INFORMAZIONIGlasford International Italy srl Gestione Risorse Umane e Formazione Aziendale, Consulenza Ruolo: Managing Partner Area: (responsabile) Top Management Massimo Quizielvu |
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(Adnkronos) - "Prevediamo che la pressione fiscale quest’anno cali di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso - la riduzione più consistente degli ultimi sei anni". Lo ha detto il premier Mario Draghi in un passaggio del suo intervento al XIX Congresso confederale della Cisl alla Fiera di Roma. "Condivido molto il titolo che avete scelto per il vostro Congresso. 'Esserci per cambiare' è una frase diretta, che racchiude anche il senso di questo governo - ha affermato il presidente del Consiglio - Siamo qui per fare quello che serve all’Italia, ai lavoratori, alle imprese - non per stare fermi. E siamo qui per farlo insieme a voi – alle parti sociali. Perché il cambiamento di domani dipende dalla nostra azione di oggi. E questa azione deve partire da una prospettiva concreta, coraggiosa, condivisa". "Fin dal suo insediamento, il governo ha cercato – e, direi, molto spesso trovato - il dialogo con i sindacati. Lo abbiamo fatto perché le buone relazioni industriali sono state essenziali in alcuni dei momenti più difficili della nostra storia. Penso innanzitutto al Patto Ciampi del 1993 che ha reso l’Italia più forte e competitiva, e che ha coniugato crescita economica, tutela dei diritti, difesa dei salari dei lavoratori" ha detto il premier. "A marzo dello scorso anno - ha ricordato il presidente del Consiglio - con il ministro Brunetta abbiamo firmato il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico, che ha inaugurato un metodo di confronto a partire dai temi dell’organizzazione del lavoro e della formazione professionale. A maggio, il ministro Bianchi ha promosso il Patto sulla scuola, con cui il governo si è impegnato a valorizzare il personale scolastico e a investire sulla sicurezza degli istituti. Abbiamo collaborato in modo costante e proficuo per la gestione della pandemia. Le intese sui protocolli anti-Covid-19 e sulle vaccinazioni in azienda ci hanno permesso di riaprire il Paese più velocemente, di far ripartire l’economia in sicurezza". "Collaboriamo nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, grazie al Tavolo Permanente per il Partenariato Economico, Sociale e Territoriale. Uno strumento essenziale per realizzare al meglio le riforme e gli investimenti che servono al Paese e in particolare ai giovani, alle donne, al Mezzogiorno. Questo elenco, non esaustivo, dimostra che i risultati raggiunti dal governo sono il prodotto di un metodo che ci siamo voluti dare, insieme. Voglio ringraziare Cgil, Cisl, Uil e i Segretari Landini, Sbarra, Bombardieri, per lo spirito di leale e franca collaborazione, che auspico possa rafforzarsi ulteriormente nei prossimi mesi", le parole del premier. Nel suo intervento Draghi ha affermato che per i lavoratori il governo ha fatto molto e in "rapidità", "molto però resta ancora da fare - a partire dalla sicurezza dei lavoratori. Voglio ricordare, ancora una volta, le persone che hanno perso la vita mentre lavoravano – oltre 1.200 nel solo 2021". "Alle loro famiglie, ai loro colleghi, esprimo la più sentita vicinanza del governo e mia personale - ha detto il presidente del Consiglio mentre dalla vasta platea si levava un lunghissimo e sentito applauso - Con la collaborazione attiva di voi sindacati, siamo intervenuti per rafforzare e rendere più partecipato il sistema dei controlli. Potenziare le attività ispettive, però, non basta. Le aziende devono fare attività di formazione, di manutenzione, di prevenzione. È un tema di civiltà, che qualifica una democrazia", ha rimarcato con forza il premier. Riguardo alla guerra in Ucraina, Draghi ha evidenziato che "rende i nostri sforzi di cambiamento più complessi e, al tempo stesso, ancora più necessari. Il mercato dell’energia vive una fase di enorme volatilità, che penalizza i lavoratori e le imprese. I blocchi alle esportazioni, i colli di bottiglia negli approvvigionamenti, i ritardi nelle consegne hanno messo in luce la delicatezza dei nostri sistemi industriali. Queste crisi colpiscono in particolare i cittadini più vulnerabili, le realtà sociali più fragili, e mettono a dura prova la coesione sociale. Ci costringono a ripensare la nostra politica energetica, le nostre catene produttive, il nostro sistema di filiera". "Oggi, mentre le ragioni della forza tentano nuovamente di prevalere nel cuore dell’Europa, voglio ricordare l’insegnamento di un economista che ha dato molto all’Italia, alla sua civiltà del lavoro. 'L’utopia dei deboli – diceva Ezio Tarantelli – è la paura dei forti'. Lo dimostra la storia del movimento dei lavoratori nel nostro Paese. È così che si costruisce la forza di una democrazia libera. Per questo, abbiamo scelto senza esitazioni di metterci al fianco di un popolo aggredito" ha scandito Draghi.
(Adnkronos) - "Intervenire tempestivamente sull'introduzione di norme a tutela lavoratori digitali. Il nostro governo sta sviluppando a livello europeo un'iniziativa per la definizione di regole più giuste per i lavoratori digitali e per fare in modo che l'Italia sia espressione di una avanguardia nel riconoscimento delle tutele e dei diritti per questi lavoratori". Lo ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando intervenendo al Senato al convegno 'Salute e sicurezza dei lavoratori in un mondo del lavoro in continua evoluzione'. "Impegno che oggi posso condividere con l'operato di questa commissione" ha aggiunto riferendosi al testo del ddl presentato da Gianclaudio Bressa e il suo ddl che è "attualmente all'attenzione del Dagl e che collima con questa proposta sotto molteplici aspetti". "In linea con le istanze affrontate dalla Commissione europea abbiamo introdotto un obbligo di estensione delle comunicazioni obbligatorie per le piattaforme digitali - sottolinea - che ci permetterà di avere un quadro preciso delle rilevanza del fenomeno nel nostro paese, allo stesso tempo nella proposta di recepimento della direttiva sulle condizioni di lavoro trasparenti abbiamo previsto l'obbligo informativo a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro e committenti che utilizzano sistemi automatizzati al fine di valutarne l'impatto sulle condizioni di lavoro e tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro". Per Orlando dunque c'è "la necessità di adeguare il sistema normativo alle modalità organizzative dettate dalle nuove tecnologie: è una realtà di cui dobbiamo prendere atto e su cui è necessario intervenire tempestivamente".
(Adnkronos) - Dall'inizio della guerra in Ucraina, Greenpeace è scesa in campo, anzi in mare. Una lotta di Davide contro Golia che vede gli attivisti, sulle loro piccole imbarcazioni, andare a intercettare le grandi petroliere russe nei mari di Danimarca, Svezia, Regno Unito, Belgio, Olanda, ma anche in Italia di fronte a Siracusa e Trieste. L'obiettivo delle azioni di protesta è sempre questo: il petrolio russo non deve sbarcare. Azioni di protesta che voglio anche "denunciare l'atteggiamento ipocrita dell'Unione Europea" perché con il petrolio venduto all'Ue, Regno Unito compreso, "la Russia sta guadagnando circa 200 milioni di euro al giorno, secondo i nostri calcoli", dice all'AdnKronos Alessandro Giannì, direttore Campagne di Greenpeace. L'associazione ambientalista monitora e intercetta le petroliere russe con i loro carichi da decine e decine di milioni di euro. Per farlo, ha messo a punto un sistema su twitter, "il Tanker Tracker - spiega Giannì - che si basa su dati pubblici liberamente disponibili anche dal sito Marine Traffic, dati di un sistema di segnalazione di posizionamento delle grandi navi (Automatic Electrification System) che serve per identificare una nave che poi fornisce la sua rotta, insomma è una misura di sicurezza. Ovviamente le navi possono sempre cambiare rotta e destinazione ma il sistema ha funzionato più di una volta". " L'embargo al petrolio russo non è ancora iniziato, ma la situazione è curiosa: c'è stata sì una contrazione dell'import in Europa che si attesta attorno a un milione di tonnellate al giorno, ma nel frattempo in Italia le importazioni sono raddoppiate. Oggi importiamo 450mila tonnellate al giorno, soprattutto a Siracusa dove c'è una raffineria riconducibile alla Lukoil che al momento lavora solo petrolio russo, e a Trieste, da dove parte un oleodotto verso la Germania dove si trovano raffinerie controllate da Gazprom. L'Italia si mostra ancora un porta importante per queste importazioni". "La proposta dell'embargo al petrolio russo, oltre a essere lenta, è soprattutto curiosa perché di fatto dice che dobbiamo andare a cercare questo petrolio da qualche altra parte - spiega il direttore Campagne di Greenpeace - E' come avere un figlio tossicodipendente a cui improvvisamente viene meno il pusher e quello che faccio è andare a cercare un altro pusher invece di disintossicarlo". Invece, secondo Greenpeace, l'Ue potrebbe ridurre la propria dipendenza dal petrolio russo intervenendo sul settore dei trasporti, che per il 70% dipendono dal petrolio russo assorbendo i due terzi del greggio che arriva in Europa. Con soli 5 interventi questa domanda si potrebbe ridurre: vietare i voli a corto raggio, ridurre i limiti di velocità, costi ragionevoli per il trasporto pubblico e più smart working. Solo con queste semplici azioni si potrebbe ridurre la domanda di petrolio del 7%, considerando che il 25% del petrolio che si consuma in Ue viene dalla Russia. Il fatto che l'Ue non ci pensi nemmeno non ci sembra andare nella direzione corretta, oltre al fatto che così diamo il tempo ai russi di trovare altri acquirenti per il proprio petrolio". "Situazione molto grave per gli attivisti in Russia, anche di altre associazioni" "In Russia c'è un ufficio di Greenpeace che, ovviamente, è in grande difficoltà - dice Giannì - Ed è in difficoltà non solo Greenpeace: bisogna rendere merito a tante altre organizzazioni che sin dalla prima settimana dello scoppio del conflitto hanno preso una posizione molto netta contro la guerra. La situazione è molto grave. Noi, anche per motivi di sicurezza, manteniamo al minimo le comunicazione con i nostri colleghi però è chiaro che è una situazione terrificante nella quale non pensavamo davvero di ritrovarci ancora. Il clima di guerra riduce sempre gli spazi di democrazia. In Ucraina non c'è un ufficio di Greenpeace ma operiamo con numerose associazioni sul posto ed è un legame che continuiamo a tenere vivo soprattutto dal versante dei Paesi Est europei. Greenpeace, per quello che può, continua a sostenere l'impegno di chi offre rifugio e assistenza alle troppe persone che fuggono da questo conflitto insensato". di Stefania Marignetti