COMUNICAZIONE ITALIANA
L'Ecosistema della Conoscenza e delle Relazioni

Comunicazione Italiana: L'eccellenza nel Knowledge Networking.

Siamo la principale Knowledge Networking company in Italia, attiva da oltre 20 anni. Il nostro network rappresenta l'eccellenza nella condivisione di conoscenze e nell'agevolazione delle interazioni tra professionisti e aziende. Comunicazione Italiana fornisce un ambiente di apprendimento collaborativo, in cui C-Level Manager provenienti da diversi settori si incontrano per scambiare esperienze e informazioni, ampliando le proprie competenze e creando opportunità di crescita personale e professionale. La nostra struttura organizzativa si compone di due entità distinte: una Società specializzata nel Knowledge Networking for Business e un'Associazione focalizzata sul Knowledge Networking for Advocacy. Queste due anime si incontrano nello Studio "phygital" Community House, il luogo dedicato agli Associati. È qui che le menti più brillanti si riuniscono in Eventi per collaborare, creare sinergie e sviluppare relazioni strategiche. Attraverso la nostra vasta gamma di attività, appuntamenti ed esperienze, vogliamo influenzare le "decisioni" e le "opinioni" dei nostri pubblici e stakeholders, promuovendo la sostenibilità economica, sociale ed ambientale del Paese. Unisciti a noi per ampliare le tue opportunità, ispirare il cambiamento e raggiungere nuovi traguardi nel tuo business e nel mondo delle relazioni.

Scopri di più

In evidenza

FORUM SAILING CUP 2023

Golfo di Napoli, 15.09.2023 — 17.09.2023
SAP Concur Executive Exchange

L'ultimo evento

SAP Concur Executive Exchange
Brusaporto (BG), 16.04.2024

Approfondisci

I prossimi eventi

Network

Giorgia Abeltino

Director Public Policy South Europe and Director External Relations Arts & Culture presso Google Italia

News AdnKronos

Buona parte dei tempi relativi alle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie "sono drogati, non sono reali". Lo spiega all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), su uno dei problemi della sanità più sentiti dai cittadini, al centro di un decreto ad hoc in dirittura d'arrivo. "Mo...

Leggi

Al via domani a Lecco nella sede della Camera di commercio, in via Tonale 28-30, Family business forum, il primo e più importante evento pubblico dedicato alle aziende familiari la principale forma di impresa non solo in Italia, ma anche nella gran parte del mondo. Nato da un’idea di Maria Silvia Sacchi, già giornalista del Corriere della Sera, l’e...

Leggi

"La pubblica amministrazione è un elemento trainante della transizione energetica". Così Vittorio Chiesa, Chairman Polimi Graduate School of Management, in occasione dell’evento “La Transizione Efficiente: nuove soluzioni per l’energia del futuro”, che si è tenuto oggi a Roma.  "La riqualifica energetica – ha continuato Chiesa – della pubblica ammi...

Leggi

Liste d'attesa con tempi biblici, da colonscopia a mammografia ecco quanto bisogna aspettare

(Adnkronos) - Buona parte dei tempi relativi alle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie "sono drogati, non sono reali". Lo spiega all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), su uno dei problemi della sanità più sentiti dai cittadini, al centro di un decreto ad hoc in dirittura d'arrivo. "Molte agende sono chiuse. E ci sono tante persone che oramai non si rivolgono più al Servizio sanitario nazionale, ma vanno direttamente nel privato. Il tema è molto complesso, ha molti fattori di cui tener conto e i dati che abbiamo spesso non rispecchiano la realtà. Per esempio: se si vuole prenotare una colonscopia e i tempi prospettati sono lunghissimi, spesso si ricorre direttamente al privato e questo non viene intercettato dal monitoraggio".  In questo momento, continua Anelli, "lo sforzo che bisogna fare è dare credibilità al sistema pubblico". Per questo il provvedimento in arrivo "deve poter rispondere all'esigenza di far tornare le prestazioni dal privato al pubblico perché il sistema sia più equo". "Rafforzare il sistema pubblico significa ovviamente ridurre le disuguaglianze che sono il vero problema, con una sanità per ricchi, per chi paga, e una sanità invece per chi non può". Alcuni aspetti sono particolarmente importanti e avranno risposta nel prossimo decreto. "Il primo è che finalmente potremmo avere un monitoraggio vero, che valuterà il prescritto, cioè quello che chiedono i medici, e l'erogato, quello che viene concretamente erogato oggi dal sistema pubblico, accreditato. E non privato. Già sapere questo - sottolinea il presidente Fnomceo - significa avere la cognizione di quale sia la realtà dell'attesa". A questo punto, infatti, "il governo, grazie alla conoscenza e in maniera centralizzata, potrà finanziare in modo mirato: se ho da fare un milione di Tac, finanzio un milione di Tac, poi potrò decidere delle priorità, potrò decidere che farò prima quelle oncologiche, per esempio".  Il secondo elemento, prosegue il presidente Fnomceo, "è quello di considerare il personale che lavora nel servizio sanitario come disponibile a dare una mano per recuperare prestazioni. Questo è importante perché ridà un po' di entusiasmo, un po' di ossigeno, una maggiore credibilità agli operatori che lavorano nel sistema pubblico". In pratica, si può chiedere di fare "prestazioni fuori dagli orari di lavoro. E come se si dicesse ai medici: crediamo nella vostra professionalità, crediamo nella vostra capacità di dare una mano al sistema perché il sistema pubblico torni a essere il sistema prevalente. Ovviamente questo ha bisogno di risorse, bisogna vedere", conclude Anelli.  Sono tanti gli italiani alla ricerca di un appuntamento per una colonscopia, alle prese con i centralini dei Cup regionali per trovare un posto senza aspettare mesi. A fare il punto per l'Adnkronos Salute è Francesco Neri Bortoluzzi, segretario nazionale Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo). In attesa del decreto contro le liste di attesa, a cui sta lavorando il ministero della Salute per risolvere il tallone d’Achille del nostro Servizio sanitario nazionale, dice Bortoluzzi, "ad oggi confermiamo che siamo ancora indietro in tante Regioni nel rispetto dei tempi delle priorità per le colonscopie. Ad esempio, la priorità B (entro 10 giorni dalla richiesta) è rispettata nel 60% delle Regioni (Veneto, Lombardia E.Romagna e Toscana), ma se andiamo alla media priorità (entro 60 giorni) scendiamo sotto il 50% (Lazio, Piemonte e Marche). Mentre al Sud (Campania, Calabria e Sicilia) stiamo messi peggio e le attese sono significative: si arriva anche a un anno".  Nell'analisi su come affrontare e arginare il fenomeno delle liste d'attesa, l'Aigo mette in risalto alcuni punti. "C'è un recente studio che ha analizzato 100mila colonscopie fatte in Italia: quasi il 30% è inappropriata. Solo se potessimo recuperare questo dato già sarebbe un buon viatico per il Ssn. Perché? Ci sono tanti fattori: la medicina difensiva, si prescrivono esami solo per soddisfare un paziente 'capriccioso', e poi perdurano falsi miti come anticipare troppo la colonscopia, mentre lo screening giusto è l'esame del sangue occulto nelle feci ogni due anni tra i 50 e 69 anni. Questo tipo di approccio - si è verificato - è stato in grado di ridurre in 20 anni del 15% la mortalità per cancro".  "Ci sono regole precise per la prescrizione di una colonscopia - ricorda Bortoluzzi - lo specialista dovrebbe conoscerle e anche il medico di base. La questione dell'appropriatezza delle prescrizioni esiste e credo che il ministero della Salute insisterà su questo fronte ma non esiste appropriatezza senza il meccanismo della priorità che va assegnato dallo specialista". L’inappropriatezza delle prestazioni in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva "supera il 25% dei casi tra gli esami endoscopici di primo livello (come la esofagogastroduodenoscopia e la colonscopia). Una percentuale sicuramente rilevante che diventa critica se si considera che ogni anno in Italia vengono effettuati non meno 2milioni e 500mila di questi esami", ricorda. C'è un problema secondo l'Aigo, "non esistono valori benchmark di riferimento per la colonscopia, non sappiamo i bisogni reali della popolazione, quante sono le persone che hanno necessità della priorità e chi no. Se il ministero della Salute riuscisse a mettere insieme tutti questi dati - conclude - si potrebbe valutarli e interpretarli per lavorare sulle strategie migliori per abbattere le liste d'attesa".  "L'emergenza delle liste di attesa continua, fra le segnalazioni che ci sono arrivate negli ultimi mesi ci sono quelle relative alla mammografia per la quale, in alcune aree del Paese, addirittura non è possibile prenotare o si attendono anche 390 giorni per quelle di routine, e venti giorni per quelle che andrebbero erogate nel giro di 72 ore". Lo spiega all'Adnkronos Salute Valeria Fava, responsabile politiche della salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che si appresta ad aggiornare i numeri delle attese, con il consueto report dell'associazione. Sul tema, aggiunge Fava, "attendiamo di conoscere i dettagli del Decreto del ministero della Salute". E' certo, però, continua Fava è che l'argomento "va affrontato dal punto di vista dell'offerta e non solo della domanda: i cittadini devono avere la possibilità di ricevere le prestazioni di cui hanno bisogno nei tempi stabiliti. E' un loro diritto e una garanzia riconosciuta dal nostro Servizio sanitario nazionale. Allo stesso tempo ci sono norme non ancora rispettate, come quella che vieta le liste bloccate, o quella che dà al cittadino la possibilità di ricevere la prestazione in intramoenia o in struttura privata accreditata, laddove il servizio pubblico non rispetta i tempi di attesa stabiliti in base ai codici di priorità. Ecco cominciamo da questo". Secondo i dati dell'ultimo rapporto, quello del 2023, di Cittadinanzattiva servono due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese, due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore, sempre due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni. Sono alcuni esempi di tempi di attesa segnalati dai cittadini che lamentano anche disfunzioni nei servizi di accesso e prenotazione, ad esempio determinati dal mancato rispetto dei codici di priorità, difficoltà a contattare il Cup, impossibilità a prenotare per liste d'attesa bloccate. Per le prime visite specialistiche (che hanno una Classe B-breve, da svolgersi entro 10 giorni) i cittadini che ci hanno contattato - spiega il Tdm - hanno atteso anche 60 giorni per la prima visita cardiologica, endocrinologica, oncologica e pneumologica. Senza codice di priorità, si arrivano ad aspettare 360 giorni per una visita endocrinologica e 300 per una cardiologica. Una visita specialistica ginecologica con priorità U (urgente, da effettuare entro 72 ore) è stata fissata, dopo 60 giorni dalla richiesta. Per una visita di controllo cardiologica, endocrinologica, fisiatrica con priorità B (da fissare entro 10 giorni) i cittadini di giorni ne hanno aspettati 60. Per una visita ortopedica, sempre con classe d'urgenza B ci sono voluti addirittura 90 giorni. Una visita endocrinologica senza classe di priorità è stata fissata dopo 455 giorni, dopo 360 giorni una visita neurologica. Lo scorso anno ci sono stati segnalati 150 giorni per una mammografia, con classe di categoria B breve (da svolgersi entro 10 giorni), e 730 giorni sempre per una mammografia, ma con classe di categoria P (programmabile), 365 giorni per una gastroscopia con biopsia in caso di classe non determinata. Per un intervento per tumore dell'utero che doveva essere effettuato entro 30 giorni (Classe A), la paziente ha atteso 90 giorni, 3 volte tanto rispetto ai tempi previsti. Per un intervento di protesi d'anca, da effettuarsi entro 60 giorni (classe di priorità B), c’è stata un'attesa di 120 giorni, il doppio rispetto al tempo massimo previsto. Sempre nel 2023 quasi totalità delle Regioni non ha recuperato le prestazioni in ritardo a causa della pandemia, e non tutte hanno utilizzato il fondo di 500 milioni stanziati nel 2022 per il recupero delle liste d'attesa. Non è stato utilizzato circa il 33%, per un totale di 165 milioni. I dati raccontano che il Molise ha investito solo l'1,7% di quanto aveva a disposizione, circa 2,5 milioni. Male anche la Sardegna (26%), la Sicilia (28%), la Calabria e la Provincia di Bolzano (29%).  La grave crisi di sostenibilità e sotto-finanziamento del Ssn con interminabili liste d’attesa, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci al Question Time alla Camera, "dipende dal fatto che abbiamo meno medici di quelli che ci servono, perché negli ultimi 10 anni non si è fatta programmazione". "Parliamo di lunghe liste d’attesa senza che nessuno abbia mai mappato realmente la situazione e compreso come intervenire. Servono più fondi perché in troppi casi, nel passato, si sono sprecati soldi per inefficienze e incapacità manageriali. Abbiamo enormi disuguaglianze perché in troppe Regioni la sanità è stata maltrattata anche da chi non si oppone al metodo indegno del bloccare le liste per le prestazioni".  Il ministero della Salute "è da tempo impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l’uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei Lea che, negli anni passati, non è stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico - ha aggiunto - viene conseguito rinforzando da un punto di vista della dotazione finanziaria il nostro sistema, ma anche adeguando il modello di governo del rapporto tra Stato-Regioni. Sotto il profilo operativo si sta adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale (Pns) che testimonia la volontà di passare da una governance 'pattizia' (lo strumento è stato il Patto per la Salute) a una reale 'governance condivisa' in cui Stato e Regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini".  Il Psn "segna un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale e il cambiamento è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più granulari integrabili grazie all’investimento tecnologico dell’Ecosistema dei dati sanitari nazionale che permetterà di comprendere il fabbisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali potendo così garantire il rispetto dei Lea. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i Lea, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei Lea", ha puntualizzato il ministro della Salute. "Ricordo a questo proposito che il concreto rischio di creare disuguaglianze tra 21 sistemi sanitari regionali diversi risale alla decisione – presa peraltro a ristretta maggioranza – di modificare nell’ormai lontano ottobre del 2001 l’assetto costituzionale delle competenze legislative in materia sanitaria. In questo senso, i 'Lea' costituiscono l’unica vera garanzia che in materia vengano determinati a livello statale e devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. In quest’ambito il ministero della Salute è fortemente attivo, implementa e aggiorna il contenuto delle prestazioni comprese nei Lea", ha precisato.  "Gli indicatori scelti per il monitoraggio e la valutazione a livello nazionale dei Lea anche attraverso i Pdta prescindono dai modelli organizzativi regionali, misurando gli effetti attesi in termini di tipologia di prestazioni, tempistiche ed esiti clinici. In questo modo, è possibile confrontare i valori degli indicatori ottenuti attraverso i modelli organizzativi regionali diversi, fornendo un importante strumento di informazione per individuare le scelte organizzative migliori. Le misure di potenziamento sono tutt’altro che 'interventi parziali e privi di visione di insieme' ma sono dedicate ad accompagnare la fondamentale riforma dell’assistenza territoriale con un modello sistemico, per garantire una sempre maggiore assistenza di prossimità e per trasformare in senso digitale l’Ssn". "Le differenza tra Nord e Sud sono ben note e riguardano la sanità come altri ambiti della vita economica e sociale della Nazione. Ma tra gli obiettivi primari del mio ministero resta fermo l'impegno ad agire con decisione per ridurre le differenze e rafforzando la capacità degli enti a supporto, Agenas, Aifa e Iss, di indirizzo, programmazione e monitoraggio del Ssn, specie nell'ambito del nuovo sistema di garanzia dei Lea. Riformare un sistema sanitario nazionale, prosciugato dalle risorse e svaligiato dai 'gettonisti', necessita di tempo. Fin da subito ci stiamo impegnando al meglio, supportati dalle regioni che realmente sono interessate a garantire a tutti il diritto alla salute".

Family business forum, incontro su passaggio generazionale e fondazioni di famiglia

(Adnkronos) - Al via domani a Lecco nella sede della Camera di commercio, in via Tonale 28-30, Family business forum, il primo e più importante evento pubblico dedicato alle aziende familiari la principale forma di impresa non solo in Italia, ma anche nella gran parte del mondo. Nato da un’idea di Maria Silvia Sacchi, già giornalista del Corriere della Sera, l’evento si svolgerà a Lecco giovedì 9 e venerdì 10 maggio (con orario 9-19 il primo giorno, 9-14 il secondo, come da programma allegato) presso la sede Camera di Commercio, con un programma ricco di interventi, dialoghi, workshop e interviste in cui grandi nomi dell’imprenditoria, della ricerca, dell’economia e delle istituzioni si confronteranno per riflettere sulle dinamiche che coinvolgono e impattano sulle imprese di famiglia. Tra gli imprenditori presenti ci saranno Marco Campanari, Giuseppe Caprotti, Marco Taccani Gilardoni, Claudio Marenzi, Alberto Dalmasso, Bianca e Luigi Passera, Enrico Falck, Riccardo Stefanelli, Andrea Sasso, Amelia Pegorin, Paolo Mainetti, Cristina Bombassei e Valentina Cogliati. Presenti anche Claudia Parzani (Borsa Italiana), Francesco Billari (Università Bocconi), Anna Gervasoni (Aifi) e il primo violino de La Scala Laura Marzadori. Confronto con famiglie tedesche e spagnole, confronto sulle relazioni dell’Italia con Regno Unito e Stati Uniti. Intervista con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla situazione internazionale. L’area di Lecco e Sondrio è stata scelta come sede del Family Business Forum proprio perché qui, secondo uno studio condotto dall’Osservatorio AUB, si trova quasi l’81% le aziende familiari con oltre 20 milioni di fatturato (in rapporto alla media nazionale del 65%), e sempre in quest’area le aziende familiari hanno registrato +18,7% nel 2022, un dato positivo al di sopra della media nazionale nello stesso periodo (+14,3%). Anche di questo si parlerà al Forum dove si tratterà anche di Fondazioni e di donne, a cui è sempre più affidato il compito di tenere alto il nome della famiglia e di fare da tramite tra l’impresa e la comunità che la circonda. "Il forum - afferma Maria Silvia Sacchi, direttrice di Family business forum - ci consente di dare uno sguardo sulle aziende familiari italiane e lo facciamo con un approccio diverso: con un’attenzione particolare alla famiglia proprietaria, perché in assenza di sane relazioni familiari nessuna struttura tecnica protegge fino in fondo la famiglia e l’impresa, e con la volontà di parlare a tutte le imprenditrici e gli imprenditori in maniera più diretta possibile. Per questo a Family business forum l’accesso è libero e condividiamo sempre al massimo i contenuti".

Energia, Chiesa (Polimi): "Pa traino della transizione energetica"

(Adnkronos) - "La pubblica amministrazione è un elemento trainante della transizione energetica". Così Vittorio Chiesa, Chairman Polimi Graduate School of Management, in occasione dell’evento “La Transizione Efficiente: nuove soluzioni per l’energia del futuro”, che si è tenuto oggi a Roma.  "La riqualifica energetica – ha continuato Chiesa – della pubblica amministrazione è un passo fondamentale per rientrare negli standard richiesti, che attualmente non sono sufficienti. In merito alle energie rinnovabili – ha aggiunto Chiesa – queste nel 2021 hanno contribuito al 40% sull’insieme della produzione di energia elettrica nazionale". Per raggiungere gli obiettivi del Pniec, ha precisato Chiesa, "entro il 2030 il peso dell’energia elettrica da fonti rinnovabili sul comparto energetico dovrebbe raddoppiare per raggiungere il target al 2030, installando 3,5 volte l’attuale capacità di fotovoltaico e 2,5 volte quella di eolico".  "Il teleriscaldamento – ha osservato l’esperto – ha il potenziale effettivo di produrre 38 TWh, utile ad efficientare quasi il 10% della domanda termica residenziale, con investimenti annui fra 7 e 10 miliardi di euro”. Questo permetterebbe, quindi, di passare dal 2% all’8% di produzione, recuperando il calore proveniente da acque reflue e temoriscaldatori". "Oggi – ha evidenziato Chiesa – l’attuale diffusione della tecnologia arriva a 9,7 TWh all’anno, ma ha un potenziale di sviluppo di 4 volte superiore e entro il 2030 si può raggiungere” “Anche in questo caso – ha sottolineato Chiesa – è necessario vengano stanziati investimenti, vi sia una cooperazione fra norme ed incentivi, stimolando la domanda tramite l’introduzione, ad esempio, di obblighi di allacciamento alla rete per i nuovi edifici".  "Un altro elemento – ha sottolineato Chiesa – per favorire la transizione energetica è il biometano”. “Un tema – ha proseguito Chiesa – delicato è l’approvvigionamento di biometano, in quanto vi è difficolta ad accumulare la materia prima sufficiente”. “È – ha concluso Chiesa – dunque necessario favorire l nascita di consorzi che operino per consentire l’accumulo di biometano”.