COMUNICAZIONE ITALIANA
L'Ecosistema della Conoscenza e delle Relazioni

Comunicazione Italiana: L'eccellenza nel Knowledge Networking.

Siamo la principale Knowledge Networking company in Italia, attiva da oltre 20 anni. Il nostro network rappresenta l'eccellenza nella condivisione di conoscenze e nell'agevolazione delle interazioni tra professionisti e aziende. Comunicazione Italiana fornisce un ambiente di apprendimento collaborativo, in cui C-Level Manager provenienti da diversi settori si incontrano per scambiare esperienze e informazioni, ampliando le proprie competenze e creando opportunità di crescita personale e professionale. La nostra struttura organizzativa si compone di due entità distinte: una Società specializzata nel Knowledge Networking for Business e un'Associazione focalizzata sul Knowledge Networking for Advocacy. Queste due anime si incontrano nello Studio "phygital" Community House, il luogo dedicato agli Associati. È qui che le menti più brillanti si riuniscono in Eventi per collaborare, creare sinergie e sviluppare relazioni strategiche. Attraverso la nostra vasta gamma di attività, appuntamenti ed esperienze, vogliamo influenzare le "decisioni" e le "opinioni" dei nostri pubblici e stakeholders, promuovendo la sostenibilità economica, sociale ed ambientale del Paese. Unisciti a noi per ampliare le tue opportunità, ispirare il cambiamento e raggiungere nuovi traguardi nel tuo business e nel mondo delle relazioni.

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“Impossibile contrastare una scelta di vita”. Così l’ad Rai, Roberto Sergio, parla su Facebook dell’addio di Amadeus alla Rai, rispondendo ad alcuni commenti sotto a un suo post, in cui saluta il conduttore uscente con un “buona vita Ama e arrivederci!” scritto accanto a una foto che li ritrae insieme abbracciati. Ad un commentatore che annota “si ...

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La School of Management dell’Università Lum 'Giuseppe Degennaro' e la Iéseg Business School, accreditata con la Tripla Corona (Equis, Aacsb, Amba), hanno dato vita alla prima edizione dell’International Master in Business e Management - Imbm. Si tratta di un percorso unico nello scenario accademico italiano e internazionale per contenuto, metodolog...

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La prima Fondazione riconosciuta di Ricerca in Italia per la sostenibilità digitale compie tre anni. Il prossimo 18 aprile si terrà al Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università degli studi di Roma Sapienza un incontro per parlare dei progressi svolti in questo triennio e per focalizzarsi sulle sfide e gli obiettivi futuri. Abb...

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Amadeus, ad Rai Sergio: "Impossibile contrastare scelta di vita"

(Adnkronos) - “Impossibile contrastare una scelta di vita”. Così l’ad Rai, Roberto Sergio, parla su Facebook dell’addio di Amadeus alla Rai, rispondendo ad alcuni commenti sotto a un suo post, in cui saluta il conduttore uscente con un “buona vita Ama e arrivederci!” scritto accanto a una foto che li ritrae insieme abbracciati. Ad un commentatore che annota “si chiama grande fuga, in italiano”, l’Ad risponde: “Caro amico dissento”. E di fronte alla controreplica (“beh Ama non è un caso isolato, direi. E' che oggi ci sono tante ‘mamme’ oltre a Raiset. Questo è pluralismo”) argomenta: “Vero. Ma faccio fatica a fare la lista infinita di talent, conduttori, giornalisti contrattualizzati con Rai ed in molti casi rinnovati proprio in quest’ultimo anno”.  Un concetto ribadito anche in un successivo post dedicato ai 70 anni della televisione: “La Rai ha 100 anni di vita e da 70 anni è la televisione. Negli anni ha visto andare via Mike, Corrado, Raimondo e Sandra, Maurizio, Raffaella, Pippo, Rosario, Fabio e tanti altri, ora Ama. Molti poi sono ritornati. Il servizio pubblico, quest’anno, compie 100 anni ed è sempre al fianco degli Italiani, leader del mercato Radiotelevisivo”. Ad un follower che chiede “ora avanti con Flavio Insinna, che ne pensi?”, Sergio replica: “Spero rimanga nella squadra Rai”.  Ad a chi commenta contento l’uscita di Amadeus perché “far iniziare le meravigliose fiction Rai alle 21,47 è veramente uno scandalo” e aggiunge “speriamo che porti via pure i pacchi”, Sergio risponde: “Ormai puoi vedere tutto su RaiPlay quando vuoi comodamente”.

Università, Lum School of Management e Iéseg insieme per un master internazionale

(Adnkronos) - La School of Management dell’Università Lum 'Giuseppe Degennaro' e la Iéseg Business School, accreditata con la Tripla Corona (Equis, Aacsb, Amba), hanno dato vita alla prima edizione dell’International Master in Business e Management - Imbm. Si tratta di un percorso unico nello scenario accademico italiano e internazionale per contenuto, metodologia di apprendimento e per una Faculty composta da docenti provenienti da 44 nazionalità diverse.  L’Imbm si compone di due Path: Mib (International Master in Business) e l’Imba (International Mba). Il Master Imbm Path Mib prepara gli studenti che possiedono un diploma di Laurea triennale, a fare la differenza in un mondo in rapida evoluzione e ipercompetitivo nel contesto arricchente, stimolante e internazionale di Milano e Parigi. Al termine del Percorso Imbm Mib, gli studenti conseguiranno due Master Universitari di Primo livello (Imbm della Lum School of Management e Mib della Ieseg School of Management) e la possibilità di conseguire la Laurea Magistrale dell’Università Lum in Economia e Management. Gli studenti che possiedono oltre alla Laurea almeno 3 anni di esperienza lavorativa, potranno frequentare l’International Mba conseguendo il diploma Mba.  L’obiettivo, per entrambi i percorsi (Mib-Imba), è quello di fornire ai partecipanti un solido patrimonio di nuovi modelli e strumenti di business e di gestione, nonché le più aggiornate competenze di leadership e di management. L’Imbm è un acceleratore capace di allargare gli orizzonti professionali e personali, offrendo importanti opportunità di carriera. Il Master avrà inizio nel prossimo mese di Ottobre e sino a Dicembre gli studenti frequenteranno la sede di Milano della Lum School of Management. Da gennaio 2025 a marzo 2026 gli studenti frequenteranno lo Ieseg School of Management di Parigi.

Fondazione per la Sostenibilità Digitale, Epifani: “Ancora poca consapevolezza”

(Adnkronos) - La prima Fondazione riconosciuta di Ricerca in Italia per la sostenibilità digitale compie tre anni. Il prossimo 18 aprile si terrà al Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università degli studi di Roma Sapienza un incontro per parlare dei progressi svolti in questo triennio e per focalizzarsi sulle sfide e gli obiettivi futuri. Abbiamo perciò chiesto al presidente Stefano Epifani a che punto fossimo con la sostenibilità digitale nel nostro Paese.  Presidente, puoi spiegarci cos’è la “sostenibilità digitale” e a che punto siamo nel nostro Paese?  “Con il termine 'sostenibilità digitale' indichiamo, da una parte il modo con cui possiamo usare tecnologia come strumento utile per la sostenibilità e dall’altra parte, come impiegare i criteri di sostenibilità per orientare lo sviluppo tecnologico. I dati che rilasceremo il 18 aprile in occasione dei tre anni dalla nascita della Fondazione ci dicono che siamo a un punto peggiore di quanto normalmente si racconti. Un italiano su due di quanti vivono nei piccoli centri non ha davvero capito il concetto di “sostenibilità”: dato che scende a uno su tre nei grandi centri, e meno di uno su tre è in grado di rapportare la sua visione ideologica di sostenibilità a delle pratiche del vivere quotidiano. C’è grande confusione”.   Con un Osservatorio permanente misurate l’Indice di Sostenibilità Digitale, cioè la consapevolezza degli italiani sul tema. In quali aree del nostro Paese si evidenziano maggiori criticità?  “Con l’Indice di Sostenibilità Digitale misuriamo:  Per la prima volta possiamo dire che l’Italia, quando parliamo di sostenibilità digitale, non è divisa tra Nord e Sud come si crede, ma tra grandi e piccole città. E questo problema riguarda da una parte la presenza d'infrastrutture e dall’altra il livello di consapevolezza sul digitale: maggiore nei grandi contesti urbanizzati rispetto ai piccoli comuni, ma insufficiente ovunque. Quello che manca è poi la consapevolezza sia rispetto al ruolo del digitale come strumento di sostenibilità che della sostenibilità come strumento utile per indirizzare la digitalizzazione”.   E le aziende sono più o meno consapevoli?  “L’Osservatorio guarda ai cittadini, tutti. Ma per le aziende, nello specifico, la Fondazione ha sviluppato, sulle tematiche Esg, una “patente di sostenibilità”, simile a quella recentemente pubblicata relativa alla parità di genere. Si tratta della prassi di Riferimento UNI/PdR 147:2023 “Sostenibilità digitale – Requisiti e indicatori per i processi d'innovazione”, che fa sì che i progetti di trasformazione digitale possano rispondere agli indicatori di sostenibilità per essere coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030. Riconosciuta a livello italiano e presto a livello europeo, servirà per misurare il rapporto efficienza-efficacia nell’implementazione delle tecnologie per la sostenibilità nelle attività di corporate sustainability reporting”.  Negli scorsi giorni, alla Camera dei deputati avete siglato un accordo per un percorso di formazione. L’obiettivo è supportare i parlamentari sulle tematiche della Sostenibilità digitale, cosa che già fate anche con i giornalisti tra l’altro. Si presume che, se ha motivo di esistere, è perché ci sono ancora delle lacune anche da parte dei nostri rappresentanti…  “C’è un gran bisogno di consapevolezza anche da parte dei parlamentari perché non è pratica diffusa in modo omogeneo all’interno del parlamento. C’è stato l’accordo per definire l’avvio di un percorso sviluppato da Fondazione assieme ai componenti dell’intergruppo parlamentare ‘Innovazione tecnologica’, con i quali svilupperemo momenti di formazione e informazione rivolte ai parlamentari e alle istituzioni per implementare le competenze necessarie per legiferare un tema oggettivamente complesso e in rapidissima evoluzione: si pensi al ruolo dell’AI”.   La Fondazione compie tre anni: come definisci i risultati ottenuti fino a oggi e quali sono le sfide future che vi aspettate di dover affrontare? Il “bilancio” della Fondazione sotto questo punto di vista è positivo?  “In questi tre anni, il “bilancio” ha superato le aspettative. Abbiamo sviluppato la prima prassi di riferimento a livello europeo; costruito il network più esteso e significativo di stakeholder specializzati su questi temi; realizzato un network di università ampio e diffuso. Facciamo formazione da tre anni ai giornalisti e la faremo ai parlamentari. Il tutto lavorando solo sulla volontà dei nostri soci sostenitori di svolgere attività utili al paese in un’ottica di give back, restituendo know-how e mettendosi a disposizione. La forza della Fondazione è quella di essere un ente terzo, super partes. La soddisfazione è che abbiamo intercettato la volontà da parte di molti d'impegnarsi per fare del bene al nostro Paese, utilizzando la leva della sostenibilità, dalla Rai a grandi aziende come Eni o Enel, con cui collaboriamo”.   Quali strumenti consiglieresti ai cittadini per tenersi informati su queste tematiche?  “Esistono tante iniziative di realtà diverse. Noi stiamo realizzando un corso di formazione per la sostenibilità digitale anche nei percorsi di laurea delle università. Quest’anno grazie a uno dei nostri partner, EHT, abbiamo lanciato la prima edizione del Digital Sustainability Award, con il quale premieremo in denaro e con la possibilità di affiancare un Ceo di una grande azienda, lo studente o la studentessa che riterremo meritevole sulla base di una tesi di laurea dedicata a queste tematiche. Ma la grande rivoluzione dovrebbe partire nelle scuole medie e superiori. Si dovrebbe insegnare a considerare il digitale come qualcosa con il quale convivere con l’obiettivo di governarlo, e non da utenti passivi: solo così sarà un alleato e non un nemico. Da parte nostra, ce la metteremo tutta per contribuire in tal senso”.