COMUNICAZIONE ITALIANA
L'Ecosistema della Conoscenza e delle Relazioni

Comunicazione Italiana: L'eccellenza nel Knowledge Networking.

Siamo la principale Knowledge Networking company in Italia, attiva da oltre 20 anni. Il nostro network rappresenta l'eccellenza nella condivisione di conoscenze e nell'agevolazione delle interazioni tra professionisti e aziende. Comunicazione Italiana fornisce un ambiente di apprendimento collaborativo, in cui C-Level Manager provenienti da diversi settori si incontrano per scambiare esperienze e informazioni, ampliando le proprie competenze e creando opportunità di crescita personale e professionale. La nostra struttura organizzativa si compone di due entità distinte: una Società specializzata nel Knowledge Networking for Business e un'Associazione focalizzata sul Knowledge Networking for Advocacy. Queste due anime si incontrano nello Studio "phygital" Community House, il luogo dedicato agli Associati. È qui che le menti più brillanti si riuniscono in Eventi per collaborare, creare sinergie e sviluppare relazioni strategiche. Attraverso la nostra vasta gamma di attività, appuntamenti ed esperienze, vogliamo influenzare le "decisioni" e le "opinioni" dei nostri pubblici e stakeholders, promuovendo la sostenibilità economica, sociale ed ambientale del Paese. Unisciti a noi per ampliare le tue opportunità, ispirare il cambiamento e raggiungere nuovi traguardi nel tuo business e nel mondo delle relazioni.

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Nel 2023 in Italia sono aumentati leggermente i casi di epatite A, B ed E, mentre sono risultati in calo quelli di epatite C. E' quanto emerge dai dati del bollettino del sistema di sorveglianza Seieva (Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute), coordinato dall'Istituto superiore di sanità. Per queste tre forme di epatite, sono s...

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Quanto può impattare l’Intelligenza Artificiale nella vita dei condomini? Questo l'argomento al centro del convegno 'Formazione e consulenza immobiliare nell’era dell’Intelligenza Artificiale'. L’appuntamento, su iniziativa del Senatore Filippo Sensi e moderato da Adriana Apicella, ha firmato la V edizione del Remf - Real estate management forum- i...

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Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto...

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Epatiti A,B, C ed E: quale è in crescita e quale no, i dati

(Adnkronos) - Nel 2023 in Italia sono aumentati leggermente i casi di epatite A, B ed E, mentre sono risultati in calo quelli di epatite C. E' quanto emerge dai dati del bollettino del sistema di sorveglianza Seieva (Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute), coordinato dall'Istituto superiore di sanità. Per queste tre forme di epatite, sono stati complessivamente 529 i casi segnalati. Nel dettaglio, per l'epatite A lo scorso sono stati notificati al Seieva 267 casi, con trend in aumento rispetto all'anno precedente. Le Regioni che hanno registrato un numero maggiore di casi sono state Lombardia (55), Toscana (43), Emilia Romagna (29), Marche (28) e Lazio (27). Le fasce d'età maggiormente colpite sono state quelle adulte: 35-54 (25,1% dei casi) e 25-34 anni (19,1%). I casi pediatrici sono stati 45, in lieve aumento rispetto all'anno precedente quando erano stati 37. La maggioranza dei casi si è verificata in donne (59%). I fattori di rischio più frequentemente segnalati sono stati consumo di molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus (nel 35,5% dei casi), viaggi in zone endemiche (31,9%), rapporti sessuali fra uomini (24,6%) e consumo di frutti di bosco (17,4%). Per l'epatite B sono stati segnalati 153 nuovi casi, in lieve aumento rispetto al 2022 quando erano stati 109. Le Regioni che hanno segnalato la maggior parte dei casi sono Emilia Romagna (33), Lombardia (31) e Toscana (21). Più colpite le persone di età compresa fra i 35 e i 54 anni (il 46,4% dei casi rientrava in questa fascia d'età) e la fascia 55-64 anni (24,8%). L'età mediana è di 53 anni (range 17-89). Come negli anni passati, si osserva una maggior percentuale di casi nei maschi (78,4%). I fattori di rischio più frequentemente indicati sono l'esposizione a trattamenti di bellezza quali manicure, piercing e tatuaggi (38% dei casi), le cure odontoiatriche (28,7%) e comportamenti sessuali a rischio (25,2%); l'esposizione nosocomiale (ospedalizzazione, intervento chirurgico, emodialisi o trasfusione di sangue) è riportata dal 19,9% dei casi. Sono stati 51 i nuovi casi di epatite C acuta nel 2023 - riporta ancora l'Iss - 4 in meno di quelli registrati nel 2022. Le Regioni con il maggior numero di casi sono state Lombardia (33,3%), Lazio (25,5%) e Veneto (9,8%). Più colpiti gli uomini (72,5% dei casi) e la fascia d'età 35-54 (52,4%), in linea con le osservazioni degli anni precedenti. Il fattore di rischio di maggiore importanza è stato il ricorso a trattamenti estetici (manicure/pedicure, piercing e tatuaggi), riportato dal 40,4% dei casi, che ha superato per la prima volta negli ultimi anni l'esposizione nosocomiale (29,4%), negli anni scorsi principale fattore di rischio. L'uso di droghe è stato registrato nel 27,1% del campione, il ricorso a trattamenti odontoiatrici nel 23,9%. L'esposizione sessuale (partner sessuali multipli o mancato uso del profilattico in corso di rapporti occasionali) si osserva in 16 persone fra quelle con età superiore ai 15 anni. Per l'epatite E sono stati notificati 58 casi, registrati principalmente in Lazio (20,7%), Lombardia (17,2%), Emilia Romagna (15,5%), Umbria (10,3 %) e Abruzzo (10,3%). Dato che il numero di casi supera lievemente quello di casi con epatite acuta C, la E risulta essere stata nel 2023 la terza causa più frequente in Italia di epatite virale. In linea con quanto osservato negli anni precedenti, l'infezione ha riguardato per lo più soggetti maschi (70,7%) e nel 96,5% dei casi con età maggiore di 34 anni; 20 casi si sono verificati in soggetti anziani ( età maggiore di 64 anni). Quattro dei casi registrati avevano fatto un viaggio in area endemica e in particolare in Costa d'Avorio, India, Malawi e Sudafrica, mentre 54 (93,1%) sono casi autoctoni. Per quanto riguarda i fattori di rischio, più della metà dei casi (53,1%) ha riferito di aver consumato carne di maiale cruda o poco cotta. Il 10,2% ha invece riferito il consumo di carne di cinghiale cruda o poco cotta. Fare più test per l'epatite D per curarla meglio. E' l'indicazione dell'Istituto superiore della sanità, che a questa infezione dedica un focus nel bollettino del sistema di sorveglianza Seieva (Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute). Il virus dell'Epatite Delta (Hdv) - si ricorda - è un virus satellite che può coinfettare o sovrainfettare persone colpite anche da epatite B. In Italia, la prevalenza di nei pazienti HBsAg positivi (ovvero con infezione da epatite B) è stimata tra il 4,5% e il 13,0%, e la sovrainfezione con Hdv causa una più rapida progressione nella cirrosi, un aumento significativo del rischio di sviluppo di epatocarcinoma, scompenso epatico, necessità di trapianto e aumento della mortalità. Analizzando i dati provenienti dalla sorveglianza Seieva, l'esecuzione del test per la rilevazione dell'Hdv tra i casi di epatite acuta nonA-nonE o sconosciuta è definito "certamente insufficiente": la percentuale di casi testati rimane al di sotto del 50% durante tutto il periodo di osservazione (1991-2023). In generale, l'andamento della percentuale di testati è altalenante, con valori tra il 40% e il 50% negli anni '90, che negli anni successivi scendono fino a sotto il 30% (indice di una minore attenzione verso la problematica) e solo negli ultimi anni risalgono. La proporzione di soggetti testati per IgM anti-Hdv è passata dal 35,4% nel 2019 al 48,8% nel 2023. Complessivamente, come ci si attendeva, nel periodo compreso fra il 1991 e il 2023 le persone HBsAg positive, tra i casi di epatite acuta nonA-nonE, sono state testate con maggiore frequenza rispetto a quelle negative (42,9% contro 34,5%).

Ia, Real estate management forum: "Ibrida e umana nuove frontiere immobiliare 3° millennio"

(Adnkronos) - Quanto può impattare l’Intelligenza Artificiale nella vita dei condomini? Questo l'argomento al centro del convegno 'Formazione e consulenza immobiliare nell’era dell’Intelligenza Artificiale'. L’appuntamento, su iniziativa del Senatore Filippo Sensi e moderato da Adriana Apicella, ha firmato la V edizione del Remf - Real estate management forum- il format, ideato da Francesco Di Castri amministratore delegato di Sinteg Servizi immobiliari integrati, che, nel corso degli anni, ha focalizzato la sua attenzione sui punti essenziali del percorso evolutivo dell’amministratore immobiliare con una prospettiva da sempre orientata verso il futuro.  “L’Intelligenza artificiale - ha affermato Di Castri - è già parte, seppur in dosi più o meno diverse, della nostra quotidianità. Si parla molto della trasformazione, se non della sparizione, di numerose attività professionali nell’arco di pochi anni. Come sopravvivere? E come evitare di aumentare la percentuale dei disoccupati? Puntando il tutto su un fattore che l’intelligenza artificiale, per quanto evoluta, non avrà mai: la sensibilità umana. Dato, questo, confermato anche dal nuovo sondaggio, avviato da Sinteg nel mese di marzo con diffusione dei risultati il 24 maggio prossimo, su un campione rappresentativo della popolazione italiana, in particolar modo del mondo condominiale che, non dimentichiamolo, è costituito da oltre 30 milioni di condomini".  "A vincere - ha spiegato - è il livello di empatia che le persone ancora oggi chiedono. Va bene la tecnologia, va bene la precisione del dato, va bene l’individuazione rapida (con relativa risoluzione) del problema. Ma le persone, e quindi i condomini, cercano e cercheranno sempre il valore umano espresso attraverso il contatto interpersonale. Indubbiamente lo scenario racconta altro, ovvero che la tecnologia si evolverà sempre più e quindi il confine tra uomo e umanoide sarà sempre più labile. Ma è questa la vera sfida ed è qui che bisogna alzare l’asticella. Sarà la massima attenzione alla cura dei dati e delle persone a fare la differenza. Per cui se da una parte ci saranno gli umanoidi (o comunque la tecnologia) ad occuparsi di svolgere alla perfezione servizi automatizzati e automatizzabili, dall’altra l’essere umano, e nello specifico l’amministratore immobiliare, potrà occuparsi del rapporto empatico con il suo cliente, ovvero il condomino".  E inoltre se è pur vero che, a causa dell’Intelligenza artificiale, facendo riferimento ad un campione di 100 professioni, l’1% è destinato a sparire, è anche vero che sempre considerando lo stesso campione, sono l’1,6% le professioni destinate a nascere. Concetto evidenziato dal presidente di Confassociazioni Angelo Deiana: "Ciò che muore nella professione sono i processi di routine mentre le soft skill non solo restano ma sono gli strumenti ideali per primeggiare contro l’intelligenza artificiale. Immaginiamo un mondo dove l’hardware è rappresentato dall’AI e il software dagli amministratori che, avendo più tempo a disposizione, possono risolvere questioni altamente complesse”. Una realtà, questa, indicata anche durante gli interventi accademici, firmati Università di Firenze, Vincenzo Vespri che nel delineare lo scenario futuro, ha affermato che “non esiste competizione, sul profilo linguistico cerebrale, tra AI e uomo fin quando il nostro emisfero destro, quello della creatività, è salvo”. E del ricercatore Giacomo Russo che con il suo progetto di ricerca in ambito condominiale ha dimostrato quanto sia “importante optare per un’intelligenza ibrida, costituita cioè dal giusto compromesso tra creatività umana e razionalità tecnologica”.  “Resta di fondamentale importanza tutelare la privacy” come ha evidenziato l’avvocato Carlo Pikler nel suo intervento focalizzato sulla recente approvazione dell’AI act da parte del Parlamento europeo (cui seguiranno altri step per la sua entrata in vigore) e sui rischi che dobbiamo saper gestire. E quindi, come ha sottolineato l’esperto di cybersecurity, Manuel De Stefano avere una conoscenza adeguata così da non cadere nelle insidie della tecnologia in rete, ma mantenere vigile 'la connessione umana'. Di intelligenza ibrida e di creatività ha parlato anche Marcello Incerti che con una simulazione in sala ha dimostrato come, con i giusti comandi, il bot Olivia svolge, in maniera efficace ed efficiente, tutta una serie di operazioni che se gestite dall’uomo hanno bisogno di un monte ore molto più elevato. O come ha evidenziato Giuseppe Solito, "l’uso dell’AI permette di evidenziare falle e gap nel processo lavorativo, o, come in questo caso, nell’immobile". "La sfida più grande? Quella di stare bene - come ha dichiarato Paolo Traverso - perché se è vero che l’AI permette di liberare tempo è anche vero che quello stesso tempo deve essere ben utilizzato. E così all’intelligenza ibrida si affianca l’intelligenza emozionale e l’intelligenza relazionale così da creare valore per sé stessi e per gli altri".

Contrastare il cambiamento climatico è una priorità per gli elettori europei

(Adnkronos) - Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto un impatto positivo in difesa dell’ambiente. È quanto emerge dal primo sondaggio paneuropeo di questo genere svolto da Euronews e Ipsos su un campione di quasi 26 mila persone di 18 diversi Paesi. Dunque, se da un lato i cittadini sentono forte la necessità di dover fare qualcosa di concreto per limitare i danni degli eventi climatici sempre più disastrosi, dall’altro emergono non poche perplessità circa l’operato dell’UE in difesa dell’ambiente e delle persone. Contrastare il cambiamento climatico non è però sentito come una priorità allo stesso modo dai cittadini dei diversi Stati membri dell’UE. Sono soprattutto danesi (69% degli interpellati) portoghesi (67%) e svedesi (62%) a considerarlo come un tema centrale di cui dovrebbe occuparsi maggiormente il Governo centrale europeo. Al contrario, polacchi, cechi e finlandesi ritengono la questione non prioritaria: nel complesso solo il 34% del totale degli elettori di questi tre Paesi pensano sia un tema fondamentale. In particolare, in Polonia il 35% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico sia una questione secondaria. A livello di genere e fascia d’età, le donne europee sono più propense a pensare che le questioni inerenti al cambiamento climatico siano prioritarie, il 55% contro il 45% degli uomini. Il sondaggio sottolinea che, invece, l’età non rappresenta un elemento fondamentale nelle scelte dei cittadini europei, infatti, circa la metà di tutte le fasce ritiene la questione del clima prioritaria, circa un terzo la considera “solo” importante. Se da un lato le nuove direttive europee introdotte negli ultimi anni hanno portato notevoli cambiamenti anche mediante l’applicazione di misure drastiche per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, dall’altro la percezione dei cittadini sull’impatto di tali norme non è molto positiva. Solo il 32% degli elettori europei ritiene che l’UE abbia avuto effetti favorevoli sulla protezione dell’ambiente. Tra i cittadini che hanno un parere positivo circa l’operato del Governo europeo su tali temi vi sono al primo posto i rumeni (48%), seguiti dai portoghesi (47%) e dai finlandesi (45%). All’opposto, tra i più critici ci sono i francesi: il 39% di loro ritiene che Bruxelles abbia addirittura avuto un impatto negativo sul contrasto al cambiamento climatico. Molto critici anche gli olandesi, solo uno su quattro ha una visione positiva dell’azione ambientale dell’Unione. Proprio in Francia e Paesi Bassi, infatti, si sono di recente tenute grandi manifestazioni di protesta, specie degli agricoltori, contro il Green Deal che sarebbe la causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti comunitari a discapito di quelli extra UE.