire sul palco dopo due anni di stop ti dà emozioni fortissime con le quali devi convivere, è potente”. Forte è anche il legame con Milano, dove Saturnino vive con la sua cagnolina Oliva. "Senza dubbio è una città che ti adotta, è permeabile alle emozioni, ti assorbe, ti influenza e ti ispira - ammette -. Ci sono tante cose belle da vedere tutti i giorni e se impari ad apprezzare il bello qualcosa ti attraversa e ti colpisce. Anche con la moda è stato così. Ne sono sempre stato appassionato e credo che quando suoni e ti poni in un certo modo anche la performance viene meglio. Mi piace ripetere che la vera forma di ribellione oggi è essere impeccabili, in quello che indossi e in quello che fai". Un errore che non rifarebbe? "Quando ho iniziato questo mestiere l’aspetto economico l’ho un po’ trascurato perché guidato dalla passione - confessa -. Invece noto che le giovani generazioni oggi iniziano con quell’aspetto lì in testa. Ora sono più attento e va bene così". Se non avesse fatto il musicista forse ora Saturnino sarebbe medico o ispettore di polizia. "Mi ha sempre affascinato lo studio della medicina ed sono fan della 'Signora in giallo'. Quindi magari avrei potuto fare l’ispettore di polizia, chissà, magari in un’altra vita". Rimpianti, dice, non ne ha. "Ci sono tante cose che hanno preso una piega bella. Se qualcosa arriva bene, altrimenti va bene lo stesso". L’importante, scherza, "come dicono i nonni, è la salute". Se potesse collaborare con un big del passato, Saturnino pensa a David Bowie. "Mi fa effetto sentire i suoi pezzi - afferma - mi ci avvicino quasi con timore reverenziale. A New York una volta ho incontrato Gail Ann Dorsey e le ho fatto i complimenti per un dvd nel quale lei suona il basso con Bowie e commossa mi ha risposto: ‘Glory Days’". Il momento più alto della carriera? "Non lo so, ho vissuto sempre in team - spiega - e penso che la cosa più bella che accade di bello è poterle condividerle con qualcuno. Vincere un premio da solo ha poco senso, vincerlo per qualcosa fatta insieme lo trovo più edificante". Per il futuro Saturnino non esclude nulla, inclusa un'incursione a 'X Factor', nella veste di giudice. "Se dovesse arrivare l’occasione perché no? Poi è divertente - fa notare -. Se mi chiamassero bene...ma non è che mi propongo. A 'X Factor' la star è 'X Factor'. Finché funziona la formula e mette qualcuno dotato di talento nella condizione di emergere ben venga. E’ l’equivalente di una vetrina, dove ti giochi le tue carte. Se però esci dal talent e di te rimane solo il fatto che hai una gran voce finisce lì". (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - E' ora ufficiale: il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. "L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso - dichiara Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano - lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito 'un cambiamento culturale' nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo". "Quello dato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è un segnale importante per l’intero settore delle denominazioni del vino del nostro Paese - sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas - e giunge a conferma che il percorso intrapreso da Federdoc ha nello standard Equalitas un punto di riferimento di assoluto valore. Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali". La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio e al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo. In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il 'messaggio verde'. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici. Nei primi anni ’90 il Consorzio fu tra i primi in Italia ad indagare i terreni produttivi tramite un progetto di zonazione denominato 'Vino Nobile Di Montepulciano Zonazione e Valorizzazione Del territorio' che interessò i vigneti di produzione nel triennio 1992/1994. Fu condotto dal gruppo di ricerca in viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige con il fondamentale apporto dell’allora Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo di Firenze. La sezione clima fu trattata dall’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Arezzo. Il progetto ha prodotto una carta tematica per la gestione del territorio di produzione ancora oggi attuale e basilare per gli studi che si sono susseguiti. Intorno al 2006, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, è nato un progetto per lo smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione per il sostegno energetico a plessi scolastici e amministrativi. Nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto. L'idea di misurare la Carbon Footprint della Docg di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica. Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale grazie a una piattaforma di raccolta dati testata con l’Università Marconi di Roma. I produttori hanno all’epoca prontamente compreso la portata rivoluzionaria del progetto, esprimendo convincimento ed entusiasmo; stesso atteggiamento ha manifestato il Gambero Rosso, voce leader a livello internazionale nell’informazione eno-gastronomica, che ha ugualmente garantito il proprio appoggio per il “lancio” della notizia e per la relativa campagna. Questo progetto è stato premiato nel 2015 alla Smau di Milano come “Smart Communities”. La presenza in Montepulciano di una cantina che è diventata simbolo e modello di queste pratiche, Salcheto, e la vicepresidenza del marchio Equalitas, Michele Manelli, suo titolare, hanno dato un’ulteriore spinta alle attività che hanno oggi portato a questo riconoscimento. Lo standard Equalitas (www.equalitas.it), elaborato dall’omonima società italiana controllata da Federdoc, consente la certificazione di sostenibilità dell’Organizzazione, ovvero della singola impresa vitivinicola, dei prodotti vitivinicoli e delle Denominazioni di Origine. Lo standard è studiato espressamente per il settore vitivinicolo ed è certamente tra i più all’avanguardia a livello internazionale, l’unico a prevedere anche la certificazione delle denominazioni di origine. Equalitas è un protocollo molto impegnativo che implica il rispetto di un numero elevato di requisiti ambientali, come la misurazione dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica, e socio economici, come la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità. Inoltre, Equalitas prevede anche il raggiungimento di obiettivi progressivi e la stesura di un bilancio di sostenibilità nel quale presentare e comunicare i risultati ottenuti. Un miliardo di euro circa: è questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.210 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 305 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 75 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020).
(Adnkronos) - La produzione di mango in Pakistan diminuirà del 50%, a causa dell'ondata di calore che sta investendo il paese. Le colture del frutto sono state infatti gravemente colpite dalla carenza d’acqua e da temperature insolitamente elevate, che hanno superato i 50 gradi nella parte sud del paese. Il Pakistan è il quinto produttore mondiale di mango dopo India, Cina, Thailandia e Indonesia. La produzione media di mango è solitamente di circa 1,8 milioni di tonnellate per il paese, ma quest'anno dovrebbe essere circa la metà; anche per questo motivo è stato ridotto l'obiettivo di esportazione portandolo a 125.000 tonnellate.