COMUNICAZIONE ITALIANA
L'Ecosistema della Conoscenza e delle Relazioni

Comunicazione Italiana: L'eccellenza nel Knowledge Networking.

Siamo la principale Knowledge Networking company in Italia, attiva da oltre 20 anni. Il nostro network rappresenta l'eccellenza nella condivisione di conoscenze e nell'agevolazione delle interazioni tra professionisti e aziende. Comunicazione Italiana fornisce un ambiente di apprendimento collaborativo, in cui C-Level Manager provenienti da diversi settori si incontrano per scambiare esperienze e informazioni, ampliando le proprie competenze e creando opportunità di crescita personale e professionale. La nostra struttura organizzativa si compone di due entità distinte: una Società specializzata nel Knowledge Networking for Business e un'Associazione focalizzata sul Knowledge Networking for Advocacy. Queste due anime si incontrano nello Studio "phygital" Community House, il luogo dedicato agli Associati. È qui che le menti più brillanti si riuniscono in Eventi per collaborare, creare sinergie e sviluppare relazioni strategiche. Attraverso la nostra vasta gamma di attività, appuntamenti ed esperienze, vogliamo influenzare le "decisioni" e le "opinioni" dei nostri pubblici e stakeholders, promuovendo la sostenibilità economica, sociale ed ambientale del Paese. Unisciti a noi per ampliare le tue opportunità, ispirare il cambiamento e raggiungere nuovi traguardi nel tuo business e nel mondo delle relazioni.

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E' di sette feriti, tra loro due bambini, il bilancio dell'attacco sferrato in nottata contro la città ucraina di Odessa. Nel darne notizia, le Forze di difesa che operano nella parte meridionale del Paese hanno precisato che tra i feriti ci sono due bambini. Almeno 14 appartamenti sono risultati danneggiati a seguito dell'attacco sferrato con i dr...

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"L’utilizzo delle tecnologie innovative è fondamentale per la pianificazione, la costruzione e il monitoraggio delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali, aereoportuali e logistiche nel nostro Paese. Il digitale - e l’intelligenza artificiale in particolare - rappresenta una delle sfide e delle opportunità più rilevanti del nostro tempo e...

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In Europa le temperature medie sono aumentate più che in ogni altro continente ma, pur restando allarmanti, i risultati del rapporto Copernicus sono anche la conseguenza di “tendenze intrinseche al cambiamento climatico”.  Lo spiega all’Adnkronos Piero Lionello, professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia presso l’Università del Sa...

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Ucraina-Russia, droni su Odessa: 7 feriti, tra cui 2 bambini

(Adnkronos) - E' di sette feriti, tra loro due bambini, il bilancio dell'attacco sferrato in nottata contro la città ucraina di Odessa. Nel darne notizia, le Forze di difesa che operano nella parte meridionale del Paese hanno precisato che tra i feriti ci sono due bambini. Almeno 14 appartamenti sono risultati danneggiati a seguito dell'attacco sferrato con i droni. A darne notizia è questa mattina il Kyiv Independent il quale riferisce inoltre che le unità di difesa aerea ucraine hanno distrutto 15 dei 16 droni di tipo Shahed che la Russia ha lanciato durante la notte contro il territorio del Paese. I droni russi sono stati lanciati da Capo Chauda, in Crimea, e dall'oblast di Kursk, che confina con l'Ucraina ha fatto sapere l'aeronautica militare. La Russia ha anche lanciato due missili balistici Iskander-M dalla regione di Belgorod. I droni sono stati intercettati su Mykolaiv, Odessa, Kiev e Cherkasy. I gruppi mobili dell'aeronautica ucraina e le unità missilistiche antiaeree hanno respinto l'attacco, ha riferito la fonte citata dal quotidiano ucraino.  Diverse esplosioni sono state udite a Kiev intorno alle 3:35 ora locale. Serhii Popko, capo dell'amministrazione militare della città di Kiev, ha affermato che tutti i droni sono stati distrutti dalla difesa. Non sono stati segnalati vittime o danni in città.

Infrastrutture, Accenture: "La trasformazione digitale è la chiave per lo sviluppo"

(Adnkronos) - "L’utilizzo delle tecnologie innovative è fondamentale per la pianificazione, la costruzione e il monitoraggio delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali, aereoportuali e logistiche nel nostro Paese. Il digitale - e l’intelligenza artificiale in particolare - rappresenta una delle sfide e delle opportunità più rilevanti del nostro tempo ed è cruciale che l'Italia si posizioni in modo strategico per trarne il massimo beneficio, anche nel mondo delle infrastrutture fisiche". A dirlo in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia Teodoro Lio, responsabile consumer & manufacturing industries di Accenture.  "In relazione - spiega - al contesto delle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime italiane - complesse anche a causa dell’articolazione del nostro territorio - la trasformazione digitale basata sulle tecnologie innovative costituisce una grande opportunità da cogliere. Crediamo che l’Italia debba puntare a raggiungere obiettivi specifici che riguardano la promozione della sostenibilità ambientale e la digitalizzazione, così come lo sviluppo delle infrastrutture. In questo contesto Il Pnrr ne rappresenta il punto di partenza per l’avvio di numerose iniziative volte alla loro modernizzazione". "Nello specifico - sottolinea - per quanto riguarda il sistema di strade e autostrade l’obiettivo principale attualmente consiste nell’incrementare la sicurezza e nell’integrare le tecnologie digitali - ad esempio, per rendere possibile il monitoraggio dinamico e il controllo a distanza e, allo stesso tempo, migliorare l’impatto ambientale attraverso il rinnovamento delle flotte. Per il settore ferroviario un obiettivo chiave è quello di promuovere il trasporto sostenibile attraverso il rinnovo dei treni regionali con tecnologie pulite come l’elettrico e l'idrogeno".  "La digitalizzazione - osserva Teodoro Lio - sta portando poi una significativa trasformazione anche al settore aeroportuale - nonostante l'assenza di misure specifiche nel Pnrr - permettendo infatti di rendere le operazioni più scalabili e consentendo una forza lavoro più flessibile, grazie a tecnologie avanzate e all’automazione che porteranno a ruoli altamente specializzati. Inoltre, su tutte le tipologie di infrastrutture, l’adozione della tecnologia digitale può consentire di ottimizzare l’utilizzo delle reti, con impatto positivo sull’economia e sui cittadini, pur a capacità fisica data. Un elemento molto importante vista la conformazione del nostro territorio e la difficoltà in molti casi di trovare lo spazio fisico per nuove opere". "In base alla nostra diretta esperienza - avverte - con i principali operatori delle infrastrutture nazionali, riteniamo che ci sia la possibilità concreta di migliorare tutte e tre le fasi chiave relative ad un’opera infrastrutturale: pianificazione, costruzione e gestione operativa. Con gli interventi in fase di pianificazione è possibile dimensionare al meglio le infrastrutture e di conseguenza ottimizzare gli investimenti necessari e nello stesso tempo consentire di disegnare un modello che sarà poi ottimale dai diversi punti di vista: sicurezza, attrattività e sostenibilità". "In fase di costruzione - spiega - le tecnologie digitali abilitano l’efficientamento dei cantieri, con conseguente riduzione di tempi e costi; il monitoraggio degli avanzamenti e la gestione degli imprevisti, con l’obiettivo di contenere varianti, ritardi ed extra costi. Non ultimo, consentono di aumentare la sicurezza del lavoro attraverso l’adozione di strumenti di Intelligenza Artificiale, tema fondamentale ed evidentemente di grande attualità. Anche in fase di operatività dell’infrastruttura una volta costruita, le tecnologie digitali abilitano numerosi vantaggi: dalla ottimizzazione delle attività manutentive al monitoraggio operativo, fino all’ottimizzazione e alla gestione dei flussi di traffico".  3Ma quali sono le specifiche tecnologie che abilitano questi benefici? "L’elemento chiave - argomenta Teodoro Lio - è l’utilizzo degli strumenti tecnologici attraverso il BIM (Building Information Modeling) - un modello per l'ottimizzazione della pianificazione, realizzazione e gestione di costruzioni tramite l’aiuto di un software - che rappresenta il punto di partenza fondamentale per gestire in modo digitale ed efficiente l’intero ciclo di vita delle infrastrutture. Il passo successivo consiste nella creazione di gemelli digitali o digital twins delle opere infrastrutturali: ossia una copia digitale dell’infrastruttura reale che permette di identificare ed indirizzare i requisiti fondamentali della singola opera. In fase di costruzione, la disponibilità di un Cantiere Digitale rappresenta la base per una gestione agile, integrata ed efficiente della costruzione di un’infrastruttura". "Non dimentichiamo - avverte - le tecnologie di Iot (Internet delle cose) e le piattaforme di asset management – oltre al già citato ampio utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. In un contesto dove le infrastrutture sono caratterizzate da diversi operatori sia pubblici che privati coinvolti nelle diverse fasi, un prerequisito essenziale è la creazione di standard di comunicazione e in ultima analisi di una base dati comune sulle infrastrutture".  "Questo - afferma - il compito del regolatore, possibilmente anche attraverso una Cabina di Regia specifica sulla Digitalizzazione delle Infrastrutture, aperta alla partecipazione di tutti gli attori attivi su temi di digitalizzazione delle attività di pianificazione, costruzione, gestione e monitoraggio delle infrastrutture portuali, aeroportuali, stradale e autostradali, ferroviarie e logistiche". "Accenture - dice - supporta imprese e istituzioni nell’accelerare l’evoluzione tecnologica nell’intera filiera della progettazione e produzione delle grandi infrastrutture. In questa ottica ci poniamo come attore che coniuga la tecnologia più avanzata con il capitale umano, promuovendo l’adozione di innovazione e digitalizzazione allo scopo di creare valore per imprese e cittadini. Crediamo fortemente nel potenziale delle innovazioni tecnologiche per supportare la crescita dell’Italia, grazie alla piena adozione delle tre tecnologie chiave che rappresentano il 'digital core' delle organizzazioni innovative: il cloud, i Dati e l’Intelligenza Artificiale (AI). Abbiamo investito, ad esempio, nella creazione di una rete di centri di innovazione e poli di eccellenza su tutto il territorio nazionale, per supportare i percorsi di trasformazione delle aziende italiane e sperimentare soluzioni all’avanguardia".  "A Milano - ricorda - abbiamo creato Mixic (Milan industry x innovation center for engineering), un centro per l’ingegneria industriale interamente dedicato all’innovazione nel campo della realizzazione dei grandi impianti e delle infrastrutture. Per fare un esempio, abbiamo realizzato recentemente un progetto con l’industria italiana per monitorare lo stato di avanzamento e la qualità delle costruzioni, accelerando la ricognizione e aumentando la sicurezza in cantiere, grazie all’utilizzo di rilevazioni di droni e di robot guidati da remoto in aree a rischio. Siamo inoltre tra i membri del Most - Centro nazionale per la mobilità sostenibile - dove in collaborazione con università e grandi imprese, ci occupiamo di ricerca e trasferimento tecnologico.

Lionello (Unisalento): “Continente europeo più surriscaldato? Mi sorprenderebbe il contrario”

(Adnkronos) - In Europa le temperature medie sono aumentate più che in ogni altro continente ma, pur restando allarmanti, i risultati del rapporto Copernicus sono anche la conseguenza di “tendenze intrinseche al cambiamento climatico”.  Lo spiega all’Adnkronos Piero Lionello, professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia presso l’Università del Salento e presidente del network MedCLIVAR (Mediterranean CLImate Variability).  “La considerazione più importante ed essenziale da fare – esordisce Lionello – è che i gas serra si distribuiscono in modo approssimativamente uniforme su scala globale. In pratica, le emissioni dell’Italia non interessano solo il territorio italiano, lo stesso dicasi per quelle europee e così via. Un andamento completamente diverso rispetto, per esempio, alle emissioni di aerosol che tendono ad avere una persistenza breve in atmosfera e quindi un effetto più regionale e più limitato alle zone di emissione”.  Per questo occorre interessarsi non solo alle decisioni di casa propria: “Questo andamento dimostra una volta per tutte come il problema del cambiamento climatico sia una questione globale”. C’è poi un altro aspetto da considerare: “Durante una transizione, le alte latitudini tendono a scaldarsi di più delle zone tropicali. Allo stesso tempo, a livello superficiale, le masse continentali si scaldano di più delle masse oceaniche. Anche quando ci sono stati eventi caldi interglaciali in passato e le glaciazioni, il cambiamento climatico è stato molto più ampio in queste zone. Si tratta di tendenze intrinseche al sistema climatico, quindi mi sorprenderei nel vedere il contrario in questa fase di riscaldamento che ha sicuramente una importante componente antropogenica”, spiega il professore che ha contribuito alla redazione del sesto rapporto Ipcc (Intergovermental Panel on Climate Change), pubblicato lo scorso anno.  L’Unione europea si sta muovendo nella direzione e alla velocità giusta o le resistenze di alcune parti politiche rischiano di compromettere il cammino green dell’Ue?  “Quello che si può osservare è una progressiva attenzione a livello normativo e tecnologico da parte dell'Unione Europea nei confronti del cambiamento climatico che ha portato effettivamente a una riduzione delle emissioni. Le emissioni negli ultimi venti, trenta anni nel complesso stanno diminuendo anche negli Stati Uniti”.   Si tratta di un miglioramento sufficiente in prospettiva?  “No. Infatti, nonostante l’impegno di Ue e Usa, le emissioni su scala globale stanno aumentando”. Ancora una volta, quindi, il passaggio cruciale sta nella consapevolezza che ci troviamo di fronte a una sfida comune: “La consapevolezza che il clima sia una questione globale è fondamentale. Il contrasto al cambiamento climatico – prosegue il professor Lionello – non può che passare attraverso strategie condivise a livello internazionale almeno dai principali emettitori che in questo momento sono l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Cina e l’India. Al tempo stesso però è importante essere consapevoli delle differenze tra i problemi ambientali e l’inquinamento”, sottolinea. Dunque, se è vero che per contrastare il cambiamento climatico serve una sinergia internazionale, bisogna osservare che i singoli interventi dei Paesi sono fondamentali per i cittadini che vivono quei territori: “Da un punto di vista decisionale, è difficile che chi dà priorità al contrasto del cambiamento climatico non dia anche priorità alla lotta all’inquinamento e alla tutela degli ecosistemi. È vero che queste misure devono essere condivise a livello internazionale per contrastare l’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. È anche vero, però, che le strategie e le decisioni anti inquinamento prese dalle istituzioni hanno effetti molto positivi sull’ambiente e sui servizi ecosistemici che riguardano i cittadini europei”.  Siccità, rischio desertificazione ed eventi atmosferici estremi: ci sono alcune zone dell’Italia a rischio nel prossimo futuro?  “Eviterei catastrofismi privi di fondamento scientifico. Sicuramente i dati testimoniano aumenti delle temperature medie importanti per gli ecosistemi e per l’ambiente in cui viviamo, ma non al punto da rendere inabitabili alcune zone d’Italia almeno nel medio termine. C’è una alterazione del ciclo idrologico, ma non tale da compromettere la sostenibilità delle risorse idriche, soprattutto se gestite in modo opportuno”.   Non ci sono e non ci saranno mai più le mezze stagioni?  “Tendiamo ad attribuire qualsiasi evento meteorologico al cambiamento climatico senza un'opportuna interfaccia scientifica. Spesso ci basiamo sui nostri ricordi, ma i nostri ricordi sono dei fallaci indicatori dei cambiamenti perché tendono a trascurare la variabilità e ricostruire dei paradigmi del nostro passato. Il fatto che questa interruzione della ciclicità delle stagioni venga concepita descritta ormai come ‘evidente’ non ha alcun riscontro nelle evidenze scientifiche”.  Delle prove scientifiche dell’alterazione non mancano, ma vanno trattate nella loro specificità: “Il riscaldamento è evidente; il cambiamento delle precipitazioni in alcuni territori è evidente; gli aumenti delle statistiche delle ondate di calore sono evidenti”, spiega il prof. Lionello, che aggiunge: “Anche l’alterazione del ciclo della stagionalità è evidente: l'inverno arriva un po’ dopo e finisce un po’ prima, l'estate comincia un po’ prima e finisce un po’ dopo. Ma non possiamo farne una deduzione scientifica perché abbiamo ancora pochissimi cicli stagionali su cui basare le nostre osservazioni”.  Il professore ci tiene però a sottolineare: “Molti effetti del cambiamento climatico sono evidenti e hanno natura antropogenica. Nel caso delle stagioni, la statistica è ancora insufficiente per dire che c'è un cambiamento definitivo del ciclo”. A margine del rapporto sullo stato europeo del clima 2023 del Copernicus Climate Change Service e dell’Organizzazione meteorologica mondiale, l’appello del professore a valutare con rigore i fenomeni climatici è ancora più utile se si parla del Mediterraneo. La causa è scientifica: “Il Mediterraneo è una zona di transizione tra il clima subtropicale a sud, in gran parte del Nord Africa, e un clima oceanico umido o continentale-temperato a Nord”.  In cosa si traduce questa particolare condizione?  “Nel fatto che ogni piccolo spostamento di questa linea di transizione genera una variabilità. In particolare la variabilità della precipitazione è sempre stata una caratteristica della regione mediterranea, quindi della parte dell'Italia centro meridionale. Ci sono sempre stati lunghi periodi di scarse precipitazioni e lunghi periodi di intense precipitazioni. Sicuramente stiamo alterando il clima rendendolo più caldo e meno piovoso su gran parte dell'Italia, le evidenze del riscaldamento ci sono tutte e da molti anni.  Le evidenze delle alterazioni dei regimi di precipitazione – conclude il professor Lionello – sono più sottili anche se cominciano a emergere e vanno nella direzione di una diminuzione delle precipitazioni su gran parte dell'Italia e di un aumento degli eventi estremi sul Nord Italia vanno in questa direzione”.