(Adnkronos) - "Di De Mita dico che era uno intelligente e mi sarebbe piaciuto avere la sua cultura. Ma a pelle non mi prendevo con lui". Massimiliano Cencelli, storico dirigente della Democrazia Cristiana, autore dell'omonimo manuale, 'usato' nella prima repubblica per procedere all'assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso, non nasconde che con il segretario-rinnovatore dello scudocrociato c'erano distanze: "Sa - spiega all'AdnKronos - c'era pure questo problema, io ero un centrista, la sinistra del partito non mi piaceva". Durante la segreteria di De Mita Cencelli non aveva più la tessera della balena bianca ("la prima me l'aveva data proprio De Gasperi, abitavamo a due passi, di fronte al Vaticano"). In ogni caso "di lui ho rispetto, perché è stato segretario del partito". E sul doppio incarico rivestito da De Mita, che fu contemporaneamente segretario del partito e presidente del Consiglio, dall'aprile 1988 al febbraio del 1989, Cencelli non muove obiezioni: "Nulla in contrasto con il mio manuale - assicura - riuniva due cose, partito e Chigi, poteva anche essere utile per l'andamento del governo stesso, anche Fanfani fece lo stesso e se ricordo bene, pure De Gasperi". Resta invece la diversità di vedute: "Una volta De Mita, allora segretario, mi attaccò duramente, eravamo a Palazzo Sturzo, sede della Dc all'Eur - racconta con riferimento alla metà degli anni '80 - Venne in mio soccorso Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti, dicendogli che io ero uno perbene, che non doveva prendersela con me". "Io non potrò andare al funerale - spiega l'86enne Cencelli - ho avuto un incidente al femore. So che andrà Mancino, con cui ho collaborato...".
(Adnkronos) - "L'errore giudiziario è stato il tema che abbiamo scelto prima della notizia del referendum; ciò vuol dire che abbiamo centrato l'argomento". A dirlo il Luciano Tommaso Ponzi, presidente nazionale Federpol, aprendo il 65simo congresso nazionale Federpol che è oggi l'Associazione maggiormente rappresentativa in Italia per gli investigatori privati, con quasi mille agenzie federate sul territorio nazionale. "Mi onoro - sottolinea - di poter rappresentare Federpol e per questo faccio un ringraziamento speciale gli associati della Federazione".
(Adnkronos) - La maggioranza degli italiani (88%) ritiene che l'uso della bicicletta svolga un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nella riduzione del traffico (85%). Tuttavia, oltre la metà (62%) ritiene che andare in bicicletta nella propria zona abitativa sia troppo pericoloso. E' quanto emerge dal nuovo sondaggio Ipsos, condotto in 28 Paesi, tra cui l’Italia, che ha indagato le principali opinioni dei cittadini in merito all’utilizzo delle due ruote in occasione della giornata mondiale della bicicletta (3 giugno). In Italia, il 57% degli intervistati afferma di saper andare in bicicletta e il 49% di possederne una da poter utilizzare personalmente per i propri spostamenti. Il 26% afferma di utilizzare la bicicletta per fare attività fisica e soltanto il 10% per raggiungere il proprio posto di lavoro o studio. Infine, l’8% afferma di utilizzare i sistemi pubblici di condivisione delle biciclette (bike sharing). Bisogna, tuttavia, sottolineare che soltanto il 6% degli italiani non ha accesso a un’automobile da poter usare (la percentuale più bassa tra tutti i 28 Paesi esaminati). In linea generale, è il 37% degli italiani che va in bicicletta almeno una volta alla settimana quota che si riduce al 13% tra quanti dichiarano di utilizzare la bici come mezzo di trasporto principale per un tragitto di 2 chilometri; preceduta dalla camminata a piedi (42%) e dall’utilizzo della propria automobile (29%). La prevalenza dell'uso della bicicletta per fare commissioni o per spostarsi è maggiore nei Paesi in cui è maggiormente percepita come un mezzo di trasporto sicuro (ad esempio in Cina, Giappone e nei Paesi Bassi). Il 57% degli italiani considera la bicicletta una tendenza urbana e nonostante l’alta percentuale (più di 1 intervistato su due) la percentuale di accordo è tra le più basse dei 28 Paesi esaminati: occupa la venticinquesima posizione, dopo Corea del Sud (56%), Giappone (47%) e Ungheria (41%). Nei 28 Paesi considerati nel sondaggio d’opinione Ipsos, gli italiani sono tra i cittadini maggiormente d’accordo con il fatto che i ciclisti spesso non rispettano le regole del Codice della strada e, quindi, possono rappresentare un pericolo per pedoni e automobilisti. In particolare: il 76% degli intervistati ritiene che i ciclisti della propria zona spesso non rispettino le regole del traffico (percentuale più alta tra tutti i 28 Paesi esaminati e superiore di 12 punti alla media internazionale). Il 70% degli intervistati sostiene che i ciclisti rappresentano un pericolo tanto per i pedoni quanto per le automobili o moto/motorini (soltanto in Giappone si registra una percentuale più alta pari all’82% e un distacco di 11 punti con la media internazionale del 59%). Il 68% degli intervistati ritiene che i ciclisti rappresentino un pericolo per gli automobilisti. Inoltre, nella maggior parte dei mercati esaminati, la bici gode di un livello di favore più elevato rispetto a tutte le altre forme di trasporto. In Italia, la bicicletta riscuote l’81% dei consensi e la bici elettrica il 77%. A seguire si posizionano: l’automobile (68%), moto/motorini (60%), monopattino (39%) e camion (34%).